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Chi è l’ammiraglio Cavo Dragone, che ipotizza un “attacco preventivo” della Nato contro la Russia

Immagine di copertina
L'ammiraglio italiano Giuseppe Cavo Dragone, presidente del Comitato militare della Nato. Credit: AGF

Secondo il presidente del Comitato militare della Nato, l'Alleanza Atlantica deve valutare un "attacco preventivo" in risposta alla guerra ibrida condotta dalla Russia

L’ammiraglio Cavo Dragione: “La Nato valuti un attacco ibrido preventivo contro la Russia”

Il presidente del Comitato militare della Nato, l’ammiraglio italiano Giuseppe Cavo Dragone, sostiene che l’Alleanza Atlantica dovrebbe considerare l’ipotesi di essere “più aggressiva” e di sferrare un “attacco preventivo” in risposta alla guerra ibrida condotta dalla Russia contro l’Occidente.

Il militare ne ha parlato in un’intervista al Financial Times che ha suscitato molto clamore. Mosca ha replicato definendo le parole dell’ammiraglio “un passo estremamente irresponsabile che favorisce l’escalation”.

L’intervista di Cavo Dragone – pubblicata ieri, lunedì 1 dicembre 2025 – arriva mentre sono in corso delicati negoziati lungo il triangolo Russia, Ucraina, Stati Uniti, con il parziale coinvolgimento dei Paesi europei, per porre fine alla guerra in Ucraina.

Chi è l’ammiraglio Cavo Dragone

Giuseppe Cavo Dragone è nato ad Arquata Scrivia, in provincia di Alessandria, il 28 febbraio 1957. Dopo aver frequentato il corso normale per ufficiali all’Accademia navale di Livorno, è stato inviato negli Stati Uniti, dove tra Texas e Florida ha conseguito il brevetto di pilota di velivoli ad ala fissa (multimotori a elica) e quello di pilota di elicotteri.

In seguito, sempre negli Stati Uniti, otterrà anche il brevetto per pilotare caccia convenzionali imbarcati e Harrier e l’abilitazione all’appontaggio con velivoli jet da portaerei. Ha al suo attivo oltre 2.500 ore di volo tra elicotteri ed aviogetti da combattimento. Ha inoltre due lauree in Scienze della difesa e della sicurezza a Pisa e in Scienze politiche a Trieste.

Nella sua lunga carriera militare è stato impegnato in diverse missioni all’estero, dal Libano al Golfo persico, dai Balcani all’Afghanistan.

Nell’inverno 2001 ha partecipato al primo raid contro i talebani in Afghanistan, condotto dopo un volo no-stop dall’Oceano Indiano. Dal 2002 al 2004 è stato comandante della portaerei Garibaldi. Dal 2005 al 2008 è stato comandante delle forze aeree della Marina e capo del Sesto Reparto Aeromobili dello Stato Maggiore della Marina.

Divenuto nel frattempo ammiraglio di divisione, a partire dal 2012 ha fatto parte del collegio peritale nominato dal Gip del Tribunale di Grosseto in occasione dell’incidente probatorio per il processo sul naufragio della Costa Concordia.

Dal 2008 al 2011 è stato comandante del Raggruppamento Subacquei ed Incursori della Marina. Dal 2011 al 2014 comandante dell’Accademia Navale. Dal 2019 al  2021 ha ricoperto l’incarico di Capo di Stato Maggiore della Marina per poi essere promosso a Capo di Stato Maggiore della Difesa. Resta in carica fino al 2024, quando i vertici delle forze armate dei Paesi Nato lo designano come nuovo presidente del Comitato militare dell’Alleanza Atlantica.

Cosa ha detto l’ammiraglio Nato Cavo Dragone

“Stiamo studiando tutto… Sul fronte informatico, siamo in un certo senso reattivi. Essere più aggressivi o proattivi invece che reattivi è qualcosa a cui stiamo pensando, ha dichiarato Cavo Dragone al Financial Times.

L’ipotesi avanzata è che la Nato possa lanciare un “attacco preventivo” contro la Russia. L’ammiraglio non si riferisce peraltro a offensive militari dirette, ma a forme di aggressione sul piano della cosiddetta guerra ibrida, espressione con cui si intendono metodi metodi di guerra non convenzionali, come attacchi informatici, sabotaggi, attività di disinformazione, sanzioni economiche.

Secondo Cavo Dragone, queste iniziative costituirebbero comunque una forma di “azione difensiva”. “Se continuiamo a essere reattivi, invitiamo la Russia a continuare a provare, a continuare a danneggiarci. Soprattutto quando la guerra ibrida è asimmetrica: costa loro poco e a noi molto”, ha argomentato il militare nell’intervista.

“Questo – ha aggiunto – va oltre il nostro solito modo di pensare e di comportarci”: “Le domande riguardano il quadro giuridico, la giurisdizione”. L’ammiraglio sottolinea come i Paesi membri della Nato abbiano “molti più vincoli rispetto ai nostri avversari, a causa di etica, leggi e giurisdizione”. “Non voglio dire che questa sia una posizione perdente, ma è più complicata di quella del nostro avversario”, ha detto. “Dobbiamo analizzare a fondo come si ottiene la deterrenza: attraverso azioni di ritorsione o attraverso un attacco preventivo?”. “Forse dovremmo agire in modo più aggressivo del nostro avversario”, ha concluso Cavo Dragone.

La replica della Russia: “Irresponsabile, così si favorisce l’escalation”

Al presidente del Comitato militare della Nato ha replicato la portavoce del Ministero degli Esteri russo Maria Zakharova. “Consideriamo la dichiarazione di Giuseppe Cavo Dragone su potenziali attacchi preventivi contro la Russia un passo estremamente irresponsabile, che dimostra la disponibilità dell’Alleanza a proseguire verso l’escalation”, si legge in una nota.

“La consideriamo un tentativo deliberato di indebolire gli sforzi per risolvere la crisi ucraina. Chi rilascia tali dichiarazioni dovrebbe essere consapevole dei rischi e delle potenziali conseguenze, anche per gli stessi membri dell’Alleanza”, osserva Zakharova.

“La leadership del blocco ha l’audacia di accusare la Russia di ‘retorica nucleare bellicosa’, intimidazione e famigerati attacchi ibridi senza alcuna prova del nostro coinvolgimento”, prosegue la portavoce di Mosca. “Sullo sfondo dell’isteria anti-russa fomentata dall’alleanza e del terrorismo circa un ‘attacco inevitabile’ della Russia contro gli stati membri del blocco, tali dichiarazioni non solo gettano benzina sul fuoco, ma aggravano seriamente il confronto già esistente”.

“A Bruxelles – conclude Zakharova – piace ripetere il mantra sulla natura ‘puramente difensiva’ dell’alleanza. Le dichiarazioni rivelatrici di Giuseppe Cavo Dragone sugli ‘attacchi preventivi’ dimostrano che questa narrazione è falsa”.

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