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Bernstein, il reporter che fece dimettere Nixon per l’inchiesta sul Watergate: “La libertà di parola non si applica ai matti, bisogna rimuovere Trump”

Immagine di copertina
Carl Bernstein e Donald Trump

Il partito democratico ha presentato ufficialmente alla Camera l’articolo che richiede l’impeachment contro Donald Trump: la richiesta è quella di mettere il presidente uscente (per la seconda volta) in stato d’accusa per aver “incitato l’insurrezione” che ha portato all’assalto del Congresso mercoledì 6 gennaio. E chi meglio di Carl Bernstein – giornalista premio Pulitzer del Washington Post che insieme a Bob Woodward fece dimettere Nixon per l’inchiesta del Watergate – può commentare questo momento storico?

“Il pericolo più grave – dice intervistato da La Stampa – per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti viene ora dal presidente. Trump è matto, e quindi va rimosso al più presto possibile dalla sua carica, per il bene del popolo americano e del resto della comunità internazionale. Poi, se volete, discuteremo dei social media e la libertà di espressione, ma questo non è né il momento, né il contesto. La questione è assolutamente mal posta. Il problema più urgente che abbiamo ora è salvare il paese da un pazzo, non interrogarci sul grado di libertà di espressione a cui avrebbe diritto”.

Il giornalista è netto nelle sue opinioni: “Donald Trump è matto. È evidente che non è più nel pieno possesso delle sue facoltà mentali. In questo momento il pericolo più grave per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti è il presidente, e in realtà lo è già da molto tempo. La minaccia che pone la sua permanenza alla Casa Bianca deve avere la precedenza su tutto”.

Secondo Bernstein, più che l’impeachment (che sarebbe una procedura troppo lunga), “il vicepresidente Pence, insieme alla leadership repubblicana che finora è stata complice di Trump e completamente irresponsabile, dovrebbero fare una dichiarazione pubblica in sostegno dell’invocazione del Venticinquesimo emendamento, cioè quello che consente la rimozione dei presidenti incapacitati”.

“Bisogna mettere – continua il premio Pulitzer – addosso a Trump una camicia di forza costituzionale. Poi, come accaduto con Nixon, che non lasciò la Casa Bianca al termine della procedura di impeachment. I capi repubblicani andarono dal presidente per dirgli che era finita. Pretesero le dimissioni, e Nixon fu costretto a rassegnarle, perché comprese che non aveva alternative. Ciò deve accadere adesso nel caso di Trump, che va disarmato”.

Poi, l’affondo finale: “La libertà di espressione non è data per scontata. Con questo atto, il capo della Casa Bianca ha dimostrato di essere il principale nemico della repubblica costituzionale che sono gli Stati Uniti, ponendosi in sostanza sullo stesso livello del presidente secessionista Jefferson Davis”.

Leggi anche: ASSALTO AL CONGRESSO 1. Ero dentro il Congresso Usa quella sera, vi racconto cosa ho visto (di Iacopo Luzi) / 2. Dai complotti sul web al tentato golpe: così Trump ha legittimato il neo-terrorismo americano; // 3. Il giorno più buio dell’America (di Giulio Gambino) // 4. Il golpe di Trump (di Luca Telese) /5. La democrazia Usa cancellata per qualche ora, ma il vero sconfitto è Trump (di G. Gramaglia); 6. Gli ultimi dieci giorni di Trump alla Casa Bianca (di Matteo Laruffa) // 7. Ora non dite che sono solo quattro patrioti sballati (di Giulio Cavalli) // 8. E se i manifestanti pro Trump che hanno assaltato il Congresso fossero stati neri?
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