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    Attentati in Sri Lanka, tra le vittime anche una donna residente in Italia

    Il presidente dello Sri Lanka Maithripala Sirisena (secondo da sinistra) nella chiesa di San Sebastiano, colpita dagli attentati di Pasqua (Credits: Sri Lankan president's office / Afp)
    Di Carmelo Leo
    Pubblicato il 23 Apr. 2019 alle 08:37 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 16:12

    Tra le centinaia di vittime (almeno 310) dell’attentato di Pasqua in Sri Lanka c’è anche una donna residente da tempo in Italia. Haysinth Rupasingha, cittadina cingalese di 55 anni, viveva infatti da decenni a Catania, dove lavorava come badante.

    Era tornata in patria per passare le festività pasquali con i familiari. Il marito (anche lui originario dello Sri Lanka) era rimasto invece in Sicilia. Al momento delle otto esplosioni che hanno colpito luoghi di culto e alberghi di lusso, la donna si trovava nella chiesa di San Sebastiano a Katuwapitiya, nella provincia di Negombo.

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    La chiesa infatti è uno degli edifici religiosi attaccati dai 7 kamikaze che si sono fatti esplodere nella domenica di Pasqua e che, secondo il governo dello Sri Lanka, appartengono al gruppo jihadista locale National Thowheed Jamath.

    A dare la notizia della morte di Haysinth Rupasingha è stato l’ufficio Pastorale Migrantes della Diocesi di Catania, che a sua volta lo ha appreso da fonti vicine alla vittima. La donna viveva in Sicilia dagli anni Novanta.

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    La notizia della morte della donna ha sconvolto il marito, che è subito partito per lo Sri Lanka. La coppia avrebbe dovuto riunirsi subito dopo Pasqua, per andare in Australia a incontrare la loro unica figlia.

    La coppia è molto conosciuta nella diocesi di Santa Maria dell’Ogninella, a Catania, un punto di riferimento per la comunità cattolica cingalese nella città siciliana.

    Il 25 aprile, proprio nella chiesa etnea frequentata da Rupasingha, ci sarà una veglia di preghiera in onore della donna e di tutte le vittime degli attentati di Pasqua in Sri Lanka.

    Tra i morti, ci sono oltre trenta stranieri, provenienti da 11 paesi diversi. Tra essi anche tre dei quattro figli del magnate danese proprietario della linea di abbigliamento Asos. Al momento, secondo quanto dichiarato dalla Farnesina, non ci sarebbero invece vittime di origine italiana.

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