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Alluvione Valencia, nessuna vittima nel parcheggio del centro commerciale. La folla contro il re e il premier Sánchez in visita, Felipe: “Bisogna comprendere la rabbia”. Allerta rossa a Barcellona

Immagine di copertina
Credit: AGF

Sono 222 le vittime finora accertate dell’alluvione che ha colpito la provincia di Valencia lo scorso 29 ottobre: il bilancio è salito oggi con il ritrovamento di altri cinque corpi senza vita. Rispetto al numero dei dispersi, invece, il ministro degli Interni spagnolo Fernando Grande Marlaska ha detto che “è meglio non dare numeri”, poiché sono molti i casi in cui i familiari non sono riusciti a contattare i propri cari”: “Polizia e guardia civile – ha spiegato stanno indagando tutte le denunce di scomparsi”.

Potrebbe peraltro ridimensionarsi la portata del disastro paventato nel parcheggio del centro commerciale Bonaire, nel Comune di Aldaia, dove si temevano migliaia di morti. Il portavoce della polizia, Ricardo Gutierrez, ha reso noto che non sono state trovate vittime tra le carcasse delle cinquanta auto ispezionate dai soccorritori con l’ausilio di quattro droni.  “Il parking da 5mila posti non era al completo, era al livello minimo di occupazione”, ha detto a Tve il sindaco di Aldaia, Gullermo Luja. “Si sta facendo un lavoro impressionante per drenare l’acqua. Ma vogliamo ridimensionare le notizie sulla dimensione della tragedia”, ha sottolineato il primo cittadino.

Intanto, una nuova allerta rossa è stata lanciata dalla Protezione civile più a Nord lungo il litorale spagnolo, in Catalogna. Sono almeno 50 i voli deviati su altri scali dall’aeroporto El Prat di Barcellona, che ha subito allagamenti in alcune parti. Disagi si registrano anche sulla rete ferroviaria, con allagamenti lungo la linea dell’alta velocità che collega Barcellona con Madrid che hanno costretto a interrompere il servizio di collegamento rapido fra la città di Gaudì e Tarragona. Sospesi anche i collegamenti sulla rete Rodalies dei collegamenti regionali in Catalogna.

Tornando all’alluvione di Valencia, proseguono le polemiche per il ritardo con cui a Valencia è stato lanciato l’allarme. E a finire nel mirino delle contestazioni sono anche il re Felipe VI e la moglie Letizia e il presidente del Governo Pedro Sánchez, che ieri hanno fatto visita alle popolazioni alluvionate insieme al presidente della comunità valenciana Carlos Mazon.

Ieri, domenica 3 novembre, a Paiporta, cittadina di 23mila abitanti a una quindicina di chilometri da Valencia, la coppia reale, il premier e il governatore sono stati accolti dal lancio di fango e oggetti al grido di “Assassini” e “Fuori, fuori”. L’auto di Sánchez è stata presa di mira con pale e calci, al punto che i vetri posteriori sono rimasti distrutti. La comitiva istituzionale è stata costretta a interrompere la visita.

Il dispositivo di sicurezza ha tentato di proteggere il re Felipe e Letizia, ma i cittadini hanno sfondato il cordone e sono dovuti intervenire agenti della Polizia nazionale a cavallo, oltre ad agenti della Guardia Civil. Mentre la folla inveiva, la regina – in lacrime – si è fermata a parlare con alcuni cittadini alluvionati.

Dopo la contestazione, il re ha modificato la sua agenda ufficiale per presiedere la riunione del centro di comando dell’Unità militare dell’esercito (Ume) a Torrejon de Ardoz, nella provincia di Madrid. Felipe VI ha garantito che “lo Stato in tutta la sua interezza è e sarà presente” nei luoghi devastati dalle alluvioni per far fronte alla catastrofe.

Bisogna “comprendere la rabbia e la frustrazione” dei residenti “per quello che hanno sofferto”, “dare loro speranza e garantire che lo Stato (…) sia presente”, ha aggiunto il sovrano. “L’obiettivo principale è salvare vite umane, recuperare i corpi di coloro che potrebbero essere morti a causa di questa tragedia e impegnarsi per la ricostruzione”.

“Voglio esprimere tutta la nostra solidarietà e il riconoscimento dell’angoscia, della sofferenza e del bisogno di certezza di molti abitanti di Paiporta e del resto di Valencia”, ha dichiarato il premier Sanchez. “Rifiutate qualsiasi tipo di violenza che possa essere perpetrata come quella a cui abbiamo assistito oggi. Non devieremo dal nostro obiettivo nonostante alcune persone violente assolutamente marginali”.

La contestazione al corteo istituzionale è stata in parte rivendicata dall’organizzazione Revuelta, ‘associazione giovanile promossa dal partito di estrema destra Vox. In una chat pubblicata dal giornale online elDiario.es, uno dei militanti dell’organizzazione, Adrian Campos, scrive che è stata Revuelta ad assaltare l’auto di Sánchez. “Con quelli della mia associazione siamo qui, gli abbiamo distrutto l’auto ma lo abbiamo potuto colpire solo con una mazza alle spalle”, si legge nel messaggio di Campos. Interpellato da El Diario, Campos ha riferito di non essere stato personalmente a Paiporta, ma ha confermato di conoscere diversi giovani coinvolti negli scontri, sottolineando di “non far parte dell’associazione, ma di essere un volontario”.

Da parte sua, il governatore della comunità di Valencia, Carlos Mazòn, del Partito popolare, si difende sostenendo che sono i comandi operativi militari che determinano se è necessario l’arrivo di rinforzi o “più distaccamenti di militari” che “non dipendono da nessun ordine politico”. E accusa la Confederazione idrografica di Jucar, che dipende dal ministero di Transizione Ecologica, di aver “disattivato tre volte l’allerta idrologica” martedì scorso. Fonti governative smentiscono però tali affermazioni segnalando che le confederazioni idrografiche non lanciano allerte pubbliche e che l’organismo competente per lanciare gli allarmi idrologici “sono i servizi di emergenza delle Regioni”.

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