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Home » Economia

Crollano le vendite di Tesla in Europa: c’entrano le posizioni politiche di Musk?

Immagine di copertina
Credit: AGF

-59% in Germania, -63% in Francia, -75% in Spagna. Secondo gli analisti chi compra auto elettriche non gradisce la svolta a destra di Elon. L'approfondimento pubblicato sulla rivista di TPI

Patrik Schneider è un giovane grafico di Pforzheim, città di 130mila abitanti nel land del Baden-Württemberg, Germania nel Sud. Cinque anni fa ha fondato Sons of Battery, una comunità online che riunisce appassionati di mobilità elettrica e vende gadget, accessori e magliette per biciclette a batteria. Quando deve spostarsi con l’automobile, guida una Tesla Model Y. 

Schneider è sempre stato un grande fan della pioneristica azienda di auto elettriche fondata da Elon Musk, ma quando lo scorso novembre il miliardario ha invitato gli elettori tedeschi a votare per il partito di estrema destra Alternative für Deutschland, si è sentito tradito dal suo mito.

Navigando su internet, ha scoperto di essere in buona compagnia: negli Stati Uniti qualcuno aveva messo in vendita degli adesivi per possessori di Tesla con scritto «I bought this before Elon went crazy», ovvero «L’ho comprata prima che Elon impazzisse», il più immediato dei modi per prendere le distanze dalla recente discesa in politica del visionario costruttore di auto. Un’auto, la Tesla, che in questi anni ha rappresentato un vero e proprio status symbol: quello di chi crede nel progresso e nell’ecologia. 

Ora che il mondo si è capovolto – con Musk che ha scelto di stare proprio dalla parte dei più strenui nemici delle auto a batteria e dell’economia green – Schneider ha deciso di portare quegli adesivi – lui li chiama «adesivi anti-Elon» – anche in Germania, vendendoli tramite il sito di Sons of Battery e su Amazon. Ebbene, da quando si è lanciato in questa iniziativa purificatoria è stato invaso di ordini da ogni parte dell’Europa. Segno che, in effetti, tra molti clienti di Tesla serpeggia il malumore.

Secondo diversi analisti, è anche per questo che le vendite della casa automobilistica texana nel Vecchio Continente stanno crollando.

Immatricolazioni giù
A gennaio 2025 le immatricolazioni di Tesla in Germania sono diminuite del 59% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. In Francia il calo è stato del 63%, in Spagna del 75%. E anche nei Paesi scandinavi, dove le auto elettriche ormai dominano il mercato, l’azienda di Musk ha registrato brusche frenate: -38% in Norvegia e -44% in Svezia. Più leggero è stato il rallentamento nel Regno Unito (-12%), mentre in Italia le vendite sono rimaste stabili: +0,99%, ma su volumi assai bassi (si è passati dai 404 modelli del gennaio 2024 ai 408 modelli del 2025).

I dati colpiscono ancor di più se si considera che, per converso, in quegli stessi Paesi le immatricolazioni di auto elettriche nel medesimo periodo sono aumentate: +53% in Germania, +29% in Spagna, +35% nel Regno Unito, +125% in Italia, mentre in Francia sono il mercato dei veicoli a batteria è stato stabile.

Le difficoltà di Tesla, tuttavia, non sono iniziate a gennaio. Il 2024 è stato il primo anno nella storia della multinazionale in cui le consegne a livello globale sono calate – sebbene solo dell’1% – rispetto all’anno precedente: con 1.789.226 auto immesse sul mercato, l’obiettivo di superare quota 1,8 milioni, centrato nel 2023, è stato mancato.

Nell’Europa allargata – inclusi Regno Unito, Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Svizzera – la battuta d’arresto è stata più netta: 327mila immatricolazioni, pari un salto all’indietro del 10,8%, mentre il mercato delle auto elettriche registrava una flessione assai più leggera (-1,3%).

Polarizzante
«Le vendite dell’azienda statunitense di auto elettriche stanno calando in tutta Europa, a causa di quella che molti considerano un’ingerenza negli affari locali da parte del Ceo», ha scritto all’inizio di febbraio il New York Times a proposito del presunto “effetto Musk” in questa franata.

Anche secondo il Financial Times «le vendite dei veicoli elettrici Tesla sono crollate drasticamente in molti dei suoi principali mercati europei a causa della reazione dei consumatori agli interventi di Elon Musk nella politica della regione».

L’eclettico imprenditore 53enne – che, dopo essere stato il principale finanziatore della campagna elettorale di Donald Trump, è stato nominato dal neo-presidente degli Stati Uniti a capo del Dipartimento per l’Efficienza governativa – sta allargando il proprio raggio d’azione politica anche a questa parte dell’Oceano Atlantico, dando vita a una sorta di Internazionale della Destra in cui è lui a unire i puntini tra gli ultra-conservatori dei singoli Paesi, dall’italiana Giorgia Meloni alla tedesca Alice Weidel, fino al britannico Nigel Farage.

All’inizio di questo mese Musk ha annunciato la nascita del movimento «Mega», ovvero «Make Europe Great Again», in scia con il «Make America Great Again» che ha portato Trump alla Casa Bianca. 

Ma l’iniziativa che più ha fatto discutere è stata il suo endorsement in favore dei tedeschi dell’AfD  in vista delle elezioni politiche del 21 febbraio. Nel pieno della campagna elettorale, il numero uno della Tesla ha organizzato sul social di sua proprietà, X, un colloquio in diretta con la leader del partito Weidel in cui la politica – nel tentativo di scacciare le accuse di filo-nazismo – è arrivata ad affermare che «Adolf Hitler era un comunista». Un gioco di sponda ad alto tasso di rischio, se si considera che proprio alle porte di Berlino si trova l’unico stabilimento europeo di Tesla.

Peraltro già nel 2024 la casa automobilistica statunitense era scivolata al terzo posto nella classifica delle vendite di auto elettriche in Germania, superata da Volkswagen e Bmw. 

«Il quadro generale è un mercato dei veicoli elettrici in contrazione in tutta Europa. Ma Tesla si sta riducendo più velocemente e in mercati specifici sta superando quel declino», ha rilevato l’analista del settore automotive Dylan Khoo. 

Anche per  Ginny Buckley, amministratore delegato del portale specializzato Electrifying.com, «l’influenza di Musk sul marchio sta diventando sempre più polarizzante, spingendo molti acquirenti a guardare altrove».

Stando a un sondaggio condotto a fine gennaio da Electrifying.com, il 59% dei proprietari britannici di veicoli elettrici e di coloro che intendono acquistare un veicolo del genere ha affermato che il ruolo politico di Musk li avrebbe scoraggiati dall’acquistare una Tesla. 

Analogo sentimento di malcontento è emerso da un sondaggio realizzato in Svezia dal gruppo Novus: la percentuale di svedesi che ha un’opinione positiva su Tesla è scesa in poche settimane dal 19 all’11%, mentre coloro che hanno dichiarato di avere un’opinione negativa sono aumentati dal 47 al 63%.

Ai ripari
Tuttavia sarebbe quantomeno riduttivo attribuire le cause del calo di vendite europee di Tesla solamente alle idee politiche del suo fondatore.

Stephanie Valdez Streaty, direttrice della pianificazione strategica della società di consulenza Cox Automotive, indica come fattori decisivi «la concorrenza di mercato» e «i modelli obsoleti» sfornati dall’azienda di Musk. Mentre le case automobilistiche europee e cinesi stanno lanciando nuovi modelli elettrici più convenienti, sfidando la quota di mercato di Tesla, quest’ultima non è riuscita a lanciare un nuovo modello di successo dopo la Model Y nel 2020. 

Da questo punto di vista, peraltro, l’azienda è già corsa ai ripari. Lo scorso 10 gennaio è stato svelato il restyling della Model Y Juniper, che dovrebbe riaccendere l’interesse dei potenziali acquirenti. Il prezzo resta proibitivo per molti: si parte dai 60mila euro. Ma anche su questo fronte sono previste delle novità: secondo un recente rapporto della Deutsche Bank, infatti, il responsabile delle relazioni con gli investitori di Tesla, Travis Axelrod, avrebbe confermato il lancio di un veicolo a basso costo – sotto i 30mila dollari – entro la prima metà del 2025. 

Quest’anno l’obiettivo dichiarato di Musk è tornare a volare come un tempo, con vendite in aumento del 20% su scala globale.

Certo, rimane tutta da decifrare la decisione dell’imprenditore di sostenere politicamente leader e partiti che vedono le norme a favore dell’auto elettrica come il fumo negli occhi. Così come è singolare il suo appoggio a un presidente, Trump, che è notoriamente un paladino dei dazi contro la Cina, lo stesso Paese in cui ha sede il più grande stabilimento al mondo di Tesla. 

Il personaggio – si sa – è bizzarro e difficilmente decifrabile, ma la strategia sembra davvero contraddittoria. A meno che Elon, da cultore dell’Antica Roma, non abbia pensato di fare suo quell’aforisma di Giulio Cesare: «Se non puoi sconfiggere il tuo nemico, allora fattelo amico».

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