Il sogno lombardo dei Cinque Cerchi
Investimenti che restano sul territorio e la Valtellina mai così protagonista: Milano si prepara a ospitare i Giochi Olimpici. Mentre la Fiamma prosegue il suo cammino, la Regione rafforza un’eredità che va oltre lo sport
Il prossimo 6 febbraio 2026 si darà il via ufficiale ai Giochi Olimpici invernali 2026 che, come ben noto, si terranno a Milano e a Cortina d’Ampezzo. In Lombardia, però, l’aria olimpica si respira già da tempo. Non è solo questione di conto alla rovescia o di tabelloni luminosi: è la consapevolezza di essere protagonisti di una sfida che, fino a pochi anni fa, sembrava impossibile. Se c’è un punto di partenza per raccontare l’avventura di Milano-Cortina 2026, questo va cercato nella determinazione con cui il Presidente lombardo Attilio Fontana ha voluto portare i Cinque Cerchi in una regione che, paradossalmente, non li aveva mai ospitati. Una “mancanza storica” colmata con un atto politico deciso, nato nel 2017 e difeso con la tenacia tipica del pragmatismo lombardo.
«La Lombardia voleva queste Olimpiadi», ripete spesso il Governatore, non per appuntarsi una medaglia al petto, ma per rivendicare una visione: quella di una regione che non si accontenta di essere locomotiva economica, ma vuole essere palcoscenico globale. E oggi, a meno di due mesi dall’accensione del braciere a San Siro, quell’intuizione si sta rivelando un formidabile acceleratore di sviluppo. Perché al di là dell’entusiasmo per le gare, ciò che sta emergendo è un modello lombardo di gestione del grande evento: efficiente, sostenibile e, soprattutto, utile.
Il modello del “fare”
Sin dall’assegnazione dei Giochi, il mantra che risuona da Palazzo Lombardia fino ai cantieri dell’alta Valtellina è uno solo: «Zero cattedrali nel deserto». È qui che si gioca la vera partita, quella che durerà ben oltre lo spegnimento dell’ultima fiaccola. Lontano dalle logiche di spreco che hanno segnato altre edizioni dei Giochi nel mondo, la Lombardia ha scelto una strada diversa, quasi ostinata nella sua concretezza: il 93% degli impianti di gara è già esistente o temporaneo. Non si costruisce per il gusto di stupire, si riqualifica per lasciare valore alla comunità lombarda. I numeri sono imponenti: circa 5,3 miliardi di euro per opere sul territorio. Ciò che conta davvero è che la totalità degli investimenti è destinata a infrastrutture che resteranno a patrimonio dei cittadini. Non stadi vuoti o piste abbandonate ma opere che le comunità chiedevano da decenni.
Prima il “Piano Lombardia” e poi gli investimenti olimpici hanno sbloccato dossier territoriali che parevano eterni. In Valtellina, la rimozione dei passaggi a livello non è un dettaglio tecnico, è una rivoluzione per la qualità della vita di migliaia di pendolari e residenti che attendevano questo intervento da trent’anni. «Grazie alle Olimpiadi, la Valtellina è diventata la priorità», ammette lo stesso Presidente Fontana. E ancora: i 38 nuovi treni acquistati per potenziare la flotta regionale, l’allargamento del ponte a Lecco per fluidificare una viabilità nevralgica, gli interventi sulla superstrada 36. Opere che servono per portare atleti e turisti sulle nevi, certo, ma che dal giorno dopo serviranno a chi in Lombardia ci vive e lavora. È questa la “legacy”, l’eredità materiale di un evento che è stato concepito fin dal primo giorno come un volano per il territorio e non come un fine a sé stesso.
I numeri della crescita
Le stime elaborate da istituti di ricerca Banca quali Ifis e Luiss, e rilanciate dalla Regione, disegnano un quadro di ripresa e slancio che va ben oltre le aspettative della vigilia. L’impatto economico complessivo generato dai Giochi è stimato in oltre 5 miliardi di euro di produzione aggiuntiva, con una ricaduta sul Pil nazionale di circa 2,3 miliardi.
Ma è sul fronte del turismo e dell’occupazione che l’effetto olimpico si farà sentire con maggiore intensità. Durante le settimane di gara, la Lombardia si prepara ad accogliere 2,5 milioni di visitatori, con una spesa turistica immediata stimata in oltre un miliardo di euro. Tuttavia, il dato più interessante è quello “a lungo termine”: l’esposizione mediatica globale – con una platea televisiva di 3 miliardi di persone – è uno spot irripetibile che, secondo le proiezioni, porterà a un aumento strutturale del turismo del 15% negli anni successivi all’evento.
La Lombardia si sta presentando al mondo non solo come terra di business, ma come destinazione turistica di prim’ordine. Dalle piazze di Milano alle vette di Bormio e Livigno, il messaggio è univoco: qui l’efficienza dei servizi incontra la bellezza del paesaggio. E i dati confermano che il brand “Lombardia” ne uscirà rafforzato, posizionandosi stabilmente nelle mappe del turismo internazionale di alta gamma.
“Smart Valley”
In questo racconto fatto di efficienza e cifre, c’è una protagonista che merita un capitolo a parte: la Valtellina. Mai come ora la valle alpina assume un ruolo così centrale nelle strategie regionali. Non più semplice “periferia” montana, ma co-protagonista accanto a Milano. Bormio, con la sua leggendaria pista Stelvio, sarà il palcoscenico dello sci alpino maschile, tra le gare più attese al mondo. Livigno, grazie ai suoi impianti all’avanguardia, accoglierà invece le spettacolari discipline di snowboard e freestyle, le più amate dai giovani e dai social.
La brand “Valtellina Taste of Emotion” è la sintesi di un rilancio che passa per la valorizzazione delle eccellenze enogastronomiche e paesaggistiche. Gli investimenti sui bacini di innevamento degli impianti sportivi e delle infrastrutture stanno trasformando la valle in una vera e propria “Smart Valley”, capace di competere con le più blasonate destinazioni austriache o svizzere. Per i valtellinesi, le Olimpiadi sono un’occasione imperdibile: una vetrina che illumina tradizioni secolari e un’imprenditoria che ha saputo aspettare il suo momento. La connessione con Milano non sarà solo fisica, ma simbolica: la metropoli e la montagna unite in un unico abbraccio olimpico.
Viaggio per l’Italia
E ora, mentre il 2025 si avvicina alla sua conclusione, l’emozione diventa sempre più concreta grazie al “Viaggio della Fiamma”. Il passaggio della torcia, rito collettivo per eccellenza, è pronto ad accendere tappa dopo tappa l’orgoglio di tutto il Paese. Dopo aver attraversato la penisola, la fiamma raggiungerà i luoghi simbolo della Lombardia — dai laghi alle città d’arte — per poi risalire verso le cime innevate, fino ad arrivare il 6 febbraio a San Siro, per la Cerimonia di Apertura, l’evento più atteso e seguito dei Giochi.
Vederla scorrere tra le strade, portata da tedofori che possono essere cittadini qualunque o grandi atleti, renderà tangibile quel senso di appartenenza che Fontana ha più volte richiamato. La torcia approderà a Palazzo Lombardia, salirà in Valtellina, illuminerà Bormio e Livigno, ricordando a tutti che queste sono Olimpiadi “diffuse”, condivise con Veneto e Trentino-Alto Adige — Giochi costruiti insieme ai territori.
In conclusione, quello che la Lombardia si appresta a vivere non è solo un evento sportivo, ma la dimostrazione che si possono fare grandi cose senza sprechi e che si può sognare in grande restando con i piedi per terra. Tra infrastrutture che restano, un’economia che corre e una montagna che rinasce, Milano-Cortina 2026 è già, nei fatti, una medaglia d’oro vinta dalla Lombardia del fare. Un modello di cui andare fieri, che si presenta gli occhi del mondo.
Come recita il claim ufficiale dell’istituzione: Lombardia, Qui Puoi.