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Home » Economia

Intesa Sanpaolo, Carlo Messina: “Serve un gioco di squadra per la crescita del Paese”

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“Occorre accendere i motori dello sviluppo del Paese, di cui Intesa Sanpaolo si ritiene un pilastro, un’ancora imprescindibile” ha affermato Carlo Messina, CEO di Intesa Sanpaolo, in un’intervista a Il Sole 24 Ore. Nell’intervista Messina ha affrontato i principali temi economici e finanziari del Paese, dal rapporto con il Governo al ruolo sociale delle banche, sottolineando la necessità di un “gioco di squadra” con le Istituzioni, a beneficio dei conti pubblici, per la cui tenuta “banche e assicurazioni hanno avuto, hanno e avranno un ruolo fondamentale”. Messina ha inoltre ricordato come l’uscita dell’Italia dalla proceduta d’infrazione europea rappresenti “una priorità strategica per il Paese”, perché “consentirà al Governo di avere disponibilità adeguate per incidere sull’eccesso di diseguaglianze esistente oggi in Italia”.

Banche decisive nel sostenere il debito pubblico italiano

Le banche in Italia rappresentano un “pilastro del Paese”: “Banche e assicurazioni hanno avuto, hanno e avranno un ruolo fondamentale per la tenuta dei conti pubblici. Sarebbe bene non dimenticarlo”, le parole del CEO di Intesa Sanpaolo. Hanno “sostenuto il debito pubblico in momenti difficili, quando era fuori controllo”, hanno “fatto la loro parte quando i collocamenti di titoli pubblici andavano deserti”, nonché “sottoscritto emissioni a tassi molto bassi, con conseguenti minusvalenze”.

Nel possesso di BoT e BTP, attualmente Intesa Sanpaolo è seconda “solo alla Bce che, peraltro, sta riducendo la sua posizione”. In un’ottica di sostegno ai conti pubblici, proprio per non indebolire l’asse portante della crescita del Paese, potrebbero non essere solo le banche a pagare. Sarebbe opportuno un “gioco di squadra”, pensando a “una platea più ampia”: in Italia 22 aziende fanno oltre €1 miliardo di utile netto all’anno – di cui solo nove sono banche e assicurazioni – e “metà delle altre sono a partecipazione pubblica”.

Uscita dalla procedura d’infrazione UE: una priorità per l’Italia

L’uscita dell’Italia dalla procedura d’infrazione europea, per Carlo Messina, CEO di Intesa Sanpaolo, “è una priorità strategica per il Paese”, per la quale “i tempi sono maturi, grazie anche all’ottimo lavoro sul debito pubblico fatto dal Presidente del Consiglio Giorgia Meloni”. La discesa del deficit sotto la soglia del 3% sul prodotto interno lordo, “consentirà al Governo di avere disponibilità adeguate per incidere sull’eccesso di diseguaglianze esistente oggi in Italia”. Per un reale sviluppo economico, però, “Il nostro Paese deve crescere di più. Solo con un aumento del prodotto interno lordo dell’1,5%, record per l’Italia, nei prossimi 20 anni, arriveremmo a un rapporto tra debito e pil intorno al 100%”.

Intesa Sanpaolo, una banca per la crescita e la coesione sociale

Intesa Sanpaolo, creando valore per gli azionisti e per la comunità, rappresenta “un grande promotore della coesione sociale” e ritiene “giusto che una parte degli utili servano per contrastare le diseguaglianze”. Nel periodo 2023-2027 Intesa Sanpaolo trasferirà agli azionisti €1,5 miliardi: il 20% del capitale della banca è controllato da fondazioni, “che a loro volta distribuiscono sostegni al territorio”; poco meno del 20% fa capo a famiglie italiane, e in buona parte pensionati “perché la redditività delle azioni integra la previdenza”. Nei primi nove mesi del 2025, Intesa Sanpaolo ha “aumentato del 40% le erogazioni di finanziamenti alle imprese” e, a fronte di un ulteriore impegno collettivo, è pronta “a fare di più”. In Intesa Sanpaolo “continuiamo ad essere convinti che sostenibilità e inclusione rappresentino valori assoluti”: in quest’ottica il prossimo Piano d’Impresa punterà ad investire nella trasformazione tecnologica con l’obiettivo di “rafforzare i servizi digitali ai clienti e risparmiare sui costi” ma secondo un modello di banca “costruito partendo dalle persone e basato sulla massima tutela dell’occupazione e sulla creazione di nuovi mestieri”.

Pnrr, salari e debito: strategie per lo sviluppo

La crescita può essere sostenuta con il Pnrr, che “serve ancora ma non basta”, e “fondamentale è il rapporto con la Germania, da cui dipende un terzo dell’industria manifatturiera italiana”. Occorre “approvare incentivi pubblici per sostenere gli investimenti delle imprese, esattamente come avviene in tutto il mondo”: vanno previsti nella manovra finanziaria in arrivo, “insieme a interventi radicali per la sburocratizzazione e per la riduzione del costo dell’energia”. E’ fondamentale che le “risorse arrivino a chi ne può fare un motore di sviluppo, cioè alle imprese” ed è urgente “l’aumento dei salari per i lavoratori e, in particolare, per i giovani”: “occorre pagare di più chi lo merita, valorizzare il capitale umano” contrastando l’uscita dal Paese e il calo delle nascite, anche promuovendo una immigrazione intelligente. Va ribadita “l’assoluta necessità” di un intervento per ridurre il debito pubblico per esempio “grazie alla dismissione di immobili dello Stato e degli enti locali”: “in un arco pluriennale sarebbe possibile una valorizzazione fino a €200 miliardi”.

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