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Home » Cultura

Roma finalmente si apre alle mostre sulla Moda

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Dolce & Gabbana e Valentino aprono il nuovo corso voluto dall’assessore al Turismo, alla Moda e ai Grandi Eventi Alessandro Onorato e dalla giunta Gualtieri

Far tornare a Roma i grandi marchi della moda che da almeno un decennio erano assenti e alcuni addirittura non avevano mai sfilato nella capitale, scelta questa  dovuta alla burocrazia e alla mancanza di professionalità delle nostre precedenti amministrazioni, è la nuova sfida della giunta Gualtieri che con il motto Vivi Roma Sempre” sta scardinando tutti gli ostacoli che hanno bloccato non solo la moda ma anche i grandi eventi , i concerti, e la cultura rimasti, per lungo tempo, di esclusiva pertinenza della città di Milano.

Credit: Fabio Milani

Del resto, Domenico Dolce, intervistato durante i tre giorni dell’interessante iniziativa organizzata dal comune di Roma dal nome “Forma, aperta a tutte le Accademie del settore e che si è tenuta a marzo alla Nuvola di Fuksas all’Eur, ha ribadito le motivazioni per le quali il suo marchio non è mai stato presente nella capitale con le sfilate di alta moda e testimoniando anche il suo punto di vista sulla moda, sull’artigianato, sul made in Italy  e sull’arte, tutte cose queste che vanno fatte con passione e con totale dedizione.

Credit: Fabio Milani
Dal Cuore alle Mani: Dolce & Gabbana. Palazzo delle Esposizioni– Roma. Dal 14 maggio al 13 agosto 2025

Una mostra questa piena di sorprese e di meraviglie che lascia veramente a bocca aperta. Un percorso di 14 stanze dove in ognuna si ritrova la storia del marchio Dolce & Gabbana che nasce nel 1985 e che grazie alla globalizzazione degli anni novanta e alla bravura dei due stilisti Domenico Dolce e Stefano Gabbana è diventato un brand di prestigio a livello internazionale molto venerato dai giovani. Una mostra barocca che ci fa conoscere fin nei particolari lo straordinario lavoro dei due stilisti e che va dalle origini fino ai nostri giorni con una esposizione di oltre duecento creazioni sartoriali uniche. Curata da Florence Muller con le scenografie di Agence Galuchat inizierete il percorso con la piramide del “Fatti a Mano” una moltitudine di vestiti colorati, di gioielli, di accessori abbinati ad opere d’arte, dedicata a Roma. Primeggia un bellissimo vestito con un disegno del Colosseo. All’interno di questa piramide ci sono molti video che riguardano il mondo di questi due stilisti e che mostrano i momenti che vanno dalla creazione alla sfilata dei modelli creati.

Credit: Fabio Milani

Poi passerete nell’affascinante stanza dell’”Arte e della Maestria del Vetro. È un omaggio a Venezia e la collezione nel 2021 è stata presentata a palazzo Ducale. I vestiti sono ricamati da intarsi di cristallo e richiamano alla tradizione vetraria della Serenissima. Gli abiti, gli specchi e i lampadari ci portano in un mondo incantato e richiamano a ditte artigianali e familiari ancora in vita. Tra queste Barovier & Toso per il vetro di Murano e gli specchi dei Maestri Barbini. La terza sala è quella dedicata al film “Il Gattopardo” il capolavoro del grande regista Luchino Visconti. È il film più amato dai due stilisti che rielaborano in chiave contemporanea la scena della galleria degli specchi di palazzo Ganci a Palermo. Sulle pareti video che ripropongono le scene con i personaggi del film Alain Delon e Burt Lancaster e Claudia Cardinale che ballano il valzer.

Credit: Fabio Milani

Continuando il percorso la quarta sala è probabilmente la più colorata. Per chi è stato ricorda quella espositiva della Rinascente a Roma. Il tema sono “Le Tradizioni Siciliane. Troverete i carretti siciliani, i burattini, i limoni, le arance, i mandolini dal vivo e stampati sui tessuti dei modelli, sul pavimento e sulle pareti. In questo spazio si rivivono le tradizioni tanto care ai due stilist.

Credit: Fabio Milani

La sala successiva è invece la più sobria di colore.  Tutto è bianco. È la stanza del Barocco Bianco. Tipico nella Sicilia. Rappresenta un omaggio all’artista Giacomo Serpotta (1656-1725). che è stato un grande realizzatore di decorazioni con stucchi di tante chiese e di edifici religiosi. Le figure barocche con i vestiti realizzati per l’occasione ripropongono le sue tecniche ed il risultato è stupefacente. Belli gli intarsi, belle le decorazioni. Un set straordinario.

Credit: Fabio Milani

La Devozioneè sesta stanza. Molto più raccolta delle altre ma lascia stupiti per l’atmosfera che ci fa rivivere. Vi troverete davanti ad un altare dove figure scolpite in legno ed inginocchiate sono raccolte nella venerazione di un cuore sacro. Questo, infatti, è un elemento decorativo molto usato dai due stilisti che inseriscono in tanti loro lavori. Tanto oro, sfarzo e opulenza. Strepitoso.

Credit: Fabio Milani

Settima sala è “Nel cuore di Milano”. È questa, infatti, la città che a Dolce e a Gabbana ha dato tutto ed è li che vengono progettati e realizzati tutti gli articoli che riguardano sia l’Alta Moda , sia l’Alta Sartoria che l’Alta Gioielleria. Una sala completamente in broccato rosso con uno gigantesco specchio dorato e un lampadario a gocce stile impero fa da scenario ad un abito meraviglioso in pizzo macramè dorato e con gioielli in oro mozzafiato. La gonna del vestito evoca la cupola della galleria Vittorio Emanuele II, luogo questo dell’eleganza e della  tradizione milanese. Ci fa subito pensare alla statua dorata della Madonnina posta in cima al Duomo e che rappresenta la speranza e la lungimiranza per coloro che la venerano. Il vestito rappresenta la bellezza assoluta e rimarrà scolpito probabilmente nella vostra memoria. 

Credit: Fabio Milani

L’ottava stanza è dedicata a l’“Opera”. I due stilisti sono infatti degli appassionati e hanno realizzato questo spazio con una grande tavola all’italiana ricca di cibo genuino e circondata da tantissimi personaggi importanti protagonisti delle opere liriche e che sta a dimostrare come tutti coloro che lavorano in questo campo dai registi agli scenografi e via dicendo sono così fantastici che riescono a far diventare realtà la fantasia.

Credit: Fabio Milani

La nona sala “La Sartoria. Ornamenti e Volumi” rappresenta veramente una novità rispetto alla stessa mostra già presentata a Parigi prima e a Milano poi e che ha avuto un successo incredibile. Gli atelier sono il motore pulsante del brand D.&G. Nel pieno centro di Milano sono centoventi le persone che lavorano creando abiti realizzati a mano. Lo spazio ricorda quello vero del palazzo milanese e si affaccia in un giardino interno pieno di verde. Interessante è vedere il processo creativo spesso utilizzando tecniche antiche. Il nero è il colore d’eccellenza del duo  stilistico. Ricorda il colore delle popolane, delle donne nel neorealismo e quindi delle vedove siciliane ma per Dolce e Gabbana rappresenta il colore dell’essenzialità’, quello che permette alle donne di esprimere se stesse.

Credit: Fabio Milani

Sala dieci. “Vestire l’Architettura e la Pittura”.  Domenico Dolce e Stefano Gabbana esigono la stessa importanza che danno alle loro creazioni sartoriali anche per la struttura e per gli ornamenti. In questa sala possiamo capire quale è il loro riferimento estetico sia per l’architettura che per la pittura e cioè la galleria di palazzo Farnese a Roma con gli affreschi di Annibale Carracci (1560-1609) che ne incoronano il soffitto. La loro passione e ammirazione per artisti come Michelangelo da Vinci, Botticelli, Caravaggio e tanti altri, sono appunto l’ispirazione dei loro lavori sia che riguardino l’-Alta Moda, sia per l’Alta Sartoria  che per l’Alta Gioielleria. Del resto, la realizzazione di un abito  somiglia alla realizzazione di una casa. E lo stilista è come un architetto nel proprio settore. Le fasi della procedura sono molto simili.

Credit: Fabio Milani

Continuiamo la visita con la stanza undici “Le Divinità in Sogno” dove sono rappresentate le immagini di divinità che nella collezione dell’autunno-inverno 2019-2020 richiamano le storie dei miti immortali. Bellissima la scenografia. Gli abiti sono esposti sugli scalini di una struttura che ricorda il Tempio della Concordia ad Agrigento (430-440 a.C.) rigorosamente in stile dorico l’unico in grado di gareggiare con il Partenone di Atene. Bellissimi anche gli abiti dedicati ai mosaici bizantini presenti nella basilica di San Marco a Venezia e la scenografia tutta dorata realizzata dall’azienda Orsoni Venezia 1988 l’unica a riuscire a riprodurre il leggendario “Oro San Marco”. 

Credit: Fabio Milani

Procediamo con la stanza dodici “Anatomia Sartoriale” che in realtà sono due grandi sale dedicate principalmente ai corsetti da sempre emblemi del brand di D.&G. Si tratta di una rivisitazione contemporanea dei corsetti dal XVIII secolo fino agli anni 50 analizzati e realizzati attraverso l’occhio sensuale del grande fotografo Helmut Newton. Le due sale sono dedicate una al corpo femminile ed una a quello maschile.

La penultima sala la tredicesima, ci porta in una sala cinematografica dove viene proiettato il filmato “Devozione” del regista del cuore dei due stilisti, ovvero di Giuseppe Tornatore, alla presenza delle sagome delle modelle sdraiate sulle panchine. Il famoso regista ha seguito Dolce e Gabbana dalla mattina alla sera durante le loro giornate di lavoro e ne ha tratto una lezione di vita.

Credit: Fabio Milani

L’Ultima stanza è quella che mi ha convinto meno. Isolata dal percorso principale e lasciata per ultima la si visita dopo aver visto scenografie meravigliose e quando si entra in questo spazio dal titolo “Arte Sarda” si rimane uno po’ delusi. Molto scarna rispetto a quanto visto precedentemente, praticamente una grotta con abiti dai colori tenui. È un po’ come la scelta di vivere a santa Marta di Papa Francesco. La sfilata dell’Alta Sartoria è ispirata alla processione di S. Efisio che si tiene a Cagliari per ricordare il santo martirizzato nel 330 d.C. La collezione Alta Moda invece è stata presentata nell’area archeologica della città di Nora, fondata nell’VIII secolo a.C., tra reperti romani. Si richiama la tradizione sarda con i suoi tessuti, le cerimonie tipiche, la musica, e altro. Domenico Dolce e Stefano Gabbana sono rimasti innamorati dal fascino di questa regione alla quale hanno dedicato le loro collezioni invernali 2025.

Un’altra critica che credo di poter fare è che tutto il percorso nelle varie sale così pomposo e ricco di bellissimi oggetti e di scenografie stratosferiche, annienta i lavori degli artisti contemporanei di grande spessore invitati che passano quasi inosservati. Sto parlando di Felice Limosani, di Obvious Art, di Alberto Maria Colombo, di Quayola, di Vittorio Bonapace e di Catelloo. Una mostra comunque entusiasmante che vale assolutamente la pena di visitare. 

Per la mostra di Valentino dovrete aspettare il mio prossimo articolo.

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