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Nuovo colpo di scena sul mistero di Villa Pamphili: “Il vero nome di Rexal Ford è Francis Kaufmann”

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La rivelazione in seguito a un accertamento della procura di Roma in collaborazione con l'Fbi

Nuovo colpo di scena nella ricostruzione del delitto di Villa Pamphili, il parco di Roma dove sono stati trovati i cadavere di una mamma e figlia: Rexal Ford, ovvero il presunto killer delle due arrestato nei giorni scorsi in Grecia, in realtà si chiama Francis Kaufmann. È quanto accertato dalla procura di Roma grazie alla collaborazione dell’Fbi. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti il passaporto che l’uomo avrebbe esibito sarebbe autentico, ma con un nome fittizio, ottenuto negli Stati Uniti, attraverso un’autocertificazione. L’uomo che si spacciava per regista e produttore cinematografico avrebbe chiesto diversi incontri per girare un film a Roma. In uno di questi erano presenti anche la donna, che affermava di chiamarsi Stella, e la bambina, che l’uomo affermava chiamarsi Andromeda.

Nel frattempo, secondo quanto rivelato da un testimone a La Repubblica, i due si erano sposati a Malta: “Rexal aveva mille interessi: regista, sceneggiatore, produttore. Conosceva la vita e il mondo. Era un poliglotta. Mi ha fatto molte foto, che conservo ancora. Veniva da una famiglia benestante, di artisti. Diceva di essere il figlio della rockstar Lita Ford. Non so se fosse vero, ma parlava spesso della presunta madre, di politici e star di Hollywood che conosceva. Di certo non era uno sbandato. Mi aveva anche raccontato di un film che voleva girare tra Roma e Firenze”.

Secondo il testimone Rexal Ford, o meglio Francis Kaufmann, non sarebbe mai stato violento con la moglie: “Erano una coppia bellissima, si amavano. Per questo non riesco a credere a quello che è successo. Non l’avrebbe mai uccisa. Il suo soprannome era Stella, ma non credo si chiamasse così. Mi pare fosse russa, o forse islandese, comunque del Nord Europa. Credo che Rexal non mi abbia mai detto esattamente di dove fosse. Vivevamo in un contesto internazionale, c’erano anche un polacco, un coreano. Lei parlava un inglese perfetto. Le avevo anche insegnato a cucinare con il cactus, perché volevano preparare piatti speciali per i loro ospiti. L’ultima volta che li ho sentiti, ricordo che lei era incinta e avevamo scherzato su questa cosa”.

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