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    Vaccini e seconda dose, gli esperti: “Sarà possibile cambiare farmaco”

    Di Lara Tomasetta
    Pubblicato il 11 Apr. 2021 alle 13:56

    In questi giorni in cui si discute di come ottimizzare al massimo la gestione delle dosi disponibili per dare lo sprint che possa portare a raggiungere finalmente le 500mila dose al giorno, si è parlato a più riprese dell’opportunità di ritardare la seconda dose dei vaccini a Rna messaggero che potrebbe essere quasi raddoppiato. La scheda tecnica di Pfizer raccomanda il richiamo dopo 21 giorni, quella di Moderna dopo 28. Tuttavia la commissione tecnica scientifica dell’Aia si è espressa in maniera favorevole ad allungare i tempi del richiamo “solo qualora si rendereste necessario dilazionare di alcuni giorni la seconda dose”. Stessa raccomandazione da parte dell’Oms.

    I trial di Pfizer e Moderna hanno mostrato un innalzamento delle difese immunitarie a partire dalla prima dose di vaccino—. La dose singola fornisce già un’elevata protezione dalle forme gravi di Covid e dai decessi, con effetti sull’alleggerimento della pressione sugli ospedali. Diversi studi hanno dimostrato che l’efficacia nel prevenire la malattia dei vaccini a mRna a 2-3 settimane dalla prima iniezione varia tra il 52 e l’80 per cento.

    L’altro tema è l’opportunità di cambiare vaccino per la seconda dose.  Secondo molti scienziati la combinazione di due vaccini non solo potrà rendere i piani vaccinali più flessibili, riducendo gli impatti di eventuali interruzioni della catena di approvvigionamento, ma anche rafforzare le risposte immunitarie. “Dal punto di vista immunologico il “prime and boost” con vaccini di tipo diverso è fattibile ed è probabilmente anche la scelta migliore” dice al Corriere Sergio Abrignani, immunologo all’Università di Milano.

    “I vaccini basati su adenovirus risultano infatti meno efficaci alla seconda dose a causa della risposta immunitaria contro gli adenovirus indotta con la prima iniezione. Nel mondo occidentale in genere si attendono i risultati di studi clinici controllati prima di agire, ma in una situazione di emergenza, per mancanza di farmaci o anche per il cambio del piano vaccinale, sulla base delle conoscenze dell’immunologia, le regole possono non essere per forza rispettate, come ad esempio ha già deciso di fare la Germania”.

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