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Pescara: dopo l’omicidio di Christopher, i due assassini 16enni sono andati al mare

Immagine di copertina
Christopher Thomas Luciani

Dopo averlo ucciso, hanno raccontato tutto agli amici e poi tutti insieme sono andati al mare come se non fosse successo niente. Emergono nuovi inquietanti particolare sull’omicidio di Thomas Christopher Luciani, 17 anni da compiere, residente a Rosciano, in provincia di Pescara.

Un amico dei presunti assassini, che ha assistito a quasi tutta la scena, ha ricostruito davanti agli inquirenti quel pomeriggio di ordinaria follia. È stato lui stesso a dare l’allarme, resosi conto della gravità dell’accaduto.

Christopher è stato ucciso con 25 coltellate per un debito di droga di circa 250 euro. I presunti assassini sono due liceali sedicenni, figli l’uno di un’avvocata e l’altro di un maresciallo dei carabinieri, ma nessuno dei due ha ancora confessato.

La vittima era entrata in un giro di piccolo spaccio e aveva commesso dei piccoli reati: per questo, aveva l’obbligo di vivere in una comunità a Isernia. Da qualche tempo frequentava un corso da parrucchiere a Campobasso, ma dopo la lezione di venerdì non aveva più fatto ritorno in comunità.

L’omicidio si è consumato nel pomeriggio di domenica 23 giugno nel parco Baden Powell, a due passi dal centro di Pescara e dalla stazione ferroviaria del capoluogo abruzzese.

Secondo quanto ricostruito, i due presunti assassini entrano nel parco insieme a cinque amici: la comitiva si ferma a parlare con Christopher, con cui inizia una discussione che si fa via via più accesa. A un certo punto il giovane rimane da solo con i due coetanei che di lì a poco lo uccideranno.

I due lo attirano in una zona non sorvegliata del parco e lo colpiscono con un coltello, presumibilmente da sub. Continuano a colpirlo anche quando lui è già esanime a terra: 25 fendenti. Poi nascondono il corpo tra le sterpaglie e si allontanano.

Dopo l’omicidio, i presunti assassini tornano dagli amici, a cui raccontano cos’hanno fatto, non si sa se per vantarsi. Secondo la testimonianza resa dall’amico che poi ha allertato le forze dell’ordine, durante l’accoltellamento i due ragazzi dicevano alla vittima, che emetteva dei versi quasi di morte, di stare zitto.

“Io ero allibito”, ha detto l’amico. “Non sapevo cosa fare, volevo fermarli ma non sapevo come fare. Mentre lo facevano sembrava che non ci stessero più con la testa”.

“Mentre eravamo insieme – ha spiegato il ragazzo – non hanno fatto uso di sostanze stupefacenti. In seguito hanno fumato erba, ma non io”.

“Nonostante l’accaduto – prosegue il racconto del testimone – siamo andati al mare a fare il bagno”. Durante la camminata verso la spiaggia uno dei due presunti assassini avrebbe intimato agli altri che la faccenda non doveva uscire dal gruppo.

Arrivati al mare, uno dei due sedicenni si è disfatto del coltello, aveva avvolto in un calzino sporco di sangue, “lasciandolo dietro agli scogli”.

In una nota, la Questura di Pescara parla di “drammatica vicenda”, che ha evidenziato “un incredibile disagio giovanile, una sorprendente carenza di empatia emotiva ed una palese incapacità di comprendere l’estremo disvalore delle azioni commesse. Questi atteggiamenti disfunzionali – si legge – meritano ampio approfondimento”.

Gli inquirenti definiscono il contesto sociale sia della vittima sia dei presunti assassini, tutti e tre cittadini italiani, “fondamentalmente di persone apparentemente normali”.

I due presunti assassini durante il primo interrogatorio non avrebbero manifestato emozioni: nessuna reazione particolare e assenza di empatia o pentimento. I due sono ora in stato di fermo in un centro di prima accoglienza. L’inchiesta è coordinata dalla Procura dei Minori dell’Aquila. L’arma del delitto non è ancora stata trovata.

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