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Home » Cronaca

Dirigente malato di sla di una squadra giovanile preso a calci e pugni da un genitore durante la partita

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Stefano Turchi, ex calciatore professionista, oggi dirigente di una squadra giovanile malato di sla e costretto in sedia a rotelle, è stato aggredito in campo dal padre di un ragazzo che giocava nella squadra avversaria: è successo domenica 2 aprile ad Albano Sant’Alessandro, in provincia di Bergamo: il Brusaporto affrontava la Uesse Sarnico nel campionato Allievi élite under 17. Dopo la partita – si apprende dalla denuncia presentata da Turchi alla stazione dei carabinieri di Grumello del Monte – un uomo lo ha preso a calci e pugni.

Dalla tac effettuata all’ospedale Bolognini di Seriate dall’ex calciatore è stato riscontrato un trauma cranico. Le condizioni di salute di Turchi costituiscono un’aggravante: affetto da sclerosi laterale amiotrofica, una malattia neurodegenerativa della quale hanno sofferto molti ex calciatori, riesce a stare in piedi soltanto per pochi minuti, aggrappandosi a un sostegno. La rissa sarebbe nata visti i toni accesi dell’incontro, terminato in pareggio: le due squadre erano appaiate in vetta alla classifica a pari punti. Al termine del primo tempo un ragazzo del Sarnico ha chiesto la sostituzione, il padre è entrato nell’area riservata alle società per far salire il figlio in auto, ma il giovane ha preferito restare in panchina con i compagni. Da quella posizione, l’uomo ha continuato a seguire la partita, con animo particolarmente acceso.

Di fronte al tentativo di Turchi di calmarlo, avrebbe fato in escandescenze, finendo per aggredirlo. Le due società coinvolte ha emesso due comunicati: “La nostra società – scrive il Brusaporto – si discosta completamente per i fatti accaduti e che ci vede coinvolti in qualità di parte lesa. Questi fatti non devono assolutamente accadere, soprattutto in occasione di una partita di calcio. Per questo motivo, domani non saremo attivi, in segno di protesta”. Anche l’Uesse Sarnico 1908 prende distanza dagli avvenimenti: “Condanniamo fortemente – si legge – ciò che è accaduto poiché, esattamente come il Brusaporto, anche la nostra società si vede coinvolta in qualità di parte lesa. Qualsiasi forma di violenza e discriminazione non può mai essere accettata, sia all’interno che all’esterno del rettangolo di gioco”.

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