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Roma, l’asilo nido dell’Ospedale San Giovanni chiude per i lavori del Pnrr: l’ira di genitori ed educatrici

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Credit: Busy Bees

Meloni prometteva sostegni alla natalità. Ma nel Lazio governato dalla destra, l’Ospedale San Giovanni di Roma, che dipende dalla Regione, mette fine al nido aziendale. Il motivo è paradossale: l’immobile va ristrutturato per il Recovery. La vicenda finisce in Parlamento

«La natalità è il primo punto del nostro programma», assicurava Giorgia Meloni alla vigilia delle  elezioni politiche del settembre 2022.

Tra le misure per contrastare la crisi demografica che rallenta il Paese da ormai quindici anni, Fratelli d’Italia, prometteva il «sostegno ai Comuni per assicurare asili nido gratuiti e aperti fino all’orario di chiusura di negozi e uffici» e la «promozione di nidi aziendali» e di «asili nido condominiali e familiari sul modello tedesco delle Tagesmutter».

Due anni e mezzo dopo, tuttavia, sebbene FdI sia il primo partito di maggioranza e Meloni sia saldamente presidente del Consiglio, gli asili nido pubblici in Italia sono ancora a pagamento e chiudono sempre a metà pomeriggio. Quanto all’interessante idea dei nidi condominiali o familiari, la proposta sembra caduta nel dimenticatoio e nemmeno se n’è più parlato. 

Oltre alla beffa degli impegni non rispettati, però, c’è pure il danno: nel Lazio amministrato dal centrodestra, infatti, l’Azienda ospedaliera San Giovanni Addolorata di Roma – dipendente dalla Regione – ha recentemente annunciato la chiusura di uno dei più apprezzati asili nido della capitale. Si tratta del “Giardino Magico”, nido aziendale dell’ospedale San Giovanni convenzionato con il Comune di Roma, che accoglie 37 bambini, di cui 16 ammessi con le graduatorie comunali.

Il motivo della chiusura sfiora il paradosso: l’immobile che ospita la struttura, il presidio ospedaliero Britannico, dovrà essere oggetto di lavori di adeguamento antisismico previsti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, lo stesso piano che ha tra i suoi obiettivi quello di «aumentare l’offerta educativa nella fascia 0-6 anni su tutto il territorio nazionale». Ergo: i locali dedicati finora ai bambini non saranno più utilizzabili. 

Di fronte a questa prospettiva, però, l’Azienda ospedaliera, anziché trovare una collocazione alternativa, ha disposto la chiusura tout court del nido a partire dal prossimo primo agosto almeno fino alla conclusione dei lavori, prevista per non prima della fine del 2027. Dopodiché si vedrà, ma certezze sulla riapertura non ce ne sono.

La tempistica
La notizia è piombata come un macigno sulle famiglie dei bambini e sul personale dell’asilo lo scorso 31 gennaio, quando la Direzione Amministrativa del San Giovanni ha comunicato alla Baby&Job, l’azienda che ha in gestione il “Giardino Magico”, che la concessione, in scadenza il 31 luglio, «non potrà essere rinnovata».

Non solo la chiusura in sé, ma anche le tempistiche con cui questa è stata comunicata hanno messo in difficoltà le famiglie. I termini per chiedere di trasferire il proprio figlio a un altro nido comunale, infatti, scadevano il 3 febbraio, mentre le possibilità di iscrizione a strutture private erano ormai minime, essendo molti asili privati già al completo per il prossimo anno scolastico. E parliamo di una zona di Roma, il Municipio 1, in cui gli asili nido scarseggiano.

Il Campidoglio, informato dall’Azienda ospedaliera, si è attivato garantendo la ricollocazione in altre strutture pubbliche dei 16 bambini che usufruiscono dei posti in convenzione con il Comune. Ma gli altri, che rientrano nella quota privata e in quella aziendale, dovranno arrangiarsi come potranno.

Luciano Crea capogruppo della Lista civica Rocca presidente in Consiglio regionale, assicura a TPI che «la Regione Lazio, di concerto con l’Azienda ospedaliera, sta cercando uno spazio alternativo dove ricollocare anche i bambini che rientrano nella quota privata».

Ai genitori, peraltro, non risulta che sia in corso alcuna ricerca. E fra l’altro il tempo stringe sempre più.

Lo scorso 17 febbraio, una delegazione delle famiglie è stata ricevuta dalla Direzione del San Giovanni, che però si è limitata a ripetere loro quanto già sapevano: il nido chiuderà e non si sa se e quando riaprirà.

Il 27 febbraio si è tenuta una seduta straordinaria della Commissione Scuola del Municipio 1 dedicata proprio alla questione del “Giardino Magico”, ma i rappresentanti dell’Ospedale, invitati, non si sono nemmeno presentati.

Quanto alle lavoratrici del nido, una decina tra personale educativo e ausiliario, molto stimate per il loro approccio educativo montessoriano, per loro c’è il serio rischio di perdere il posto. La Fcl-Cgil ha proclamato lo stato di agitazione. Le lavoratrici dipendono tutte dalla società privata Baby&Job, che nei prossimi mesi cercherà di ricollocarle tutte nelle altre strutture che gestisce, ma certezze al momento non ve ne sono.

Amarezza
Il “Giardino Magico” fu inaugurato nel 2006 ai tempi in cui sindaco di Roma era Walter Veltroni. Lo stesso ex primo cittadino è intervenuto pubblicamente nei giorni scorsi auspicando con un post sui social «che si trovi una soluzione che garantisca ai bambini e alle famiglie di non interrompere la loro esperienza educativa e alle operatrici di non perdere l’occupazione».

I genitori fanno notare come la chiusura del nido – oltre alle difficoltà pratiche date dal ritrovarsi improvvisamente a dover cercare una nuova sistemazione – «comporterà uno stravolgimento nei punti di riferimenti dei bambini, bambini che a quell’età vivono proprio di punti di riferimento». Le famiglie ribadiscono la loro richiesta all’Azienda ospedaliera di trovare spazi alternativi, o quantomeno di «garantire che, una volta terminati i lavori, i locali del complesso ospedaliero vengano nuovamente destinati a ospitare l’asilo nido». E rimarcano la loro amarezza per il trattamento riservato alle educatrici: «Sono un gruppo di eccellenza che lavora insieme da vent’anni, è raro trovarne in giro di così brave».

A loro volta, le educatrici recriminano non solo per la proprio sorte occupazionale, ma anche per la perdita di un nido al quale sono profondamente legate dal punto di vista emotivo. «Non c’è solo il tema della perdita del lavoro», dice a TPI l’educatrice Laura Bufalino. «Per noi è veramente uno shock immaginare che un posto come questo, con tutto quello che ci abbiamo investito in termini di lavoro e di energie, vada a morire. D’accordo fare questi lavori, ma ci sembra assurdo che non possa esserci una soluzione alternativa rispetto alla chiusura definitiva».

L’interrogazione M5S
A livello politico, della vicenda si sta interessando in particolare il Movimento 5 Stelle.

«È indispensabile trovare una soluzione che permetta di mantenere un servizio essenziale per la comunità», sottolinea Federica Festa, capogruppo dei pentastellati al Municipio 1 di Roma.

Il gruppo M5S alla Regione Lazio ha diffuso una nota in cui si parla di «duro colpo per le famiglie e i lavoratori coinvolti». «Chiediamo al Comune di Roma, alla Regione Lazio e alla stessa direzione dell’Ospedale di individuare una soluzione concreta che eviti disagi a famiglie e lavoratori», scrivono i Cinque Stelle.

Il caso è arrivato anche in Parlamento. Il deputato M5S Francesco Silvestri ha presentato un’interrogazione alla ministra della Famiglia, Eugenia Roccella, in cui si chiede di «intervenire affinché, a fronte della chiusura di una realtà di eccellenza, vengano date le doverose alternative alle famiglie e alle lavoratrici per garantire la continuità educativa e il pieno diritto di accesso all’asilo nido». Ma ormai il destino del “Giardino Magico” sembra segnato.

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