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Archiviata l’inchiesta su Open Arms: “Non c’è nessuna prova di contatto tra Ong e scafisti”

Immagine di copertina
Open Arms

Archiviazione Open Arms procura Catania | “Non ci sono prove di contatti tra ong e scafisti. L’inchiesta sull’Ong Open Arms va archiviata”. Questa l’ultima parola del gip di Catania sull’indagine aperta nei confronti di ProActiva Open Arms, la Ong spagnola che salva migranti nel Mediterraneo accusata di avere legami con trafficanti di uomini.

“Ribadiamo di aver sempre operato nel rispetto delle Convenzioni internazionali e del Diritto del mare e che continueremo a farlo mossi da un unico obiettivo: difendere la vita e i diritti delle persone più vulnerabili”, hanno commentato i responsabili della Ong.

> Il comandante della Open Arms a TPI: “Contro le ong pressioni anche dall’Unione europea”

Il 14 maggio dalla procura di Catania era arrivata la richiesto di archiviazione per il comandante Marc Reig Creus e per il capo missione Ana Isabel Montes Mier della nave Open Arms.

L’accusa per Open Arms era di associazione a delinquere finalizzata all’immigrazione clandestina in riferimento allo sbarco avvenuto il 17 marzo del 2018 a Pozzallo, quando la Ong aveva soccorso 218 migranti al largo della Libia.

Il comandante della Open Arms a TPI: “Contro le ong pressioni anche dall’Unione europea”

Resta però pendente il fascicolo per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e violenza privata aperto dalla procura di Ragusa.

A dare la notizia sono stati gli avvocati della Ong spagnola, Alessandro Gamberini e Rosa Emanuela Lo Faro, che avevano chiesto alla procura informazioni circa lo “stato del procedimento” a carico dei loro assistiti.

A coordinare l’inchiesta è il procuratore distrettuale Carmelo Zuccaro insieme ai sostituti Fabio Regolo e Andrea Bonomo. Il sequestro della nave umanitaria era stato disposto perché secondo l’accusa “l’obiettivo primario” della Ong era quello di “salvare migranti e portarli in Italia, senza rispettare le norme, anzi violandole scientemente”.

Alla Open Arms veniva quindi contestato il “rifiuto di consegnare i profughi salvati a una motovedetta libica” e che, “nonostante la vicinanza con l’isola di Malta, la nave proseguì la navigazione verso le coste italiane, come era sua prima intenzione”.

Accuse che la Ong ha sempre negato, affermando invece di avere agito “in stato di necessità per salvare vite umane”.

Il sequestro della nave era stato convalidato dal Gip di Catania, ma soltanto per il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, e il fascicolo, per competenza, fu trasferito alla procura di Ragusa che reiterò la richiesta di sequestro della Open Arms, rigettata il 16 aprile scorso dal Gip Giovanni Giampiccolo.

Sempre la procura di Ragusa a dicembre del 2018 ha notificato ai due indagati un avviso di conclusione indagine individuando come parte lesa il ministero dell’Interno.

 

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