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Napoli, psichiatra minacciata con una pistola da un paziente: “Sono stata più fortunata di Barbara Capovani”

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Napoli, psichiatra minacciata con una pistola da un paziente: “Sono stata più fortunata di Barbara Capovani”

“Credo sia naturale aver pensato a quanto successo poco tempo fa a Pisa, con l’omicidio della collega Barbara Capovani. Ecco, io sono stata più fortunata di lei”. Lo ha detto la psichiatra Daniela Sorrentino, minacciata con una pistola tre settimane dal tragico omicidio della collega pisana. Il fatto è avvenuto ieri sera alle 19:30 al Centro di salute mentale di Secondigliano, dove Sorrentino lavora da 20 anni.

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“Eravamo qui a lavorare in archivio, all’improvviso è entrato, era armato, impugnava una pistola. Prima l’ha posata sul tavolo, poi l’ha caricata e l’ha  puntata contro di me. Lo aveva già annunciato il giorno prima, ad una collega: ‘domani vengo e la uccido’”, ha raccontato la dottoressa 50enne al Corriere del Mezzogiorno. “Eravamo in cinque nel presidio, io in quel momento ero al telefono con la caposala e subito le ho detto di chiamare la polizia. Poi lui ha esploso un colpo. Solo a quel punto abbiamo capito che la pistola era una scacciacani. Ma non lo sapevamo, non si capiva, e abbiamo vissuto attimi di terrore”.

A disarmarlo è stato un infermiere che si è lanciato su di lui. “Non so perché ce l’avesse con me, probabilmente era sotto effetto di droga, non si è reso conto di quello che faceva”, ha detto Sorrentino.

Dopo l’arrivo della polizia, è stato deciso di ricoverare l’uomo invece di arrestarlo. Ad accompagnarlo in ambulanza all’Ospedale del Mare è stata la stessa Sorrentino insieme a un infermiere. Durante il trasporto, ha dichiarato l’Asl Napoli1, “il paziente ha tenuto atteggiamenti” non consoni nei confronti della psichiatra. “Ha compiuto atti osceni davanti a me e all’infermiere che era con noi, è stato orribile”, ha detto la dottoressa al Corriere. Una violenza che si sarebbe potuta evitare se l’uomo fosse stato fermato dalle forze dell’ordine, secondo l’Asl Napoli 1 Centro. “Noi riteniamo che sia stata una scelta sbagliata perché in quel momento il paziente si è reso responsabile di un reato, ha minacciato il nostro personale. Serve una maggiore collaborazione nella gestione di queste situazioni”,  ha detto Luisa Russo, a capo del dipartimento di Salute mentale della Asl Napoli 1 Centro.

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