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Morire annegati in una vasca di liquami a Pavia. Nel 2019. La storia dei 4 allevatori indiani vittime dell’incidente

Immagine di copertina
I due fratelli allevatori morti nella loro azienda agricola ad Arena Po, in provincia di Pavia. Credit: Ansa

Tutti e quattro provenivano dalla regione del Punjab. Erano arrivati in Italia per lavorare e portare avanti la loro impresa agricola creata in anni di sacrifici

Morti sul lavoro: la storia dei 4 allevatori annegati a Pavia

Il sogno di Prem e Tarsem Singh si è spezzato giovedì 12 settembre 2019, quando, assieme ad altri due allevatori, i dipendenti Harminder Singh e Nanjinder Singh, sono morti sul lavoro, affogati nella vasca di liquami della loro azienda agricola ad Arena Po, in provincia di Pavia.

Puntavano la sveglia alle tre e mezzo ogni mattina, e con i loro sacrifici erano riusciti a trasformare una piccola azienda agricola in un’impresa di successo.

Tutta la città è in lutto e gli allevatori del posto hanno fatto partire una campagna di solidarietà. Dagli ex mungitori ora in pensione, alle nuove generazioni proprietarie di un’azienda agricola, in tanti si sono offerti di aiutare la famiglia rimasta sola a gestire il bestiame.

Morti sul lavoro a Pavia: la storia

Vent’anni fa la decisione di lasciare il loro paese, il Punjab, in India. Appena arrivati in Italia, Prem Singh 48 anni, e il fratello Tarsem Singh, 45 anni, hanno iniziato a lavorare come mungitori di vacche in un’impresa agricola della provincia di Cremona, per pochi euro all’ora.

Nel 2015 il grande passo, con l’affitto di un’azienda ad Arena Po, in provincia di Pavia, dove hanno iniziato a costruire il loro futuro. Con immensi sacrifici, in pochi anni l’hanno trasformata in un’impresa di successo.

Sono partiti allevando un piccolo numero di capi, per arrivare ad avere un totale di 500 mucche, di cui 230 vacche da latte e vitellini.

I due fratelli sono riusciti a mettere in piedi un meccanismo così ben funzionante da permettergli di mantenere le rispettive famiglie, di mandare i figli a scuola e di far venire in Italia la madre dall’India a vivere con loro.

Con l’azienda che andava a gonfie vele hanno deciso di assumere altri due dipendenti, due ragazzi indiani: Nanjinder Singh, e Harminder Singh, entrambi di 28 anni. Quest’ultimo in Italia solo da pochi mesi.

Poi la tragedia che ha sconvolto la vita della famiglia dei due allevatori morti sul lavoro nella piccola azienda. Ora sono rimaste solo le mogli, i quattro figli e la madre anziana  a mandare avanti l’impresa.

Per tutti grandi lavoratori

“Non mi piace chiamarlo incidente sul lavoro”, ha commentato Alessandro Belforti, sindaco del paesino in provincia di Pavia, a TPI, “Incidente si, ma sicuramente non dovuto alle scarse misure di sicurezza dell’azienda. I due fratelli questo lavoro lo facevano da sempre. Se c’è stato un errore, è stato un eccesso di leggerezza dovuto alla troppa sicurezza”.

Al momento dell’incidente non c’era nessuno. I quattro allevatori probabilmente sono morti cadendo nella vasca uno dopo l’altro. “Non si può dire se sia caduto prima uno o l’altro”, continua il sindaco Belforti, che con i due fratelli aveva rapporti quasi quotidiani. “Con ogni probabilità si è incastrato uno strumento all’interno della vasca di liquame mentre cercavano di aspirarlo. Quando si lavora, certe cose capitano e nella maggior parte dei casi si cerca di fare da sé. Sicuramente non erano degli sprovveduti”.

Con Prem e Tarsem Singh, il sindaco aveva stretto un rapporto umano, oltre che di lavoro: “Li vedevo quasi ogni giorno, anche se non erano dei protagonisti all’interno della vita di paese”, spiega, “erano dei gran lavoratori, ma riservati. Non si lamentava nessuno di loro, se non del fatto che lavorassero anche di domenica, al mattino presto. Ma questo dice tanto delle persone che erano”.

Ora i figli dei due fratelli sono rimasti soli con le madri e la nonna. “I ragazzi hanno studiato qui in Italia”, continua, “il maschio ora frequenta l’istituto di agraria. Il sogno era quello di continuare nell’azienda del padre”.

 Le dinamiche dell’incidente

I carabinieri di Stradella sono intervenuti subito sul posto. Arrivati alle 13, non hanno potuto fare altro che aspettare il medico legale e il magistrato. Le operazioni di recupero di corpi sono quindi iniziate solo alle 16:30.

La procura di Pavia ha aperto un’inchiesta per adesso a carico di ignoti, anche se la dinamica dell’incidente e il fatto che i proprietari dell’azienda fossero due delle vittime fa pensare che il caso sarà archiviato.

“Non è possibile stabilire le dinamiche precise della morte dei quattro uomini sul lavoro – commenta Salvatore Malvaso, colonnello dei Carabinieri di Pavia – Tutte le ricostruzioni fatte finora sono puramente fantasiose. Prima dei risultati dell’autopsia sarà difficile stabilire i dettagli. Quello che è certo è che uno di loro sia scivolato, e che gli altri abbiano cercato di aiutarlo. L’imboccatura della vasca è molto piccola, ha la classica dimensione di un pozzo, come quelli per prelevare l’acqua. Solo che sotto c’è una vasca di tre metri”.

Oltre ai carabinieri, sono dovuti intervenire anche i vigili del fuoco “con delle tute apposite, perché già a mezzo metro dall’imboccatura l’aria è irrespirabile”, continua Malvaso. “Con ogni probabilità si sono avvicinati troppo all’imboccatura, hanno respirato l’aria, si sono sentiti male e sono caduti dentro. Dei quattro, si vedeva solo una gamba sporgere dalla vasca”.

Morti sul lavoro a Pavia: la solidarietà degli allevatori

Nel paesino di mille anime nella campagna pavese, tempo fa erano tanti i piccoli allevamenti a conduzione familiare. Oggi sono solo 4, ma non per questo sono stati in pochi a offrirsi per aiutare la famiglia dei quattro allevatori morti sul lavoro. Le mucche devono essere munte due volte al giorno, e se prima erano in tre a gestire il lavoro, ora è rimasto solo un dipendente per oltre 230 capi di bestiame.

“Non appena è accaduto il fatto, sono venuti un papà e suo figlio a rendersi disponibili per mungere le mucche. Poi c’è stata una gara di solidarietà da parte di ex allevatori oggi in pensione per fare il possibile per aiutare la famiglia”. Continua il sindaco di Arena Po Alessandro Belforti. “Nessuno di loro però vuole che si sappia in giro. Lo fanno di cuore e non vogliono apparire. Ora spero che si trovi una soluzione perchè non vadano persi tutti i sacrifici fatti per la loro azienda dai due fratelli Prem e Tarsem”.

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