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Morte Michele Merlo, i Nas accusano i medici: “Sintomi trattati con superficialità”

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Credit: Instagram

Morte Michele Merlo, i Nas accusano i medici: “Sintomi trattati con superficialità”

Il cantante Michele Merlo, morto a giugno per una leucemia fulminante, aveva riportato sintomi trattatati con “superficialità” dai medici che lo hanno visitato, “compromettendo l’esito delle cure”. È quanto hanno trovato i carabinieri dei Nas durante indagini sul decesso del 28enne, a 11 giorni da quando aveva segnalato ai medici i sintomi della leucemia, primo tra i quali un vistoso ematoma sulla coscia.

Il 26 maggio, il cantante era stato visitato dal proprio medico di base poco dopo essersi recato al pronto soccorso di Cittadella, dove nella scheda del triage era stata indicato che il paziente aveva riportato un “ematoma alla coscia, da circa una settimana” e “nega traumi”. Il medico di base aveva invece attribuito l’ecchimosi a uno strappo muscolare, sostenendo che Merlo gli avesse riferito di essersela procurata durante un trasloco.  Secondo i periti della procura, se durante la visita il medico avesse valutato i sintomi diversamente e ordinato gli esami del sangue, Merlo “avrebbe avuto una probabilità di sopravvivenza compresa il 79 e l’87 per cento”. Il giovane non si è recato al successivo appuntamento con il medico di base, programmato per il 31 maggio, presentandosi il 2 giugno all’ambulatorio di continuità assistenziale di Vergato, dove il medico che lo ha visitato gli ha invece diagnosticato una tonsillite. Secondo i Nas, sia nel caso del medico di base che della visita in ambulatorio, emergono a carico dei due medici “evidenti responsabilità”. Questo perché “trattando con superficialità i sintomi suggestivi di leucemia, ne ritardavano la diagnosi compromettendo l’esito delle cure”, riporta un’informativa dei carabinieri risalente al 17 giugno, tra gli atti dell’indagine messi a disposizione delle parti e citata dal Corriere del Veneto.

Attualmente l’unico indagato per la morte dell’ex concorrente di Amici e X Factor è il medico di base, il 40enne Pantaleo Vitaliano. Invece nel caso del medico dell’ambulatorio di Vergato che lo ha visitato, i periti della procura ritengono che “nessuna terapia somministrata il 2 giugno avrebbe evitato il decesso” anche se “la sua condotta non ha incluso un’attenta anamnesi e un esame obiettivo completo”. Il giorno successivo alla visita all’ambulatorio, Merlo è stato portato privo di sensi all’ospedale di Bologna, dove i medici gli hanno diagnosticato la leucemia, senza riuscire a salvarlo.

Agli atti dell’indagine, vicina alla conclusione, è inclusa anche una relazione degli ispettori dell’azienda sanitaria locale che non attribuisce responsabilità al medico di base.  “Non emergono rilievi particolari sulla gestione del paziente”, afferma la relazione, “soprattutto in considerazione che il sig. Merlo non si è presentato al controllo suggerito”. Secondo i Nas invece, Vitaliano avrebbe trattato l’ematoma come uno strappo muscolare “senza tener conto che il giovane deambulava senza alcun problema nonostante la vastità dell’ematoma doveva far supporre uno strappo particolarmente doloroso” e “senza approfondire ulteriormente con le necessarie indagini diagnostiche”.

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