Icona app
Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Banner abbonamento
Cerca
Ultimo aggiornamento ore 07:00
Pirelli Summer Promo
Immagine autore
Gambino
Immagine autore
Telese
Immagine autore
Mentana
Immagine autore
Revelli
Immagine autore
Stille
Immagine autore
Urbinati
Immagine autore
Dimassi
Immagine autore
Cavalli
Immagine autore
Antonellis
Immagine autore
Serafini
Immagine autore
Bocca
Immagine autore
Sabelli Fioretti
Immagine autore
Guida Bardi
Home » Cronaca

Minorenne vittima di stupro e incinta: quali tutele? Quali conseguenze?

Immagine di copertina

A Busto Arsizio una 11enne vittima di stupro ha dato alla luce un neonato. Che ora è stato affidato a un’altra famiglia. Per la minore il trauma potrebbe essere irreparabile. Il suo caso fa emergere i limiti del sistema di norme e prevenzione

Premesse doverose. Circa un mese fa, è emersa la storia di una ragazzina di 11 anni di Busto Arsizio che ha subito una terribile violenza sessuale nell’estate del 2021. Violenza perpetrata, sembra, da un vicino di casa nonché persona vicina alla famiglia. A seguito di questa violenza, la ragazzina è rimasta incinta. Secondo quanto emerso dalle varie testate che hanno seguito la vicenda, sembrerebbe che la gravidanza sia stata scoperta al quarto mese, in seguito a un malessere della bambina. Non sono ad oggi noti molti particolari della vicenda. Giustamente, si è deciso di proteggere la privacy di questa persona poco più che bambina. Quello che si sa è che, scoperta la gravidanza, sono stati subito effettuati i test del DNA che hanno levato ogni dubbio: il padre era il vicino di casa 27enne. Ora è arrivata anche la condanna. È da escludere che il neonato, che ora ha 14 mesi, possa venire dato alla madre naturale 11enne, tantomeno al padre, che per i prossimi dieci anni sarà in carcere. Da poco invece la ragazzina ha riallacciato i rapporti con i suoi genitori: la piccola infatti era stata data in affidamento in quanto la sua famiglia non era stata reputata idonea per prendersi cura di un minore.
Non si intende in questa sede, in alcun modo, andare a scandagliare le vicende private della minore e della sua famiglia. Si intende invece proporre una riflessione, supportata da pareri tecnici, sull’attuale legge che disciplina l’aborto in Italia, la 194, in casi così delicati in cui il primo e unico scopo deve essere proteggere la salute psicofisica della vittima. Alcune domande restano infatti inevase: in circostante tragiche e complesse come queste, siamo dotati di un valido supporto legislativo? In quale modo viene tutelata la salute psicofisica della ragazzina, quando il minore, in questo caso è poco più di un bambino? Le leggi sono aggiornate rispetto ai cambiamenti della società e alle esigenze psicofisiche della gioventù di oggi? I deboli possono contare su un ventaglio di possibilità valido per affrontare tali drammaticità? Viene offerto realmente questo ventaglio di possibilità? Ne abbiamo parlato con Mauro Grimoldi, Psicologo giuridico, Coordinatore del Tavolo sui diritti relazionali istituito nel 2022 dal Garante Regione Lombardia Infanzia e Adolescenza.
Mauro Grimoldi ha collaborato per 18 anni con il tribunale penale per i minorenni di Brescia, è consulente tecnico e perito per i tribunali di Milano, di Piacenza e di Monza su questioni penali e che riguardano l’affidamento e il collocamento di minori a rischio. Come interpretare la vicenda?

«Difficile dire quello che sta sperimentando e ha sperimentato questa ragazzina di 11 anni – età che soprattutto nell’epoca moderna significa ancora non essersi distanziata dagli orizzonti culturali dell’infanzia –  in un periodo in cui noi tradizionalmente ci affidiamo ad altre figure adulte che dovrebbero tutelarci. Qui è evidente che la dimensione di tutela e sicurezza è venuta meno. Ciò che la ragazzina soffre è il fatto di essere stata lasciata andare, esposta a una dimensione di rischio di cui ha già fatto le spese. La bambina, allora, a 10 anni, se non è vissuta in un contesto troppo compromesso, si poteva aspettare di essere protetta. Anzitutto dalla violenza, da una persona che ha potuto esercitare una forma di abuso senza che intervenissero meccanismi di protezione. E poi la gravidanza, un altro grande tema. Una gravidanza portata avanti. C’è da domandarsi seriamente come questa ragazzina abbia potuto vivere quel tempo lungo».

Quanto una bambina di 11 anni può scegliere effettivamente di avere una gravidanza?
«Questo non lo sappiamo. Non ci è noto. Che cosa abbia potuto capire quella particolare ragazzina, con la sua storia, se abbia potuto fare proprio qualcosa di quello che stava succedendo e di quello che sarebbe successo dopo. Incluso il fatto che il bambino che sarebbe nato da questa gravidanza lei non lo avrebbe potuto conoscere, crescere, seguire. Cosa questa ragazzina ha potuto sentire di quello che le stava succedendo? Sicuramente una ragazzina di 11 anni ha qualche strumento per capire cosa le sta capitando, ma affrontare una gravidanza a 11 anni? Avrà potuto costruirsi una rappresentazione molto semplificata di quello che le stava succedendo, di quel qualcosa di ingovernabile che cresceva nel suo corpo. Questo non significa che per esempio non abbia potuto avere paura o instaurare un legame affettivo con il bambino che sapeva che avrebbe generato. Questo noi non lo sappiamo. E’ piuttosto sorprendente che questa gravidanza sia stata portata a termine, questo sì. Per cui c’è da interrogarsi sul processo decisionale.
Se c’è qualcosa che può provocare un trauma nella storia di un essere umano, questa è la violenza sessuale. Ci sono altre forme di violenza che producono effetti devastanti dal punto di vista psicologico, ma la violenza sessuale, soprattutto se esercitata in giovanissima età a volte produce addirittura l’interruzione dei processi di pensiero. Un bambino violentato spesso non riesce più a pensare, si evidenziano dei veri e propri ritardi dello sviluppo cognitivo».

Cosa pensa di un’opzione alternativa, ossia l’aborto al quarto mese?
«Poteva essere valutata, certo, perseguendo il principio del superiore interesse della minore. Apparentemente l’interruzione volontaria di gravidanza in questo caso poteva essere un elemento di tutela. Ma perché? Perché non ci sarebbe stato tutto quel tempo. Nove mesi passati in una situazione che per una ragazzina di quella età non può essere totalmente pensabile. E ciò che non può essere pensato genera il trauma. Il trauma fa diventare il soggetto sintomatico perché non riesce a essere metabolizzato dalla psiche dell’individuo. L’evento traumatico, così, torna in varie forme nella storia di vita della persona. Non lo lascia dormire, si presenta in forma di incubi, di pensieri intrusivi durante la veglia, di sintomi somatici, in alcuni casi perfino con fenomeni simili ad allucinazioni. Tutto questo sempre perché il soggetto non riesce a metabolizzare quell’esperienza. Quindi mi chiedo: questa bambina di 11 anni in tutto il tempo della gravidanza che cosa avrà sentito, che cosa sarà riuscita a pensare?
Se non è riuscita, come è probabile, a rendere pensabile quello che le stava succedendo, ogni giorno di quella gravidanza è stato un trauma che, a strati, si sono sovrapposti l’uno all’altro. Allora penso che ridurre il tempo di quella stratificazione del trauma avrebbe potuto proteggere quella ragazzina. Questo senza evocare gli altri eventi che ha dovuto subire, come il parto cesareo e l’abbandono forzato del bambino. E’ naturale pensare che una scelta diversa potesse essere più tutelante per la minore. Fatto salvo che una vera analisi del caso si può fare solo con l’incontro soggettivo con quella particolare ragazza.
Non si può dire in assoluto che sia stata una scelta sbagliata portare a compimento la gravidanza, ma in astratto, sembra più traumatico così. Partirei dal presupposto che è necessario indagare da dove sia venuta la scelta di tenere il bambino, il che definisce tutto l’orizzonte delle tutele».

Il caso, data l’età della ragazzina, è molto delicato e particolare.

«Ho seguito molti casi, dai 14 anni in su, in situazioni simili. Mi chiedo: se una ragazza di 14 o 15 anni, molto più strutturata di una bambina di 11, non riesce a pensare al frutto di una violenza che si trasforma in una realtà che si ripete ogni giorno, può farlo una bambina di 11 anni?
Mi chiedo se un’eventuale interruzione di gravidanza al quarto mese potesse essere considerata alla stregua di un aborto terapeutico, nel caso, non peregrino, in cui il sistema giudiziario dovesse intervenire e porre delle protezioni intorno a questa ex bambina che ha dovuto crescere troppo presto. E’ una grande domanda in cui rientra il rispetto delle leggi. La mia esperienza mi porta a esprimere grande fiducia nei confronti dei nostri tribunali, dove lavorano persone straordinarie che sanno assumersi ogni giorno grandi responsabilità. L’istituzione surroga, fa da protesi, supporta. E risponde a domande scomode, anche sull’opportunità, per questa ragazzina, di portare avanti una gravidanza difficile. Sarebbe stato doveroso. Almeno poterselo chiedere».

Ti potrebbe interessare
Cronaca / Concerto primo maggio 2024, strade chiuse e linee bus deviate: tutte le info
Cronaca / Concerto primo maggio 2024, la location: il Concertone si sposta al Circo Massimo
Cronaca / Papa Francesco contro le fabbriche di armi: “Terribile guadagnare con la morte”
Ti potrebbe interessare
Cronaca / Concerto primo maggio 2024, strade chiuse e linee bus deviate: tutte le info
Cronaca / Concerto primo maggio 2024, la location: il Concertone si sposta al Circo Massimo
Cronaca / Papa Francesco contro le fabbriche di armi: “Terribile guadagnare con la morte”
Cronaca / Cesena, colpisce la moglie con un martello e le stacca l’orecchio a morsi. Uomo in fuga
Cronaca / 1 maggio 2024: supermercati e negozi aperti o chiusi in Italia per la Festa dei lavoratori. Info e orari
Cronaca / Udine, dimesso due volte dal pronto soccorso: muore due giorni dopo
Cronaca / Saman Abbas, i giudici della Corte di Assise: “Forse uccisa dalla madre, il motivo non fu il no alle nozze”
Cronaca / La mamma mette vino nel biberon: bimbo di 4 mesi in coma etilico
Cronaca / Casa di Montecarlo, Fini condannato a 2 anni e 8 mesi
Cronaca / Il trapper Baby Gang è finito di nuovo in carcere a Milano