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Migranti, stretta al confine italo-francese di Ventimiglia: “Minori rimandati indietro”

Immagine di copertina
credit: ansa foto

Dopo gli scontri sulle Ong tra Italia e Francia, le cose al confine tra i due Paesi sono cambiate. Macron sta mantenendo fede alle “minacce” e ha inasprito i controlli, specie al confine di Ventimiglia. A 7 Km dal confine francese, Ventimiglia, “la porta occidentale d’Italia” rappresenta per centinaia di migranti in viaggio l’ultimo stallo, il più duro per la vicinanza con il traguardo, in vista della destinazione sperata.

In particolare, è stato lo sbarco dei 230 naufraghi salvati dalla nave Ocean Viking di Sos Méditerranée, avvenuto venerdì 11 novembre nel porto di Tolone, a scatenare il botta e risposta tra il governo italiano e il ministro dell’interno francese Darmanin. Mentre le persone venivano portate in una “zona di attesa internazionale”, eccezionalmente creata nei pressi di Tolone, per l’identificazione e la verifica dell’ammissibilità delle richieste d’asilo, il ministro di Macron annunciava la ritorsione nei confronti di Roma per la mancata apertura dei porti: la fortificazione del confine di Ventimiglia, con lo schieramento di 500 agenti, e la sospensione della ricollocazione di 3.500 rifugiati provenienti dall’Italia.

Non solo la Francia ha rinforzato i controlli, ma “spesso rimandano indietro dei minori cambiando l’età e questo va contro il trattato di Dublino” È la denuncia del direttore della Caritas Intemelia, Organizzazione di Volontariato di Ventimiglia, Christian Papini. “Sono pochissimi i migranti in transito a Ventimiglia che vogliono restare in Italia. Quasi tutti mirano alla Germania, alla Svezia e all’Olanda” ha aggiunto Papini ai microfoni di Radio Cusano Campus.

“I francesi rimandano indietro i minori e le famiglie e alla fine i migranti pagano 300 euro i passeur” ha spiegato Papini. I passeur sono persone, spesso migranti a loro volta, che non sono riusciti a integrarsi, che hanno una regia dietro. Si fanno pagare per far passare i migranti e poi non li aiutano. “Il nostro ruolo è fare quello che dovrebbe fare lo Stato, cioè fare accoglienza, dare da mangiare, consulenza psicologica, tutto questo lo facciamo con altre associazioni. Le condizioni in cui arrivano i migranti sono pessime, spesso sono stremati, specialmente quelli che arrivano dalla rotta balcanica”.

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