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Matteo Messina Denaro, il super latitante tradito dal tumore: ecco come si è arrivati alla cattura

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Matteo Messina Denaro, il super latitante tradito dal tumore: ecco come si è arrivati alla cattura

La pista del tumore è stata decisiva nella cattura del boss Matteo Messina Denaro. Circa sei mesi fa i Carabinieri del Ros hanno avuto una segnalazione: Messina Denaro era fortemente provato da un tumore. Così malmesso da essere obbligato a sottoporsi a importanti cure, vicino casa.

S&D

Sono questi gli indizi che hanno guidato i carabinieri, i quali si sono messi subito sulle tracce di pazienti in cura nelle strutture oncologiche siciliani che avessero le stesse caratteristiche. Lo riporta Repubblica.

Qualche mese fa c’era stato un blitz a Messina, culminato in un nulla di fatto. Nei mesi estivi, infatti, diverse voci sostenevano la tesi secondo cui Messina Denaro si trovasse in Sicilia, proprio per sottoporsi alle giuste cure. Ma come accadde in tutte le migliori occasioni di cattura, anche la missione di mesi fa, non portò a niente.

La pm Teresa Principato, uno dei magistrati che ha dedicato parte della sua vita alla caccia del boss, aveva raccontato a Repubblica: “Ogni volta che eravamo vicini al latitante accadeva sempre qualcosa. C’erano spifferi, notizie, che in un modo o nell’altro trapelavano. Accadevano troppe cose strane intorno alla nostra indagine. Sapevo che così non l’avremmo mai arrestato. E allora iniziai a indagare su una talpa in Tribunale. Che non ho mai trovato. Siamo di fronte a un grande latitante di mafia che ha un rapporto forte con la massoneria e la politica. E questo è il vero motivo per cui non è stato ancora arrestato”.

“Matteo – ha spiegato la magistrata a capo delle indagini fino a pochi anni fa – ha avuto uomini fidati in tante amministrazioni: dalle questure ai Servizi. Così, ne sono convinta, riusciva a sapere in tempo reale delle nostre indagini. Ed è sempre riuscito a fuggire”.

Di Matteo Messina Denaro si sapeva fosse un latitante che si muoveva spesso, anche all’estero. Che avesse un problema agli occhi e di un vecchio tumore che gli dava il tormento. Poi la soffiata che parlava di un “malato terminale”. Tutto portava ad Andrea Bonafede, in cura dal 2020 presso la clinica La Maddalena di Palermo. Lo stesso che questa mattina, da vero latitante, ha tentato la fuga dalla finestra del bar.

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