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Lettera di Tiziano Renzi al figlio Matteo: “Boschi, Bonifazi e Bianchi, una Banda Bassotti che ha lucrato di te”

Immagine di copertina

L’imprenditore Marco Carrai un “uomo falso”, e tre uomini di peso del Giglio Magico come Maria Elena Boschi, l’avvocato Alberto Bianchi e l’ex tesoriere Pd Francesco Bonifazi liquidati come la “banda Bassotti”. Così scriveva Tiziano Renzi in una lettera al figlio Matteo scritta il 5 marzo 2017, a due settimane dalle sue dimissioni da Presidente del Consiglio. La lettera, di sei pagine, è stata depositata dalla Procura nel procedimento contro Tiziano e la moglie Laura Bovoli (imputati per la bancarotta di tre cooperative), e resa nota da La Repubblica oggi, 14 febbraio 2022. I difensori avevano chiesto di considerarla inammissibile insieme ad altri documenti: il tribunale ha però rigettato l’istanza, ritenendo implicita nella nozione di corrispondenza “un’attività di spedizione in corso o comunque avviata dal mittente mediante consegna di plico a terzi per il recapito”.

La missiva è stata rinvenuta nel computer di Tiziano, ma non è chiaro se sia stata effettivamente inviata. Come ultima modifica porta la data del 5 marzo 2017, pochi giorni dopo le notizie sul suo coinvolgimento nel caso Consip. “Carrai coerentemente non si deve mai più far vedere da me – scrive Tiziano Renzi – uomo falso (…) a fronte dell’ectoplasma e della banda bassotti (Bianchi, Bonifazi, Boschi) che hanno davvero lucrato senza ritegno dalla posizione di accoliti tuoi io sono stato quello che è passato per ladro prendendolo nel c.”.

“E’ dal tempo della provincia che non sono stato messo in condizione di fare un ragionamento completo con te. In questi anni ho avuto la netta percezione, anzi la certezza, di essere considerato un ostacolo e comunque un fastidio. Come sai gli ultimi colloqui erano conditi di rimproveri e di sfiducie preventive”. E ancora: “Riguardo il tuo auspicio che vada in pensione devo con forza affermare che in pensione, dopo una vita vissuta all’avventura, mi ci manda il buon Dio non te (…) una volta mi hai detto con cattiveria che cercavo visibilità, ti sbagliavi io volevo lavorare e lottare per recuperare un’immagine realistica e vera che poteva e doveva servire a te non a me. Io non ho niente da chiedere alla vita di più di ciò che ho”.

Poi aggiunge: “Questa vicenda mi ha tolto la capacità di relazione, tutti quelli che hanno avuto rapporti con me sono stati attenzionati solo per questo fatto, sono il Re Mida della merda, concimo tutti, stanno interrogando tutti, dipendenti e amici è folle (…) devo nascondermi senza aver fatto niente di male. Ora tu hai l’immunità, non esiste più il rischio che tramite me arrivino a te. Spero che inizi una nuova stagione di lotta per i valori che hanno animato la mostra vita, nella contesa occorre attaccare non indietreggiare”.

Dopo aver elencato una serie di bersagli di eventuali cause di risarcimento (compreso Luigi Marroni, il grande accusatore del caso Consip), il padre dell’ex presidente del Consiglio torna infine alla politica, “il mio vecchio amore”. Ed invita il figlio ad essere un leader inflessibile: “la mossa di rimandare le dimissioni è geniale perché ha ridato entusiasmo ai nostri. Tutti hanno capito la posta in gioco. Mi permetto di evidenziare che visto il clima di destra che si respira, non sarebbe male applicare un sano centralismo democratico al partito in questa fase (…) se tu dessi un segnale cacciando coloro che minano l’immagine del partito con continue dichiarazioni di distinguo ne guadagneresti in immagine tu e non perderesti granché sul versante voti come si è visto”.

Per poi concludere: “Certa gente è debole con i forti e forte con i deboli. I voti li prendi tu, quindi che se ne vadano se hanno il coraggio o tacciano fuori dalle sedi giuste per il confronto, un bel deferimento ai probiviri per il non rispetto della linea del partito ti farebbe guadagnare credibilità ed impedirebbe la litania delle divisioni del Pd (…) serve un nuovo partito alla Macron, occorre depurare il Pd a costo di perdere pezzi di apparato al fine di recuperare pezzi di elettorato”. Chiusura con alcuni consigli di “stile”: “Se c’è una critica che è circolata è che tu non hai cagato nessuno… perché avevi tante cose da fare, hai dato un’immagine di supponenza e di autosufficienza e quindi di inutilità alla gente che ha portato tutti a ritenerti arrogante. Che tu lo sia o no credo che chi ha un ruolo pubblico non possa sembrarlo”.

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