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Letta: “Se il successore di Mattarella non sarà eletto a larga maggioranza, il governo cadrà”

Immagine di copertina
Credit: ANSA/RICCARDO ANTIMIANI

Letta: “Se il successore di Mattarella non sarà eletto a larga maggioranza, il governo cadrà”

Il governo Draghi cadrà “la mattina dopo” l’elezione del successore di Sergio Mattarella alla presidenza della Repubblica, se questa non avverrà a larga maggioranza. Lo ha dichiarato Enrico Letta, escludendo che il suo Partito democratico possa mai sostenere Silvio Berlusconi alle prossime elezioni per il capo dello Stato.

S&D

“Non credo che la candidatura di Berlusconi possa essere votata dal Pd e nemmeno da un larga maggioranza”, ha detto ieri Letta alla trasmissione “Cartabianca” su Rai3. “Faccio un unico pronostico: l’elezione del nuovo capo dello Stato non potrà che essere a larga maggioranza o cade il governo”, ha aggiunto il segretario del partito recentemente tornato a guidare i sondaggi. “Il governo ha una larga maggioranza, la più larga maggioranza che c’è e sarebbe una contraddizione totale che minerebbe la stessa tenuta del governo, se l’elezione del presidente della repubblica avvenisse su un candidato di bandiera, come lo sarebbe Berlusconi: il governo cadrebbe la mattina dopo”, ha detto Letta, che ha parlato anche della legge sul suicidio assistito, chiedendo di non fare della norma “una battaglia ideologica”. “Siamo riusciti a ottenere che il 13 dicembre arrivi in aula alla Camera il testo sul suicidio assistito, che oggi è la soluzione più avanzata e in linea con la sentenza della Corte costituzionale. Sono fiducioso che si riesca a coprire un vuoto normativo”, ha detto Letta che sul  referendum sulla liberalizzazione delle droghe leggere ha preferito non esprimersi. “Ho la mia idea ben chiara ma se dicessi come la penso influenzerei il dibattito. Non voglio dividere ma portare il Pd a una posizione comune”.

L’ex presidente del Consiglio è anche tornato a rilanciare l’iniziativa delle Agorà democratiche, per sconfiggere “la destra sovranista che flirta con Orban e con chi comprime i diritti”. “Con un incontro di sigle, di partiti e partitini non ce la faremo mai”, ha aggiunto.

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