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Infermiere del 118 salva la vita ai clienti di un hotel a Roma dopo una fuga di monossido

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Ha salvato la vita a un centinaio di persone, i clienti dell’hotel Raganelli di via Aurelia a Roma, dove si è verificata una pericolosa fuga di gas. Otto persone sono finite in ospedale in codice giallo, ma quasi cento sono state svegliate ed evacuate nel cuore della notte, e ciò ha permesso loro di uscire dall’hotel senza alcuna conseguenza.

Merito della prontezza di un giovane operatore del 118, Danilo Lizzi, calabrese originario di Siderno, intervenuto sul posto per una segnalazione di una bimba di cinque anni che si era sentita male e che aveva sbattuto la testa. La causa era proprio un’intossicazione da monossido di carbonio. “Vedere un genitore in lacrime davanti al figlio piccolo che sta male e ti dice “Grazie, ci hai salvato la vita”, non ha davvero prezzo”, spiega l’infermiere, rimasto intossicato con altre sette persone. Il giovane è riuscito a portare fuori tutti i clienti dell’hotel, insieme con l’autista dell’ambulanza, Marco Trinca, prima dell’arrivo di vigili del fuoco e polizia. Il governatore del Lazio Francesco Rocca gli ha fatto i complimenti: “Ha evitato una tragedia”.

“Quel gas è inodore, se non avessi insistito con il portiere dell’albergo, sarebbero morti tutti nel sonno”, afferma l’infermiere, dimesso dall’ospedale. Fuori pericolo al Gemelli e al San Camillo, tre adulti e tre bambini, turisti di Frosinone venuti a Roma per il concerto di Ultimo. “Ci hanno chiamati perché una bimba era caduta e si era fatta male alla testa, ma quando sono entrato il rilevatore di monossido che abbiamo sulla tuta ha cominciato a suonare – racconta Lizzi -. Il portiere diceva che era un guasto, non mi sono fidato. I bimbi vomitavano, gli adulti avevano mal di testa. Abbiamo svegliato tutti, aperto le finestre, portato fuori gli ospiti. La nostra sala operativa ci ha supportato. Così abbiamo salvato tutte quelle vite”, spiega l’operatore sanitario al Corriere.

“La chiamata dal 112 – racconta l’infermiere – è arrivata poco prima delle tre. Siamo accorsi lì e abbiamo rischiato che l’intervento fosse in realtà una sequela di errori. Devo ringraziare la dirigente del servizio Lucia De Vito perché ha fortemente voluto che fossimo equipaggiati con il rilevatore di monossido di carbonio. Dovrebbero averlo tutti quelli che si occupano di soccorsi. Il dispositivo ha suonato non appena ho messo piede nella hall, il portiere cercava di spiegarci che faceva contatto con qualcosa, che non avrebbe potuto avvertire il proprietario dell’hotel perché era tardi. Mai io e l’autista ci siamo accorti che il pericolo era imminente. Sapevo che non mi stavo sbagliando”, conclude.

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