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Prende il via il processo ad Alessandro Impagnatiello: “Ho distrutto la vita di Giulia e di nostro figlio”. Il padre e la sorella della vittima escono per non ascoltare

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Impagnatiello parla in aula: “Ho distrutto la vita di Giulia e di nostro figlio”. Il padre e la sorella della vittima escono per non ascoltare

Prende il via il processo ad Alessandro Impagnatiello. Il 31enne, accusato dell’omicidio della compagna Giulia Tramontano, incinta al settimo mese, ha preso la parola per dichiarazioni spontanee davanti ai giudici della prima corte d’Assise di Milano. Ad ascoltare l’ex barman, che rischia l’ergastolo, non c’erano però Mario e Chiara Tramontano: quando Impagnatiello ha iniziato a parlare il padre e la sorella della ragazza uccisa a Senago lo scorso maggio sono usciti dall’aula.

“Buongiorno. Grazie per avermi concesso la parola”, ha esordito Impagnatiello, arrivato in aula accompagnato dagli agenti della polizia penitenziaria. Dopo essere stato portato nella gabbia ha pianto e si è asciugato le lacrime con un fazzoletto bianco. “Ci sono tante persone a cui devo delle scuse, ma vorrei rivolgermi a Giulia e alla famiglia. Non ci saranno mai parole corrette da dire. Affronto una cosa che rimarrà per sempre inspiegabile per la disumanità, quel giorno ho distrutto la vita di Giulia e di nostro figlio. Quel giorno con loro me ne sono andato anche io. Anche se sono qui a parlare. Non chiedo che queste scuse vengano accettate, perché sto sentendo ogni giorno cosa vuol dire perdere un figlio. Non posso chiedere perdono, chiedo solo che possano essere ascoltate queste scuse. E questa è l’occasione che ho per farlo. L’unica cosa che faccio la sera è sperare di non svegliarmi più al mattino. Finché sarò qui in eterno dovrò scuse a tutte queste persone”, ha detto Impagnatiello, che ha preso la parola subito dopo la decisione dei giudici di non ammettere in aula le telecamere fino alla lettura della sentenza, accogliendo la richiesta fatta dai suoi avvocati.

Impagnatiello, attualmente detenuto a San Vittore, è accusato di aver ucciso con 37 coltellate la fidanzata nella loro casa di Senago. La giudice per le indagini preliminari Angela Minerva ha riconosciuto tutte le quattro aggravanti contestate dalla procura: premeditazione, crudeltà, vincolo della convivenza e futili motivi. L’eventuale accertamento di un vizio di mente parziale o totale potrebbe evitare a Impagnatiello l’ergastolo. I familiari della vittima chiedono che la “condotta sia sanzionata come merita”, ha spiegato il legale di parte civile Giovanni Cacciapuoti prima dell’inizio dell’udienza. Negli scorsi giorni la sorella Chiara ha chiesto che sia condannato all’ergastolo senza sconti. “Vogliamo sapere di vivere in un Paese giusto. Nulla ci restituirà Giulia, ma la giustizia può alleviare il senso perenne di frustrazione e sconfitta che proviamo dinnanzi alla lapide di mia sorella”, ha detto oggi. “Giustizia per il nipote che non culleremo mai, per la nostra vita distrutta, per i silenzi che accompagneranno ogni Natale, ogni compleanno di Giulia, ogni giorno di festa in cui non saremo più in 5 a tavola. Giustizia per Giulia, che ha perso la vita, la famiglia e non per ultimo, suo figlio Thiago”.

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