Scontri a Genova, due poliziotti ammettono di avere colpito il giornalista Origone
Due poliziotti hanno ammesso di avere colpito Stefano Origone mentre altri due hanno detto di non aver partecipato direttamente ma di avere visto la scena solo alla fine. E’ quanto detto dai quattro agenti che oggi si sono presentati spontaneamente in procura, con i loro difensori Paolo Costa, Aldo Nappi e Rachele De Stefanis.
Nel mirino della procura però ci sarebbero altre due persone che non è escluso possano presentarsi in procura nelle prossime ore come hanno fatto oggi i colleghi.
La ricostruzione degli scontri. Lo scorso 23 maggio, mentre seguiva il comizio di Casa Pound a Genova e gli scontri con gli antagonisti, il cronista di Repubblica Stefano Origone è stato malmenato da alcuni poliziotti nonostante avesse dichiarato di essere un giornalista.
“‘Sono un giornalista’, continuavo a gridare disperatamente. Niente, non si fermavano. Possibile che non sentissero? D’istinto mi sono coperto la testa con le mani. Non so quanto sia durato, probabilmente una ventina di secondi, ma interminabili. E sempre d’istinto mi sono ritrovato in posizione fetale con le mani sul capo e la faccia per terra” sono state le parole di commento di Origone.
“Vedevo anfibi neri. Tanti, intorno a me. Mi rimbombavano nel cervello i colpi dei loro manganelli e delle loro suole. Calci alla schiena, manganellate sulle braccia, sulle gambe, sugli stinchi. Le mani non bastavano a difendermi. Mi stavano ammazzando di botte come nei film che avevo visto sul G8. Sentivo dolore, pregavo che smettessero”. Era stato Giampiero Bove, un poliziotto cui Origone è legato da un rapporto di amicizia, a interrompere il pestaggio. (Qui il racconto del cronista)
La vicenda ha riaperto il tema del comportamento di alcuni componenti delle forze dell’ordine in occasione di eventi pubblici “a rischio” come quello di Genova.