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Home » Cronaca

Giacomo Bozzoli è latitante: la fuga all’estero in Maserati con la moglie e il figlio

Immagine di copertina
A sinistra Giacomo Bozzoli, a destra lo zio Mario

L'uomo è stato condannato in via definitiva all'ergastolo per aver ucciso lo zio e aver gettato il cadavere in un forno della fabbrica di famiglia

Giacomo Bozzoli è ufficialmente un latitante. Il 39enne bresciano, condannato in via definitiva all’ergastolo per l’omicidio dello zio, ha fatto perdere le sue tracce da una decina di giorni.

L’ultimo accesso a WhatsApp risale alle 3.30 della notte fra domenica 23 e lunedì 24 giugno. Secondo fonti investigative citate dalla Rai, l’uomo sarebbe scappato a bordo di una Maserati in un paese confinante con l’Italia insieme alla moglie Antonella Colossi e al figlio di 9 anni.

Gli inquirenti hanno firmato un mandato di cattura internazionale e sarebbero in corso tentativi per convincerlo a tornare.

“Qualunque cosa abbia architettato per avere un futuro da uomo libero, la vedo complicata”, ha dichiarato uno degli investigatori intervistato dal Corriere della Sera. “Le possibilità di farcela – ha aggiunto – sono scarse, tendenti a zero”.

Lunedì 1 luglio la Corte di Cassazione ha confermato per Bozzoli la condanna all’ergastolo già inflitta in primo e secondo grado. All’udienza davanti alla Suprema Corte c’era il padre dell’imputato, Adelio, che aveva detto che il figlio stava aspettando il verdetto dalla sua casa sul Lago di Garda.

Ma quando, dopo la sentenza, i Carabinieri si sono presentati all’abitazione dell’uomo per prelevarlo e portarlo in carcere, non hanno trovato nessuno.

Bozzoli ha ucciso suo zio Mario l’8 ottobre 2015 nella fonderia di famiglia a Marcheno, in provincia di Brescia. Stando alla ricostruzione processuale, lo avrebbe aggredito nella zona vicino ai forni dello stabilimento, poi il cadavere sarebbe stato carbonizzato con l’aiuto di un dipendente, Giuseppe Ghirardini, 50 anni, trovato anche lui morto sei giorni dopo nei boschi di Case di Viso, ucciso da una capsula di cianuro rinvenuta nello stomaco (un suicidio, secondo gli inquirenti).

Nel 2022 i giudici dell’appello hanno stabilito che Giacomo Bozzoli è l’unica persona in cui “è risultato coesistere, unitamente all’odio ostinato e incontenibile (…) nei confronti della vittima, anche l’interesse economico per ucciderla riconducibile agli interessi societari e familiari”.

Mario Bozzoli – 52 anni, fratello e socio in affari del padre di Giacomo – era infatti ritenuto dal nipote “colpevole” di guadagnare dalla società di famiglia alle spalle degli altri componenti e di intralciare i suoi affari.

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