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Frosinone, detenuto spara ad altri tre reclusi: “La pistola arrivata in carcere con un drone”

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Frosinone, detenuto spara ad altri tre reclusi: “La pistola arrivata in carcere con un drone”

Un detenuto di alta sicurezza nel penitenziario di Frosinone ha sparato ad altri carcerati usando un’arma introdotta probabilmente tramite un drone. Una vicenda definita “gravissima e incredibile” dai sindacati della polizia penitenziaria che l’hanno resa pubblica, chiedendo l’intervento del governo.

Il 28enne, detenuto nell’area di alta sicurezza per reati connessi alla camorra, avrebbe sparato ieri tre colpi di arma da fuoco contro alcuni prigionieri con cui aveva discusso, dopo essersi fatto consegnare le chiavi delle altre celle da un agente che aveva minacciato con la pistola. L’uomo era stato autorizzato a uscire dalla cella per fare la doccia quando ha puntato la pistola alla testa del poliziotto penitenziario, secondo la ricostruzione fatta da Donato Capece, segretario generale della sigla sindacale Sappe. “Poi ha raggiunto le celle di altri detenuti, che nei giorni scorsi lo avevano minacciato e picchiato e, dopo avere tentato inutilmente di aprirle, ha sparato all’interno tre colpi di pistola”, ha dichiarato. Secondo Capece, nessuno è stato colpito, ma altre fonti penitenziarie riportate dall’Ansa riferiscono di alcuni detenuti leggermente feriti. “Riteniamo che l’arma sia arrivata con un drone”, ha aggiunto il sindacalista, secondo quanto riporta Afp.

Dopo gli spari il detenuto, che è stato trasferito in un altro penitenziario, ha chiamato il suo avvocato con un telefono cellulare che possedeva illegalmente, dal quale si sarebbe fatto convincere a consegnare la pistola agli agenti intervenuti sul posto. “Cosa che ha fatto, non prima di ingoiare la sim card del telefonino”, ha continuato Capece. “Assurdo e incredibile”.

“Crediamo che serva costituire una vera e propria unità di crisi magari sotto l’egida di Palazzo Chigi”, ha detto il segretario generale della Uilpa polizia penitenziaria, Gennarino De Fazio, sostenendo che “le carceri sono fuori controllo” e che “dal ministero continuano a mostrarsi inermi e inerti”.

A fronte della gravità dell’accaduto, la ministra della Giustizia Marta Cartabia nelle scorse ore ha chiesto al capo del Dipartimento di amministrazione penitenziaria (Dap) Bernardo Petralia, di annullare gli impegni per la giornata di oggi e recarsi di persona al carcere.

Secondo un rapporto del Consiglio d’Europa del 2020, l’Italia è il paese dell’Unione europea in cui le carceri sono più sovraffollate, con 120 detenuti ogni 100 posti, rispetto ai 115 della Francia e ai 70,8 della Spagna.

A giugno aveva suscitato forte scalpore la pubblicazione delle immagini dei pestaggi commessi dagli agenti della polizia penitenziaria nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, in risposta alle proteste dei detenuti durante il primo lockdown, in quella che fu definita una “orribile mattanza” dal giudice per le indagini preliminari che si era occupato del caso. All’epoca Cartabia visitò personalmente il carcere in provincia di Caserta, assieme al presidente del Consiglio Mario Draghi.

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