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Home » Cronaca

Francesca Albanese e la fuga da “In Onda”, svelato il mistero al podcast Tintoria: “Ho detto basta, dovevo venire qui”

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La Relatrice speciale dell’Onu per i territori palestinesi occupati da una parte conferma di avere un appuntamento già concordato, dall'altra rivela di aver preso la palla al balzo poiché indispettita dagli altri due ospiti

Svelato il mistero della fuga di Francesca Albanese dalla trasmissione In Onda: la Relatrice speciale dell’Onu per i territori palestinesi occupati, infatti, doveva registrare una puntata del podcast Tintoria, anche se non ha negato di aver approfittato dell’appuntamento già concordato per andare via dalla trasmissione poiché indispettita dagli altri due ospiti. Albanese, infatti, era ospite della trasmissione di La7 condotta da Luca Telese e Marianna Aprile quando, anche per via di un appuntamento già concordato come sottolineato dal presentatore, ha lasciato gli studi della trasmissione nel momento in cui Francesco Giubilei, anche lui ospite del contenitore d’approfondimento, ha detto di pensarla “come Liliana Segre sul genocidio a Gaza”. La stessa Relatrice Onu ha poi chiarito a Fanpage: “Sono una persona precisa ed ero già stata costretta a un ritardo, ma non accetto di prolungarlo se devo confrontarmi con due persone che non sono preparate sul tema Gaza”. E ha aggiunto che “l’interlocuzione con chi non ha conoscenze del tema è impossibile. Io sono una giurista, una tecnica”.

Nel corso della puntata del podcast Tintoria, registrata pochi minuti dopo la fuga da In Onda, è stata la stessa Francesca Albanese a raccontare quanto accaduto: “Ho commesso l’errore di andare in un’altra di queste trasmissioni televisive, le solite trappole in cui se non si fa la zuffa non si è contenti. Me ne sono andata, ho detto basta. Erano le 21, avevo detto che alle 21 sarei andata via per venire da voi. In taxi, il tassista ascoltava me e le mie collaboratrici. Mi stavo lamentando di come sia stata presa in contropiede. Il tassista mi ha detto che la gente è con me, non c’era motivo di lamentarmi.. Io non perdo la pazienza facilmente, ma sono morte 65mila persone. Non volete chiamarlo genocidio ma ‘pippo’? Va bene…”.

Nel corso del podcast, poi, l’argomento è stato affrontato ulteriormente: “Ho un grandissimo rispetto della senatrice Segre, però in un paese come l’Italia non possiamo continuare a dire che quello che sta accadendo a Gaza non è genocidio perché la senatrice Segre dice che non è un genocidio. Quello che costituisce un genocidio non è determinato dall’esperienza personale di uno o dalle emozioni e dei sentimenti personal. Trovo indegno che in questo paese si continui a dire questa cosa e lo dico con profondo rispetto nei confronti della senatrice Segre e di tutti gli altri sopravvissuti all’Olocausto e agli altri genocidii”.

Nell’intervista a Fanpage, invece, Francesca Albanese era tornata sull’argomento affermando: “Immagini il paradosso di questa situazione: chiamare in causa una persona sopravvissuta all’olocausto e al genocidio. Conosco tantissimi esperti di storia, anche sopravvissuti all’olocausto, che dicono che quello a Gaza sia un genocidio. Ma siccome la posizione della senatrice Segre torna utile, si utilizza quella”. E ancora: “Se una persona ha un tumore, non va a farsi fare la diagnosi da un sopravvissuto a quella malattia ma da un oncologo. Ho grandissimo rispetto per la senatrice Segre, una persona che ha vissuto traumi indicibili. Per questo sostengo che ci sono gli esperti e che non è la sua opinione, o la sua esperienza personale, a stabilire la verità su quanto sta accadendo”.

 

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