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    L’Italia divisa in 3 aree di rischio: come funzionano le chiusure nel nuovo Dpcm

    credit: ansa foto
    Di Lara Tomasetta
    Pubblicato il 2 Nov. 2020 alle 16:00 Aggiornato il 2 Nov. 2020 alle 16:04

    Nei prossimi giorni l’Italia avrà un nuovo Dpcm per contrastare l’impennata di contagi da Coronavirus: stamattina, lunedì 2 novembre 2020, il premier Giuseppe Conte si è presentato alle 12 alla Camera dei deputati per presentare le nuove misure restrittive prese dal Governo, di concerto con il Cts, le Regioni, i sindaci e gli enti locali, dopo due giorni di trattative serrate.

    Il premier ha assicurato che non ci sarà alcun lockdown generalizzato, ma che l’Italia verrà suddivisa in tre aree di rischio a seconda della tenuta del servizio sanitario nazionale. Ciascuna delle 20 Regioni sarà inserita in una di queste tre fasce, ognuna delle quali prevedrà dei provvedimenti restrittivi diversi tra loro. Ma cosa prevede questo nuovo sistema di regole?

    Partendo dal presupposto che l’Italia si trova in una fase di transizione verso la fase 4 – ossia il più grave, quello che si verifica in casi di “trasmissibilità non controllata con criticità nella tenuta del sistema sanitario nel breve periodo”- lo scenario 4, secondo l’Iss, si suddivide in tre fasce o aree di rischio: moderata; alta/molto alta per meno di tre settimane consecutive; alta/molto alta per più di tre settimane consecutive, e situazione non gestibile.

    Come riporta il Corriere, a definire la classificazione di una Regione in una di queste aree/fasce sono, ha detto il presidente del Consiglio, 21 criteri, che definiranno un “coefficiente di rischio”: tra questi, ha detto il premier, “il numero dei casi sintomatici, i ricoveri, i casi nelle Rsa, la percentuale di tamponi positivi, il tempo medio tra sintomi e diagnosi, il numero di nuovi focolai, l’occupazione dei posti letto sulla base dell’effettiva disponibilità”.

    Come ha specificato Conte sarà il ministro della Salute a stabilire se una Regione rientra in una fascia piuttosto che in un’altra, sulla base di un monitoraggio settimanale, coordinandosi con il presidente della Regione stessa. La permanenza di una Regione all’interno dell’aerea dipenderà dai dati. Ma non è stato ancora specificato quali saranno le misure che scatteranno nelle diverse fasce.

    Per le regioni nell’area a rischio moderato varranno – anche se non ancora confermato – le regole stabile a livello nazionale. In caso di passaggio in categoria a rischio alto, scatteranno in automatico misure più restrittive; se poi passasse alla categoria “rischio molto alto, le misure si farebbero ancora più rigide, ossia “restrizioni generalizzate con estensione e durata da definirsi rispetto allo scenario epidemiologico”, accanto alle “limitazioni della mobilità da/per le zone interessate”, ma anche la “chiusura delle strutture scolastiche/universitarie”, sempre per l’estensione e la durata richieste dall’andamento dell’epidemia, “ed attivazione della didattica a distanza sempre ove possibile”.

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