Delitto di Garlasco, il legale di Sempio: “Il concorso nell’omicidio è un escamotage per accusare Andrea”
Le parole dell'avvocato Massimo Lovati: "Noi come Don Chisciotte"
All’indomani dell’incidente probatorio che punta a riscrivere la storia del delitto di Garlasco, Massimo Lovati, legale che insieme ad Angela Taccia, difende Andrea Sempio, nuovo sospettato dell’omicidio di Chiara Poggi, torna a criticare la nuova inchiesta della procura di Pavia. “Noi siamo come Don Chisciotte contro i mulini a vento. Questa è una inchiesta insidiosa e il concorso nell’omicidio di Chiara Poggi è solo una diavoleria per riaprire nuove indagini e accusare Andrea Sempio – ha affermato l’avvocato – Io cerco di arginare ma andremo avanti così fino alla fine”. Secondo Lovati “il concorso tra più persone si deduce dal fatto. E il fatto è che sulla scena del crimine c’è una impronta sola ed è a pallini”. Il legale, poi, ricorda che il decreto di archiviazione della precedente indagine su Andrea Sempio “non è stato impugnato. E invece hanno inventato l’escamotage di un complice per iscrivere un nuovo fascicolo”. E a gli chiede come sta il suo assistito, Lovati risponde: “Andrea? Sta come sempre e resiste. I suoi genitori invece non stanno bene, sono ammalati”.
Andra Sempio è indagato per concorso in omicidio perché, questa sarebbe la convinzione della procura, Chiara Poggi sarebbe stata uccisa da almeno due persone. Gli inquirenti sarebbero arrivati a questa ipotetica ricostruzione sulla scia della rilettura degli atti dell’inchiesta del 2007 e dell’esito dell’autopsia, che fu depositata il 5 novembre di quell’anno, dal dottor Marco Ballardini. Secondo quanto rivela Il Messaggero, infatti, nel referto dell’autopsia si leggeva: “Ove non si voglia ipotizzare l’impiego di più strumenti, si deve altresì riconoscere che lo strumento in discussione è stato talvolta impiegato in modo non contusivo”. Il riferimento è in particolare alle lesioni riscontrate nelle palpebre superiori, “una per lato, prevalentemente trasverse, che evocano una superficiale violenza con un mezzo dotato di un filo piuttosto tagliente e/o di una punta acuminata che abbia superficialmente strisciato sul tegumento palpebrale”.