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Home » Cronaca

Partorì la figlia mentre era in coma, dopo 2 anni la abbraccia per la prima volta

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Cristina Rosi abbraccia per la prima volta la sua Caterina. Una bimba che non aveva visto nascere, perché era entrata in coma al settimo mese di gravidanza. Ma dopo tanto tempo, quasi due anni, mamma e figlia si sono riunite. Il marito Gabriele: “Un sogno che si avvera”.

S&D

Nel luglio 2020 Cristina entrò in coma per un arresto cardiaco. Mancavano due mesi al parto e Caterina venne fatta nascere con un cesareo. Il tempo trascorso senza ossigeno provocò però dei danni ed entrambe furono ricoverate in ospedali diversi: Cristina in una clinica specializzata a Zirl, in Austria, Caterina in Italia. Solo a dicembre la donna si è svegliata e ha pronunciato è “mamma”.

Ora ha visto Caterina per la prima volta. Qualche ora insieme alla sua piccola prima del ritorno alla riabilitazione all’istituto di Agazzi ad Arezzo. Ma presto tornerà nella sua casa di Monte San Savino. Al Corriere della Sera il marito Gabriele Succi aveva detto prima dell’incontro: “Non so cosa succederà, non so se riusciranno a riconoscersi l’un l’altra perché entrambe hanno problemi neurologici e non sono autosufficienti. Non riesco neppure a capire se mia moglie riconosce me ogni volta che la vedo. Lei sorride, sorride a tutti”.

“Clinicamente Cristina sta bene ma visto che ha rischiato di morire va bene così”. La famiglia è pronta a gestirle entrambe, in una casa adeguata per accogliere il personale sanitario. Una raccolta fondi ha permesso di curare Cristina in Austria. Gianna Nannini, la sua cantante preferita, le ha mandato due messaggi: “Ciao Cristina, sono Gianna, ho saputo che ti sei svegliata e sono veramente felice per te, spero di incontrarti appena possibile. Un bacio enorme e un abbraccio infinito”. E sono proprio le canzoni della Nannini a dare speranza a Gabriele: “Quando le metto le su, le canta a memoria, quindi vuol dire che ricorda”.

Dopo l’arresto cardiaco e il parto d’urgenza le condizioni di Cristina erano apparse irreversibili. Sono stati l’amore e la caparbietà del marito a smuovere gli animi dei medici e  i cuori degli aretini: con una raccolta fondi infatti è riuscito a portare la moglie in una struttura austriaca – un’eccellenza europea della riabilitazione neurologica – che ha ridato loro speranza.

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