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Cesena, l’educatore è gay, annullato il centro estivo in parrocchia. L’ira del sindaco: “Ritorno al Medioevo”

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Non può fare l’educatore nel centro estivo perché è gay. E così la Diocesi annulla tutto. Fa discutere quanto accaduto a Cesena, dove il centro estivo Grest è saltato perché si è scoperto che l’educatore è omosessuale, a seguito di una foto di un bacio postata sui social. La Diocesi ha ordinato al parroco di sospenderlo dall’incarico, pur senza cacciarlo.

“Essendo gay il giovane non è proponibile come educatore delle giovani generazioni”, così il centro estivo che doveva aprire i battenti all’interno di una parrocchia della periferia cesenate è stato annullato a pochi giorni dal via. Una decisione arrivata all’improvviso che ha subito creato disagio alle famiglie della zona, che avevano prenotato il posto per i loro figli, come già avvenuto negli anni precedenti.

Un problema organizzativo non da poco, con la fine della scuola e genitori che lavorano o non hanno la possibilità economica di andare in vacanza. L’educatore in questione, maggiorenne, faceva parte di un ristretto gruppo di giovanissimi che si sarebbe dovuto occupare delle attività del centro. C’erano già stati incontri con i genitori e come detto si trattava di un’iniziativa che si ripeteva da qualche anno, con lo stesso gruppo di ragazzi chiamato ad occuparsi dei momenti estivi dei più piccoli. In questo modo i genitori potevano andare a lavorare serenamente anche in questo periodo di scuole chiuse e senza sovraccaricare i nonni.

Come riporta il Corriere della Sera, l’inaspettata decisione di annullare tutto arriva come un fulmine a ciel sereno il 12 giugno nella chat delle famiglie iscritte al centro. “Per qualsiasi cosa restiamo disponibili ma purtroppo il centro estivo non ci sarà”, ha spiegato il sacerdote. Il giovane educatore, maggiorenne, era stato visto in una fotografia postata sui social mentre si baciava con un altro ragazzo. Da qui l’intervento del parroco che gli ha comunicato: “Puoi sicuramente continuare ad organizzare il centro estivo. Ma così stando le cose non potrai fare l’educatore”.

Così il ragazzo ha deciso di rinunciare del tutto ad organizzare il centro estivo. Rimaneva solo un altro maggiorenne tra i responsabili e, avendo poco tempo prima dell’inizio per sostituirlo, si è deciso di far saltare tutto. “È una vicenda per tutti noi dolorosissima che ci ha lasciato una profonda sofferenza”, fa sapere una fonte della parrocchia. “L’organizzatore ha scelto di ritirarsi e non c’è stato modo di porre rimedio in tempi brevi. Una consistente fetta dei bambini che frequentavano questo centro estivo ha ripiegato trovando spazio ed accoglienza in un analogo spazio di una parrocchia non molto distante da qui”, spiega al Corriere una collaboratrice della parrocchia.

Per i bambini quindi si è reso necessario il trasferimento all’altro centro, distante un chilometro e mezzo. Una decisione che ha fatto storcere il naso a molti genitori, visto che negli anni precedenti si erano trovati bene con il centro estivo travolto ora dalle polemiche. “Il parroco non è qui con noi da tanto – prosegue la collaboratrice al Corriere –. Ciò che ha potuto fare è stato rivolgersi ai suoi superiori. Che, rispettosi delle regole, hanno detto “no” a che l’organizzatore potesse continuare a fare anche l’educatore. Il discorso è allo stesso tempo semplice e molto complesso. La Chiesa continua a dibattere sulle questioni legate all’omosessualità così come su altri grandi temi come la genitorialità ed i suoi molteplici aspetti “moderni”. Ad ora però le regole sono chiare e non si può dare ai bimbi di un centro estivo l’input che avere un educatore omosessuale sia la normalità. Decisamente il parroco non poteva far altro. Purtroppo nelle parrocchie gli adulti che si prodigano per il bene comune sono sempre meno. Per i giovani ancora minori che in futuro diventeranno referenti del centro estivo qui stiamo organizzando attività estive che ne contribuiscano alla formazione. Resteranno in parrocchia a prepararsi per il domani. Ma per il centro estivo 2023 non c’è stato tempo di riorganizzare”.

Dopo le inevitabili polemiche, la Diocesi di Cesena ha provato a spiegare il suo punto di vista: “La Chiesa di Cesena-Sarsina è una casa aperta e accogliente verso tutti. L’episodio spiace e rattrista. Con questi sentimenti la Diocesi di Cesena-Sarsina intende offrire, nella complessità della vicenda, un chiarimento circa quanto avvenuto in un centro estivo parrocchiale. Spiace per la sofferenza arrecata a quanti sono stati coinvolti in maniera diretta e per quella portata alla comunità. Rattrista il clamore mediatico con cui si stanno alimentando opposte fazioni. Il tema è molto delicato e quanto accaduto non riguarda un giudizio sui singoli o una discriminazione sui diritti”, fa sapere in una nota.

“Proprio in questi anni e in questi mesi la Chiesa con il Sinodo si interroga su come andare incontro alle persone che si sentono escluse dalla comunità in ragione della loro affettività e sessualità. È una domanda che rimane aperta e sulla quale anche la Chiesa di Cesena-Sarsina è in cammino. Sul fatto specifico riproposto dalla cronaca odierna, la Diocesi precisa che a nessuno è stata impedita l’organizzazione del Centro estivo. Questione diversa è il mandato educativo chiamato a trasmettere i valori cristiani. Resta ferma la disponibilità del Vescovo a incontrare le persone nel rispetto delle loro scelte di vita. La Chiesa di Cesena-Sarsina è una casa aperta e accogliente verso tutti”, aggiunge al Corriere Francesco Zanotti, direttore del Settimanale di informazione Corriere Cesenate edizioni di Cesena, Faenza e Ravenna.

Durissimo il commento del sindaco di Cesena, che parla di ritorno al Medioevo. “Pensavo che il Medioevo fosse ormai alle nostre spalle e che episodi di discriminazione come questo, inaccettabili, fossero estranei alla nostra città. Evidentemente mi sbagliavo”, commenta Enzo Lattuca. Forti critiche anche da parte dell’Arcigay: “La vicenda dell’educatore del centro estivo di una parrocchia del Cesenate, sollevato dall’incarico perché omosessuale, è doppiamente violenta”, sottolinea Gabriele Piazzoni, segretario generale di Arcigay.

“Lo è innanzitutto perché un ragazzo giovanissimo ha subìto un outing ed è stato pubblicamente sanzionato dal parroco per il suo orientamento sessuale, con conseguenti marginalizzazione e allontanamento. Ma lo è doppiamente perché le voci che commentano sulle pagine di cronaca questa vicenda, concentrano tutta l’apprensione sul centro estivo saltato e le famiglie lasciate senza un servizio, come fosse un inceppo nel sistema di welfare. No: è una storia di odio e di violenza. Proprio per questo trasmettiamo tutta la nostra solidarietà al ragazzo e alle altre persone, in particolare quelle giovani, che da questi adulti ricevono pessimi insegnamenti”, conclude Piazzoni.

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