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Caso Alpi, il gip non archivia. Gritta Grainer a TPI: “Il popolo italiano vuole verità su Ilaria e Miran”

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Disposte nuove indagini sul caso dei giornalisti assassinati in Somalia. Intervista all'ex parlamentare che si è battuta per la verità al fianco dei coniugi Alpi

Caso Alpi, il gip non archivia. Gritta Grainer a TPI: “Il popolo italiano vuole verità su Ilaria e Miran”

“Il primo pensiero, in questo giorno, deve andare a loro: Luciana e Giorgio Alpi. Senza di loro non saremmo arrivati nemmeno fino a qui, il caso sarebbe stato archiviato molto prima”. Mariangela Gritta Grainer, ex parlamentare e presidente dell’associazione Ilaria Alpi, raggiunta telefonicamente da TPI, commenta con queste parole la decisione del gip di Roma di non archiviare il caso Alpi-Hrovatin e disporre nuove indagini.

S&D

Autrice insieme a Luciana e Giorgio Alpi e al giornalista Rai Maurizio Torrealta del libro L’esecuzione – Inchiesta sull’uccisione di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin (Kaos, 1999), Gritta Grainer ha continuato dopo la morte dei coniugi Alpi a chiedere verità e giustizia sull’omicidio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, avvenuto a Mogadiscio, in Somalia, il 20 marzo 1994.

Insieme alla Fnsi, Usigrai, Articolo21 e all’Ordine dei giornalisti, ha lanciato la campagna #NoiNonArchiviamo, contro la richiesta di archiviazione del caso. Oggi, 4 ottobre, il giudice, accogliendo in buona parte le istanze presentate dalle parti offese, ha disposto nuove indagini da completare entro 180 giorni.

Mariangela Gritta Grainer, possiamo parlare di una buona notizia.

È una buona notizia. Non conosciamo ancora nel dettaglio le motivazioni, ma per il fatto che si siano riaperte le indagini mi pare si possa esultare. Voglio usare questo termine, poi vedremo.

Un passo comunque indispensabile per avere nuovi chiarimenti.

Certo. Noi ce l’aspettavamo che non si potesse archiviare, dopo tutte le novità che ci sono state negli ultimi due anni. Però 25 anni sono tanti. Sono trascorsi tra depistaggi e omissioni, quindi avevamo timore che si potesse chiudere adesso che non ci sono più neanche Giorgio e Luciana.

Il gip ha chiesto di ascoltare il direttore dell’Aisi per verificare la “persistenza del segreto” sull’identità dell’informatore di cui si fa riferimento in una nota del Sisde del 1997.

Non è una novità assoluta. Sono già stati ascoltati, ma non si è potuto rivelare il nome. Le testimonianze però ci sono già.

Io credo che si sappia già tutto, rimane solo da scoprire chi ha occultato e depistato. A quel punto sapremo tutta la verità. Credo si debba partire da lì adesso.

Tutto quello che è successo quel 20 marzo, ma anche prima e poi dopo, nel corso di questi 25 anni di indagine, si sa tutto ormai attraverso documenti e testimonianze. Ciò che ancora non si sa è chi ha depistato, perché lo abbia fatto, come e su cosa. Bisogna cominciare da qua.

Il gip Andrea Fanelli parla di una vicenda che presenta “lati oscuri” con “episodi quantomeno singolari, se non addirittura dolosi”. Questo sembra in contrasto con la sentenza di Perugia che ha assolto Hashi Omar Hassan, che parlava di “un’attività di depistaggio di ampia portata”.

Il gip è lo stesso che aveva respinto l’archiviazione la volta scorsa, ma non accettando sostanzialmente la tesi di Perugia. Per me è una buona cosa che dica questo, un depistaggio è doloso. Ora bisogna vedere come si svolgeranno le indagini.

In 180 giorni si può arrivare alla verità. Sarebbe un fatto importante anche per ridare dignità alle nostre istituzioni, che non stanno molto bene in questo momento. Anche la giustizia è stata ferita in questi 25 anni, ora c’è l’occasione di attenuare queste ferite. Affinché davvero possa essere amministrata in nome del popolo. Il popolo italiano vuole la verità su Ilaria e Miran.

Luciana e Giorgio Alpi oggi sarebbero contenti.

Credo che il primo pensiero debba andare a loro, perché senza di loro non saremmo arrivati neanche fin qui, avrebbero archiviato molto prima. Un pensiero intenso, di grandissimo affetto e stima che hanno profuso per la ricchezza di verità e giustizia, trasformando il loro dolore in un grande impegno civile, che è un esempio per tutta l’Italia migliore.

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