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Fenomeno sharenting: come tutelare la privacy dei bambini nell’era digitale

Immagine di copertina
Credit: Pixabay

Pubblicare online contenuti multimediali che ritraggono i propri figli è un atto da non fare a cuor leggero. Sul web ci sono malintenzionati pronti a riutilizzare le immagini. E rischiamo di mancare di rispetto agli stessi bambini. I consigli di Unicef su come comportarsi

Essere genitori all’epoca dei social può presentare parecchie insidie. Forse non ci pensiamo, distratti dalla gioia di condividere i momenti più belli che passiamo in compagnia dei nostri figli o nipotini, ma dovremmo sempre preoccuparci di proteggere la privacy online dei bambini.

Dobbiamo infatti tenere presente che i piccoli di oggi costituiscono la prima generazione a crescere con contenuti social, così come i loro genitori rappresentano la prima generazione che può fare la differenza nell’allevare persone consapevoli dell’utilizzo delle tecnologie digitali. 

Per questo è importante essere consci dei rischi che derivano dal cosiddetto “sharenting”, ovvero la pubblicazione online di contenuti multimediali che ritraggono i propri figli, fenomeno recente ma tutt’altro che di poco conto.

Bisogna tenere a mente alcune indicazioni per mettersi al riparo da diversi pericoli legati alla condivisione di contenuti social sui figli, come spiega per Unicef l’esperta Stacey Steinberg, professoressa di legge e direttrice del Center on Children and Families dell’Università della Florida. In primis le famiglie devono far attenzione all’uso lesivo che altri adulti potrebbero fare di tali immagini, andando a danneggiare i nostri ragazzi o i genitori che hanno deciso di rendere pubblici i contenuti; bisogna poi stare attenti all’utilizzo improprio che alcuni professionisti possono fare, creando dossier digitali con le immagini trovate sul web, e in generale cercare di prevenire tutti gli usi illeciti delle foto.

Non bisogna poi dimenticare che in queste scelte di condivisione i figli, specie se piccoli, non vengono coinvolti. Sarebbe invece un’ottima occasione per dare il buon esempio e far comprendere il valore della privacy: così facendo, quando saranno più grandi e potranno usare i social media da soli, conoscerebbero già in maniera chiara l’importanza di non pubblicare immagini di altri senza consenso.

Cosa fare dunque in concreto per proteggere la privacy dei propri figli in un mondo dominato dalla realtà virtuale? Innanzitutto gli adulti dovrebbero evitare di condividere informazioni eccessivamente personali riguardo ai più piccoli, come storie o foto imbarazzanti, anche se ritenute divertenti. Ovviamente, ma è sempre bene ricordarlo, non bisogna mai pubblicare immagini che li ritraggono in una qualsiasi forma di nudità, per evitare che possano essere utilizzate per fini pedopornografici. Inoltre sarebbe una buona pratica parlare con i propri figli di ciò che si sta condividendo, chiedendo il loro parere in merito alla pubblicazione. In questo modo dimostriamo di prendere a cuore la loro opinione e insegniamo che è necessario riflettere prima di pubblicare un qualsiasi contenuto.

E se in passato abbiamo già condiviso parecchio materiale sui nostri ragazzi e vogliamo fare un passo indietro? In questi casi un genitore può senz’altro eliminare ciò che non ritiene più corretto. Su alcune piattaforme, ricordiamo, è possibile richiedere la rimozione di un’immagine qualora non si sia in grado di farlo.

Credit: Pixabay

Tutti questi accorgimenti non devono farci dimenticare che in fondo non esiste un modo che garantisca sicurezza al 100% in merito alla condivisione di contenuti che riguardano i più piccoli: si tratta sempre di bilanciare i rischi e quelli che percepiamo come vantaggi.

Un’altra accortezza utile è quella di valutare sempre il pubblico con cui si condivide il contenuto (quali sono le impostazioni della privacy sui profili dei social, quanto si conoscono le persone aggiunte come follower), quante informazioni sensibili o private si stanno condividendo, ad esempio luoghi identificabili come una scuola, e se tali informazioni potrebbero essere imbarazzanti o dannose.

Dovremo sempre ricordarci, infatti, che i figli sono individui a sé stanti con sentimenti, percezioni e punti di vista propri, magari diversi da quelli degli adulti. È bene anche parlare chiaramente con i propri familiari e amici, in modo che anche le persone che ci stanno attorno conoscano e rispettino le nostre scelte in merito alla privacy dei bambini sui social. Bisogna infatti sempre tenere presente che si tratta di questioni e fenomeni piuttosto recenti, e non tutti hanno la stessa attenzione o sensibilità.

Infine, un caso particolare riguarda le coppie separate o divorziate. Ricordiamo che il genitore può decidere in autonomia solo in caso di un affidamento esclusivo, mentre se c’è l’affidamento condiviso c’è bisogno del consenso dell’altro genitore per decidere quali contenuti pubblicare. La diffusione dell’immagine dei figli, infatti, rientra nelle decisioni di straordinaria amministrazione, maggiormente rilevanti, per le quali è espressamente richiesto il consenso di entrambi i genitori.

Lo sharenting, dunque, è un fenomeno nuovo e complesso a cui bisogna guardare con attenzione, per questo è importante essere consapevoli dei rischi e dotarsi dei necessari strumenti per proteggere la privacy online dei nostri bambini.

L’app PlaySafe

In occasione del Safer Internet Day, che si è celebrato l’11 febbraio, l’Unicef ha lanciato una serie di iniziative per sottolineare l’importanza della sicurezza in rete. Particolare attenzione viene posta sul tema dello “sharenting”: “Gestire la genitorialità nell’era digitale non è un compito facile. Come Unicef Italia vogliamo richiamare l’attenzione sui rischi che derivano dal cosiddetto “sharenting”, fenomeno recente ma in espansione”, ha dichiarato Carmela Pace, Presidente dell’Unicef Italia.

Tra le iniziative messe in campo, una serie di consigli per i genitori in modo da vigilare sulla privacy online dei figli, tra cui controllare i dispositivi e le impostazioni di privacy delle app, impostare il controllo parentale, sostenere l’alfabetizzazione digitale dei più piccoli. Inoltre, sulla piattaforma digitale U-Report Italia è stato lanciato un sondaggio rivolto ai giovani dedicato al tema della sicurezza in rete. Ideata e realizzata con il sostegno dell’UNICEF, U-Report è presente in oltre 102 Paesi e conta oggi circa 10mila iscritti in Italia.

Credit: Pixabay

L’Unicef, inoltre, con il supporto di Centro Diotima e UNICEF Grecia, ha sviluppato PlaySafe, un’app educativa gratuita che aiuta adolescenti, insegnanti e genitori a prevenire, riconoscere e rispondere alla violenza di genere online. In occasione del Safer Internet Day, è stata lanciata La Guida all’uso dell’app, per sensibilizzare sempre di più su questi temi. Play Safe fornisce strumenti concreti contro la violenza di genere digitale, in modo che gli utenti imparino a identificare i rischi, a proteggersi e a supportare gli altri. Una app che può essere anche utilizzata come strumento educativo nelle scuole, poiché fornisce una definizione chiara di cosa sia la violenza di genere digitale e le sue varie tipologie, le strategie di protezione con consigli pratici su come riconoscere e affrontare situazioni di rischio, oltre a risorse utili con contatti di emergenza e materiali di approfondimento.

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