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Il Financial Times contro la cucina italiana: “Il vero parmigiano è del Wisconsin, la carbonara è americana”

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Il Financial Times contro la cucina italiana: “La carbonara è americana”

Il Financial Times attacca la cucina italiana: in un articolo pubblicato sul quotidiano finanziario britannico, infatti, sono stati messi in discussione alcuni capisaldi della tradizione culinaria del Belpaese, dalla carbonara al Parmigiano Reggiano fino al tiramisù.

S&D

La critica è arrivata dal docente di storia dell’alimentazione all’Università di Parma Alberto Grandi, intervistato dalla giornalista Marianna Giusti.

“Tutto quello che io, un italiano, pensavo di sapere sul cibo italiano è sbagliato. Dal panettone al tiramisù, molti ‘classici’ sono in realtà invenzioni recenti” ha dichiarato il docente.

Sul Parmigiano Reggiano lo studioso afferma: “Prima degli anni ’60 le forme di parmigiano pesavano solo circa 10 kg (rispetto alle pesanti forme da 40 kg che conosciamo oggi) ed erano racchiuse in una spessa crosta nera. Aveva una consistenza più grassa e morbida rispetto a quella attuale” e che “la sua esatta corrispondenza moderna è il parmigiano del Wisconsin”.

Grandi, inoltre, ritiene che la carbonara è “un piatto americano nato in Italia”. Nell’articolo, infatti, si legge: “La storia su cui la maggior parte degli esperti concorda è che uno chef italiano, Renato Gualandi, lo fece per la prima volta nel 1944 a una cena a Riccione per l’esercito americano con ospiti tra cui Harold Macmillan. Gli americani avevano pancetta favolosa, panna molto buona, formaggio e tuorli d’uovo in polvere”.

A dimostrazione di tale tesi vi sarebbe la testimonianza di un 97enne, Bernardino Morono, nonno di un amico romano del docente, il quale ha raccontato che prima della Seconda guerra mondiale si mangiava “minestra, fagioli e verdure dell’orto di famiglia”.

“Forse una volta all’anno mangiavamo l’amatriciana, quando potevamo permetterci di ammazzare un maiale. Ma non avevo mai sentito parlare della carbonara prima della guerra” ha raccontato l’uomo ad Alberto Grandi.

Sotto attacco anche il panettone che, prima del Ventesimo secolo, era solo una “focaccia sottile e dura farcita con una manciata di uvetta”.

Nel suo libro, citato dal Financial Times, Alberto Grand spiega che il panettone come lo conosciamo oggi è solo un’invenzione industriale avuta negli anni ’20 da Angelo Motta del marchio omonimo.

Le dichiarazioni del docente sono state criticate dalla Coldiretti, che ha sottolineato come dal Financial Times sia arrivato “un attacco surreale ai piatti simbolo della cucina italiana proprio in occasione dell’annuncio della sua candidatura a patrimonio immateriale dell’Umanità all’Unesco”.

Secondo l’associazione di rappresentanza e assistenza dell’agricoltura italiana l’articolo è “ispirato da una vecchia pubblicazione di un autore italiano che potrebbe far sorridere, se non nascondesse preoccupanti risvolti di carattere economico e occupazionale”.

“La mancanza di chiarezza sulle ricette Made in Italy offre infatti terreno fertile alla proliferazione di falsi prodotti alimentari italiani all’estero, dove le esportazioni potrebbero triplicare se venisse uno stop alla contraffazione alimentare internazionale che è causa di danni economici, ma anche di immagine”.

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