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La felicità è un’abilità, e come tale si può allenare. Ecco come

La distanza di quest’ultimo periodo ci ha aiutato a vedere le nostre vite in una maniera un po’ diversa. Sono spuntate, da dentro di noi, delle domande che avevamo lasciato a prendere polvere in qualche angolo nascosto della nostra mente.

S&D

“Davvero è tutto qui?”
“Ma voglio continuare a lavorare in questo posto?”
“Mi piace questa città?”
“Sono davvero così solo?”

Queste domande sono normali, quando tutte le cose che diamo per scontate vengono a mancare, ma sono anche una grande opportunità per comprendere qualcosa di più di noi stessi e di ciò che desideriamo veramente.

La ricerca della felicità

L’interrogarsi sulla natura della vita è una cosa che l’uomo si porta dietro da tutta la sua storia e noi, nonostante tutte le nostre distrazioni, non siamo da meno: che sia sotto la doccia o seduti in bagno con il cellulare in carica in un’altra stanza, pensiamo alle grandi domande della vita.

Le risposte, in realtà, difficilmente arrivano. Ma noi continuiamo a farlo, perché siamo esseri umani e perché fa parte della nostra natura. Proviamo a comprendere come si arriva a quella cosa sfuggevole che in tanti chiamano felicità. Ci pensiamo ogni tanto, ma la inseguiamo sempre.

Incontriamo persone che ce la fanno provare anche solo per un attimo e poi la vediamo scomparire. La sentiamo durante uno sforzo intenso e poi svanisce ancora e torniamo a cercarla. Dopotutto, perché non dovremmo farlo? Ci sentiamo bene ed è naturale per l’umano ricercare il piacere ed evitare il dolore.

Queste motivazioni positive e negative sono parte della nostra natura, così profonde da essere ormai innate, disegnate nel nostro codice genetico.

Ma davvero la felicità va ricercata?

No. O meglio sì, se intendiamo “ricerca” in maniera accademica. Lo so che, per chi non ha l’abitudine di leggere studi di psicologia positiva o neurologia, pensare alla felicità come materia di studio può sembrare un po’ strano. Ma da qualche anno, la felicità (e finalmente direi) viene trattata con il rigore scientifico di altre materie. E le scoperte che sono state fatte sono in realtà una miniera d’oro.

Quale momento migliore di un periodo in cui le nostre vite sono in stand-by, per imparare a costruire la nostra felicità personale? Già ho detto proprio quello: costruire, non ricercare. Perché potrebbe sembrare strano, ma la felicità è un’abilità come tante altre e, come tale, si può allenare. Ma come si può allenare qualcosa, se a malapena sappiamo che cos’è?

Cos’è la felicità secondo la scienza?

Di definizioni di felicità ne sono state fatte milioni. Grandi umani del passato come Aristotele, Confucio e Siddharta ne hanno parlato senza problemi. Ma non sono le loro definizioni che ci importano oggi, ma una più scientifica: quella di Sonja Lyubomirsky, docente di Psicologia alla University of California, Riverside.

Secondo lei, la felicità sarebbe: “L’esperienza di gioia, contentezza, o benessere positivo, unita alla sensazione che la propria vita sia buona, significativa e utile.”

Questa definizione incorpora 4 fattori molto rilevanti:
1. Emozioni positive
2. Senso
3. Percezione soggettiva
4. Vivere il presente

Vediamoli brevemente tutti e quattro, perché senza conoscerli non saremo in grado di procedere nella nostra “pursuit of happiness”.

EMOZIONI POSITIVE
Le emozioni positive di cui dobbiamo tenere conto sono sicuramente la gioia, la serenità, l’interesse, il divertimento, la speranza, la meraviglia, l’orgoglio, la gratitudine, l’amore e l’ispirazione. Queste sono state individuate da Barbara Frederickson e sono alla base di una vita felice.

SENSO
Anche una costruzione “artificiosa” della propria felicità, allenando quelle emozioni positive con pratiche specifiche, non può prescindere da una sensazione di valore della propria vita: sentire che ciò che facciamo ha un senso è una chiave altrettanto fondamentale.

PERCEZIONE SOGGETTIVA
Questa, secondo il mio modesto parere, è la parte più potente di tutte, ma anche quella che nasconde più insidie: la felicità si può misurare, ma sotto sotto è la cosa più soggettiva che c’è. Dunque, la responsabilità è interamente nostra. Mai potremo aspettarci che la felicità ci arrivi dall’esterno, perché è tutta una questione tra noi e noi. Questo può essere un problema, ma può anche essere l’arma più potente che abbiamo a disposizione: siamo noi a comandare la nostra esistenza, che ci piaccia o no. E dunque, possiamo portarla nelle direzioni che più desideriamo.

PRESENTE
Il focus sul presente è chiave importante per una sensazione di felicità. Uno studio di Matt Killingsworth su 15000 persone con oltre 650000 report in tempo reale ha scoperto che le persone sono molto meno felici quando la loro mente vaga, anche verso argomenti e ricordi positivi e quindi quando non si vive il presente.

Felicità non è parzialità.

Parlare apertamente di felicità non è mai semplice: le persone sono poco abituate a sentirla e gestirla e, quando ne si parla, si crea sempre un crepaccio tra la persona che la nomina e chi la sente.
Ci sono molte obiezioni e scetticismi, sempre pronti in punta di lingua:
La felicità non esiste
La felicità è effimera
Pensare solo positivo non è realistico

Non sono nemmeno le uniche tre e spesso sono utili solo per perdere tempo e per cercare di schivare l’argomento. La prima si commenta da sola: il solo fatto che un essere umano, anche per un solo istante, l’abbia provata confuta l’obiezione.

Per quanto riguarda la volatilità della felicità, la questione è un po’ più complessa di così: più che un’emozione semplice, è uno stato di base. Ma questo argomento, magari, lo approfondiremo insieme in futuro. Di sicuro, quando presente, non è volatile. Il che non significa “essere sempre felici”, ma significa che partiamo da una condizione generale di felicità, dalla quale possiamo esperire ogni tipo di emozione.

Esatto: ogni tipo di emozione, anche quelle dolorose. Essere felici non significa cancellare il dolore, l’ansia, la tristezza e tutte le altre emozioni “negative” dalla propria vita, ma integrarle in una visione positiva di tutta l’esistenza. Per poter essere in grado di fare una cosa così difficile… ci vuole allenamento.

Nelle nostre mani

Come abbiamo intuito in quest’introduzione all’argomento, se vogliamo una vita felice, possiamo averla: si tratta di allenare in maniera deliberata alcune abilità specifiche. Dovremo includere, per esempio, un livello maggiore di gratitudine nella nostra vita. Avremo bisogno di fare un po’ di pulizia nel nostro dialogo interiore.

Ci toccherà affrontare di petto alcune questioni che inquinano la nostra quotidianità. Una sorta di percorso di preparazione, che però porta quasi sempre i risultati sperati.

Intanto, un primo passo è possibile già oggi: cominciamo a darci la possibilità di essere felici, perché questo momento è forse il miglior momento della nostra vita per introdurre un cambiamento così radicale. Cambiamento che porterà frutti meravigliosi nei prossimi anni, per noi e per tutta la società in cui viviamo.

Leggi anche: Si scrive Mindfulness, si legge “vivere con consapevolezza”: come superare le difficoltà e sbloccarsi

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