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Home » Costume

“Diana. La principessa del popolo”, la triste favola della principessa del Galles nell’ebook di Lavinia Orefici

Immagine di copertina

Pubblichiamo un estratto dell'ebook "Diana. La principessa del popolo" (Edizioni Piemme) di Lavinia Orefici

Il 1° luglio 2021 Lady Diana Spencer avrebbe compiuto 60 anni; e il 29 luglio saranno trascorsi 40 anni dal suo matrimonio con il principe Carlo. Quel giorno iniziava la favola, triste, della principessa del Galles, uno dei personaggi più amati del XX secolo. Lady D ha saputo conquistare i cuori di tutto il mondo, mostrandosi per quello che era: una donna straordinaria per generosità, ma anche per fragilità. Lavinia Orefici ripercorre la storia di Diana, in un racconto costruito al contrario perché finisca come la storia di tutte le principesse: con il matrimonio, anche se nel suo caso senza happy ending. Diana. La principessa del popolo (Edizioni Piemme) è un ritratto dalle mille sfaccettature, in cui lettore scoprirà i retroscena meno noti sul matrimonio e la separazione con Carlo, le passioni, i rapporti con la Corona, gli amori, i figli, la tragica morte. Ma anche e soprattutto l’umanità – nel bene e nel male – di una principessa in cui si sono identificati milioni di persone.

Pubblichiamo di seguito un estratto dell’ebook Diana. La principessa del popolo (Edizioni Piemme) di Lavinia Orefici

The Kiss, il bacio. È il 10 agosto 1997 quando la foto di Dodi e Diana che si baciano a bordo dello Jonikal finisce sulla prima pagina del «Sunday Mirror». È l’immagine che i giornali di ogni latitudine aspettano da quando la principessa del Galles è stata avvistata con il miliardario egiziano il mese precedente nel Sud della Francia. Lo scoop dell’estate, o forse del secolo, è del fotografo italiano Mario Brenna e viene venduto in esclusiva mondiale al tabloid britannico per duecentocinquantamila sterline, settecentoventi milioni di vecchie lire. […] Nella foto la principessa del Galles, di spalle con un costume intero rosa a fiori, abbraccia Dodi, in pantaloncini bianchi e occhiali da sole, che a sua volta la bacia. Il reportage di Brenna occupa undici pagine dell’edizione domenicale del «Mirror». Per l’establishment britannico il colpo è durissimo. La madre dell’erede al trono del Regno Unito era in barca con uno straniero e lo stava baciando!  Ad alcuni royal correspondents dev’essere sembrato più un film horror che un romanzo rosa. Ma ormai si era scatenata la “Diana-Dodi mania”, e le maggiori testate giornalistiche erano pronte a offrire cifre da capogiro pur di ottenere più informazioni da vendere e nuove immagini della coppia. Il viaggio in Bosnia della principessa del Galles, programmato per venerdì 8 agosto allo scopo di portare all’attenzione dell’opinione pubblica il problema delle mine antiuomo, registrò il tutto esaurito di giornalisti al seguito. Ma più che la beneficenza era stata la love story dell’estate ad attirare i centosei inviati; e mentre Diana in versione crocerossina conquistava la stampa rosa, non mancarono critiche nei suoi confronti dalla politica britannica. Attacchi bipartisan accusarono la principessa del Galles di interferire in faccende di stato dalle quali la famiglia reale si doveva astenere. Intanto, dall’altra parte del mondo, a Los Angeles, il 14 agosto esplose il caos. Kelly Fisher, la modella americana al fianco di Dodi fino all’arrivo di Diana, convocò una conferenza stampa. Si presentò in lacrime, con il cuore a pezzi, chiedendo una vendetta in dollari. Per lei parlò il suo avvocato, Gloria Allred, che annunciò di voler citare in giudizio Dodi Al-Fayed per una promessa di matrimonio non mantenuta. Secondo la versione americana, Dodi e la Fisher si sarebbero dovuti sposare il 9 agosto e a sostegno della tesi la Fisher mostrò alla stampa la mano sul cui anulare brillava, a suo dire, l’anello di fidanzamento. […] In quella settimana di metà agosto Dodi partì per la California, mentre Diana volò in Grecia in compagnia dell’amica Rosa Monckton. Il 15 agosto, sulla pista dell’aeroporto londinese di Stansted, il Gulfstream bianco, verde e oro con l’insegna di Harrods messo a disposizione della principessa del Galles per accompagnarla ovunque desiderasse era immediatamente riconoscibile. Era un segnale chiaro e inequivocabile che la storia proseguiva. A Londra, in particolare a Fleet Street, la frenesia per il feuilleton rosa era alle stelle, con i bookmakers scatenati su un potenziale matrimonio tra i due amanti entro la fine dell’anno. Insomma, Diana e Dodi erano il gossip della stagione, l’argomento che teneva banco da Buckingham Palace ai salotti mondani estivi, passando sotto gli ombrelloni della Costa Smeralda e sopra le scrivanie del 10 di Downing Street. Dopo una settimana di magra, il 21 agosto con il ritorno di Diana a bordo dello Jonikal, a Montecarlo, l’estate dei paparazzi aveva ritrovato nuovo vigore. La quiete, la pioggia e la noia di Balmoral, immersa nel verde della Scozia, dove si trovavano i suoi ragazzi con i nonni e il padre, non erano mai state tanto lontane da lei. Il lusso esibito dagli Al-Fayed era il maggior contrasto possibile con il basso profilo mantenuto dai Windsor. St. Tropez, Portofino, triangolando con Porto Cervo: il boat watching nei mari più esclusivi era diventato il gioco dell’estate. A bordo delle imbarcazioni venivano affinati i binocoli per la caccia e ci si sfidava a chi scorgeva per primo la principessa del Galles, la quale alternava rare uscite mondane, come quella sul T.M. Blue One di Valentino al largo delle coste francesi, a incaute interviste, come quella rilasciata al quotidiano «Le Monde», che sollevavano tempeste diplomatiche. Diana avrebbe definito «senza speranze» il precedente governo conservatore guidato da John Major per quanto riguardava la campagna delle mine antiuomo. Dovevano trascorrere nove giorni di vacanza nel Mediterraneo prima dell’autunno che l’attendeva nella capitale. Ci fu anche il tempo per dei festeggiamenti. Come ha raccontato Antonio Caprarica nel libro L’ultima estate di Diana, il 28 agosto, in Sardegna, fu organizzato in grande stile un barbecue sulla spiaggia per brindare al primo anno di divorzio della principessa del Galles. Una decisione improvvisata, ma messa in atto con la massima efficienza. Il 30 agosto 1997 Diana si svegliò a bordo dello Jonikal a largo di Cala di Volpe. Il conto alla rovescia del suo ultimo giorno di vita era iniziato. Era un sabato, le otto di mattina. Per Diana un succo d’arancia e frutta fresca, poi l’ultimo tuffo nelle acque turchesi e qualche telefonata, figli e amici. Per tutti l’appuntamento era a Londra, la settimana successiva. Nel frattempo la macchina dell’organizzazione di Al-Fayed era partita. Parigi per una notte sarebbe stata la tappa intermedia prima della fine delle vacanze. Alle 13.50 decollava dall’aeroporto di Olbia il Gulfstream di Al-Fayed, diretto alla capitale francese.

Pubblicato per Piemme da Mondadori Libri S.p.A. © 2021 Mondadori Libri S.p.A., Milano

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