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2 giugno, le origini della Festa della Repubblica italiana: perché si celebra e tutte le tradizioni

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2 giugno, Festa della Repubblica italiana: le origini, la storia, le tradizioni e il Covid

Il 2 giugno di ogni anno ricorre la Festa della Repubblica italiana: in quella stessa data del 1946, si tenne il referendum con cui gli italiani scelsero di trasformare l’Italia in una Repubblica costituzionale, dopo 85 anni di regno della dinastia Savonarola, abolendo quindi la monarchia. La festa della Repubblica è una giornata importante per l’Italia, per questo in tutta la nazione in genere si festeggia con tantissime iniziative e cerimonie ufficiali. Dal 1948, in via dei Fori Imperiali a Roma, si tiene la sfilata militare in onore della Repubblica. Quest’anno, causa Coronavirus, le manifestazioni saranno ridotte al minimo indispensabile. Del resto, anche negli ultimi anni la sfilata è stata ridotta per contenere i costi e alcuni reparti delle forze armate non sfilano più.

S&D

2 giugno, la parata per la Festa della Repubblica

Come funziona la cerimonia al giorno d’oggi? La cerimonia prevede la deposizione di una corona d’alloro al Milite Ignoto, simbolo di tutti i caduti in guerra e che no sono mai stati riconosciuti, presso l’Altare della Patria. Poi, segue una parata militare alla presenza delle più alte cariche dello stato, come il Presidente della Repubblica, Presidente del Consiglio ect. Ma il momento più atteso della parata resta quello dell’esibizione delle Frecce Tricolori, dieci aerei che compongono una pattuglia acrobatica per colorare il cielo con la bandiera italiana. La tradizione prevede che le celebrazioni proseguano anche nel pomeriggio, con l’apertura dei giardini del palazzo del Quirinale, sede della Presidenza della Repubblica italiana, con concerti delle bande dell’Esercito italiano, della Marina Militare Italiana, dell’Aeronautica Militare Italiana, dell’Arma dei Carabinieri, della Polizia di stato, della Guardia di Finanza, del Corpo di Polizia Penitenziaria e del Corpo Forestale dello Stato. In genere, la tradizione vuole che la giornata venga celebrata ufficialmente a Roma, ma nel 1961 c’è stata un’eccezione, in occasione dei 100 anni dell’Unità d’Italia, dove i festeggiamenti furono spostati a Torino, città che è stata la prima capitale d’Italia dal 1861 al 1865.

In questa delicata fase che stiamo vivendo, causa emergenza sanitaria, la festa però cambia faccia. Niente sfilate davanti alla folla e le cerimonie saranno ridotte al minimo. Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, dopo aver deposto la corona commemorativa sull’Altare della Patria, si recherà poi in Lombardia per far visita alla comunità di Codogno, il paese che per primo è stato colpito dal contagio. Dal 1977 al 1999, la Festa della Repubblica è stata poi spostata alla prima domenica di giugno per far fronte alla crisi economica (della fine degli anni ’70), per non perdere giorni lavorativi.

2 giugno 2020, il concerto per la Festa della Repubblica in diretta su Rai 1

In ricordo delle vittime del Coronavirus, il primo giugno, alle ore 18:45, è stato trasmesso in diretta il concerto della Festa della Repubblica programmato nei giardini del Quirinale, alla presenza del Capo dello Stato Sergio Mattarella e che Rai Cultura ha voluto trasmettere in diretta. La protagonista è l’Orchestra del Teatro dell’Opera di Roma con il suo direttore musicale Daniele Gatti. Il concerto, senza pubblico, è stato realizzato nel più rigoroso rispetto delle norme di sicurezza, compresa la distanza tra professori d’orchestra. Si inizia con l’Adagio e Fuga K 546 composto da Mozart nel 1788 e fortemente influenzato dalla scienza contrappuntistica di Bach, e con Silouan’s song, composto nel 1991 dall’estone Arvo Pärt e dedicato alla figura del monaco ortodosso noto come Silvano del Monte Athos. Seguono il Concerto grosso in re minore op. 3 n. 11 per due violini, violoncello e archi di Antonio Vivaldi; l’elegia Crisantemi, che Puccini scrisse nel 1890 in una sola notte, per la morte di Amedeo Ferdinando Maria di Savoia, Re di Spagna e primo Duca d’Aosta; e Langsamer Satz di Anton Webern, scritto nel 1905 come un condensato di infinite sfumature di sentimento. Il concerto si chiude con l’Aria dalla Suite n. 3 BWV 1068 di Bach, nota come “Aria sulla quarta corda”.

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