Icona app
Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Banner abbonamento
Cerca
Ultimo aggiornamento ore 10:39
Immagine autore
Gambino
Immagine autore
Telese
Immagine autore
Mentana
Immagine autore
Revelli
Immagine autore
Stille
Immagine autore
Urbinati
Immagine autore
Dimassi
Immagine autore
Cavalli
Immagine autore
Antonellis
Immagine autore
Serafini
Immagine autore
Bocca
Immagine autore
Sabelli Fioretti
Immagine autore
Di Battista
Immagine autore
Guida Bardi
Home » Ambiente

La svolta verde di Change.org, la direttrice a TPI: “Non è moda passeggera, ora c’è più consapevolezza sul clima”

Immagine di copertina

Stephanie Brancaforte, direttrice di Change.org Italia, racconta le iniziative della piattaforma in favore della lotta ai cambiamenti climatici

La svolta verde di Change.org, la direttrice a TPI: “Non è moda passeggera, ora c’è più consapevolezza”. Parla Stephanie Brancaforte

Gli utenti più affezionati di Change.org si saranno forse accorti che il logo del sito di raccolte firme online ha cambiato colore, diventando verde. Questo cambiamento, che durerà una settimana, è stato lanciato in occasione del nuovo sciopero globale sul clima, in programma questa settimana. TPI ha intervistato sull’argomento Stephanie Brancaforte, direttrice di Change.org Italia, recentemente tornata da Cape Town, dove ha partecipato al summit “Financing our future“, sul ruolo dell’economia nella lotta contro il cambiamento climatico.

Stephanie Brancaforte è intervenuta anche sulla polemica nata dalla denuncia dell’attivista svedese Greta Thunberg nei confronti di 5 paesi (Argentina, Brasile, Francia, Germania e Turchia) che hanno ratificato la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia ma che, secondo l’attivista, non hanno rispettato i loro obblighi. Il presidente francese Emmanuel Macron ha risposto oggi all’attivista 16enne, parlando di “posizioni molto radicali” che rischiano di “creare antagonismo tra le nostre società”.

È iniziata la settimana di mobilitazione per lo sciopero globale sul clima. A che punto siamo?

Quattro milioni di persone hanno già partecipato al primo giorno di scioperi, ma il numero aumenterà tantissimo. Il movimento All In For Climate Action, che ospitiamo sulla piattaforma Change.org, è arrivato già a 91 petizioni lanciate per la maggior parte da ragazzi, provenienti da 5 continenti, che hanno raccolto oltre 1,3 milioni di firme a livello globale.

Alcuni esponenti di questo movimento sono andati al Summit Onu sul clima. Hanno incontrato Greta Thunberg, Emmanuel Macron, Angela Merkel e hanno anche consegnato una raccolta firme al vicesegretario delle Nazioni Unite Amina Mohammed.

Quel che mi piace di questo movimento è che non è solo europeo o statunitense, rappresenta ragazzi che provengono da paesi di cui si sente veramente poco parlare. In questo modo i giovani europei possono portare il messaggio di coloro che di solito hanno poco accesso al microfono.

Qual è il ruolo di piattaforme come Change.org, che ospitano petizioni e raccolte firme, nella lotta ai cambiamenti climatici?

È importante senza dubbio passare dalle firme all’azione. Ma si tratta di un modo importante per informare le persone della possibilità di agire insieme e invitarle a manifestare, o a intraprendere azioni per fare pressione sia sui governi sia sulle aziende. È un primo passo per una mobilitazione potente e continua. Grazie alla nostra piattaforma All In For Climate Action ha potuto creare una rete attraverso il mondo. Alla fine gli attivisti sono individui, così hanno modo di conoscersi e scoprire che anche possono essere il motore di questo grande cambiamento.

A fine 2018 gli utenti di Change.org in Italia hanno indicato l’ambiente come priorità assoluta da affrontare nel corso del 2019.

Sì, abbiamo fatto una serie di sondaggi sulle priorità degli utenti in Italia. Al primo posto c’era l’Ambiente e poi il Lavoro. Poi abbiamo fatto un approfondimento sulle sottocategorie e abbiamo visto che il 71  per cento degli utenti erano favorevoli a un piano d’investimenti per la crisi climatica.

Conte ha inserito il Green New Deal tra i punti programmatici del governo. Una buona notizia?

Ci ha fatto senza dubbio piacere. Abbiamo fatto delle domande specifiche ai maggiori partiti durante le Europee e sia il Pd sia M5S si sono dichiarati favorevoli ad allocare dei fondi contro i cambiamenti climatici, come richiesto da circa 3/4 dei nostri utenti. Gli utenti di change.org erano tra le poche voci a dire che serviva qualcosa di simile a un Green New Deal, ma ovviamente le singole voci non hanno agito in isolamento. Ad esempio, abbiamo sulla piattaforma anche Fridays for future e la loro petizione.

Ha potuto confrontarsi con gli attivisti che hanno partecipato al Summit delle Nazioni Unite?

Per loro Greta è un eroina e un simbolo importante. Ci sono tantissimi attivisti in tutto il mondo che si stanno spendendo per realizzare questo risultato. Secondo me è una presa di coscienza che andrà sempre crescendo, non è una moda: è una presa di coscienza profonda.

Ho lavorato sul tema per anni, quando a Greenpeace ho diretto il team internazionale sul clima per 4 anni, adesso vedo proprio la consapevolezza che tutti i problemi siano legati ai cambiamenti climatici: dalle disuguaglianze al modello di sviluppo economico. Adesso tanti movimenti vedono la necessità di essere coinvolti in questa lotta, è necessario che si uniscano per affrontare questo problema. Non è un problema politico, è un problema esistenziale.

Torniamo all’idea di fare rete.

Esatto, abbiamo visto il ruolo delle Chiese organizzate, dell’Agricoltura, del Turismo, persino delle linee aeree. Non c’è un aspetto della vita che non sarà toccato dai cambiamenti climatici.

Insieme ad altri attivisti Greta Thunberg ha denunciato cinque paesi per averle negato il diritto all’infanzia. Macron ha risposto, rivendicando quanto fatto nella lotta ai cambiamenti climatici e chiedendo di mettere da parte gli antagonismi.

Ci sono tante altre cose che la Francia potrebbe fare per diminuire le emissioni a livello globale. Tante banche francesi sono coinvolte nei finanziamenti di soggetti che danneggiano il clima e anche società francesi all’estero che inquinano molto e perpetuano la nostra dipendenza dalle fonti fossili.

Ha fatto bene quindi Greta a denunciare questi paesi?

Sicuramente sì. Anche se in un certo senso è utile non lottare da soli e aiutare gli Stati a creare un piano. Il 13 settembre abbiamo organizzato la prima riunione con la società civile in Italia per parlare di un Green New Deal italiano, basato sulla consultazione dal basso. Questo modello è importante, soprattutto se avviene sulla base di una consultazione della volontà di tante persone, per contrastare insieme la disuguaglianza e la crisi climatica.

Summit Onu sul clima: i risultati dell’incontro. Emissioni zero entro il 2050 per 66 paesi e la Russia ratifica l’accordo di Parigi
Ti potrebbe interessare
Ambiente / La classifica delle città italiane con il miglior clima: prima Bari, ultima Belluno
Ambiente / L’appello del WWF: un sì per la Nature Restoration Law
Ambiente / Come far decollare la decarbonizzazione: così il settore aeroportuale si sta rinnovando per ridurre le emissioni
Ti potrebbe interessare
Ambiente / La classifica delle città italiane con il miglior clima: prima Bari, ultima Belluno
Ambiente / L’appello del WWF: un sì per la Nature Restoration Law
Ambiente / Come far decollare la decarbonizzazione: così il settore aeroportuale si sta rinnovando per ridurre le emissioni
Ambiente / Mark Carney premiato a Firenze con il Renewed Humanism Award: “Accelerare la transizione energetica”
Ambiente / “Food for profit”: proiettato in Parlamento il docufilm sul lato oscuro dell’industria della carne
Ambiente / Clima, la causa del secolo contro lo Stato italiano finisce in un nulla di fatto: “Il tribunale decide di non decidere”
Ambiente / Amazzonia, scoperto il serpente più lungo del mondo | VIDEO
Ambiente / Yacht Club de Monaco: inaugurato un pontile per l’idrogeno verde
Ambiente / Smog, dati shock in Pianura Padana: Milano tra le città più inquinate al mondo
Ambiente / La causa del secolo: “Così combattiamo la lotta climatica in tribunale”