Il Kenya di fronte a una siccità epocale: cosa si rischia
Il Kenya si trova di fronte a una siccità epocale paragonabile solo a quella del lontano 1981 e le conseguenze mettono in ginocchio la popolazione. È infatti da marzo scorso che nelle terre del Kenya non cade una singola goccia d’acqua, riporta Franco Nofori per Africa Express.
“I campi inaridiscono e la terra si spacca sotto gli implacabili dardi del sole. L’agricoltura è al collasso, ma è anche emergenza per l’accesso all’acqua necessaria per i quotidiani usi domestici”, scrive il giornalista.
Diversi sono i rischi che il paese dovrà fronteggiare a causa della mancanza d’acqua. Fra questi, il probabile deterioramento della salute di più di 500 mila bambini sotto cinque anni, come riporta l’Autorità Intergovernativa per lo Sviluppo (IGAD).
In secondo luogo, questa grave siccità ha notevolmente ridotto gli spazi fertili, costringendo interi pascoli e mandrie di bestiame a migrare alla ricerca di migliori condizioni di vita. Questa riduzione degli spazi verdi, predice Nofori, avrà l’effetto di inasprire i rapporti fra le diverse tribù indigene, “che si troveranno a contendersi ogni spicchio di terra in grado di fornire il sia pur minimo supporto alimentare al bestiame”. Questa contesa potrebbe anche, secondo l’esperto, sfociare in conflitti violenti e sanguinosi.
Un’altra grave conseguenza di questa siccità epocale è la recessione economica che ne deriverà. In mancanza di risorse sufficienti per tutti, il Kenya si troverà obbligato a contingentare la distribuzione di tutti i derivati alimentari prodotti dal bestiame, fra cui prodotti basilari della cucina locale come la carne e il latte.
La mancanza d’acqua avrà infine effetti nefasti sull’agricultura (in particolare del mais, alimento principe della cucina locale) e quindi sull’export, da sempre uno dei punti di forza dell’economia del Kenya soprattutto per quanto riguardo tè, caffè e piretro. Se si considera che l’agricoltura rappresenta un terzo dell’intera economia nazionale, si potranno immaginare le proporzioni del danno.
“Solo riferendosi alle zone più colpite dalla siccità; Turkana, Marsabit, Isiolo, Tana River e Garissa, sono già oltre un milione, le persone che necessitano di assistenza umanitaria alimentare”, conclude Franco Nofori.