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Home » Politica

Giorgia Meloni risponde a Jovanotti e canta “L’ombelico del mondo” | VIDEO

La leader di Fratelli d'Italia si è esibita al microfono di Radio Rock

Giorgia Meloni risponde a tu per tu a Jovanotti. E lo fa direttamente con la sua musica intonando, al microfono di Radio Rock, L’ombelico del mondo.

S&D

La reazione arriva dopo che il cantante aveva musicato, nel corso dell’ultima puntata di Propaganda Live, un discorso della leader di Fratelli d’Italia sul Global Compact.

Cos’è il Global Compact sui rifugiati

Pochi giorni dopo l’adozione a Marrakech, in Marocco, del contestato Global Compact sull’immigrazione a cui l’Italia ha scelto di non aderire, il 18 dicembre 2018 l’Assemblea generale dell’Onu ha approvato un altro provvedimento sul tema, il Global compact on refugees. E questa volta anche l’Italia ha votato a favore.

Il testo è stato approvato a larga maggioranza, 181 sì, 2 no e 3 astenuti. Si tratta di un quadro globale non vincolante che fornisce un sostegno ai Paesi dove risiedono la maggior parte degli oltre 25 milioni di rifugiati al mondo.

I due voti contrari all’approvazione del Global Compact on refugees sono stati Stati Uniti e Ungheria. Il provvedimento rafforza la responsabilità condivisa per aiutare coloro che sono costretti a fuggire dal proprio Paese a causa di conflitti o persecuzioni.

Filippo Grandi, l’Alto Commissario Onu per i rifugiati , ha commentato il risultato sul Global Compact on refugees “storico”. “È il più grande sforzo per condividere in modo ampio le responsabilità dei rifugiati di cui sono stato testimone in 34 anni di lavoro con i profughi. Nessun paese dovrebbe essere lasciato da solo di fronte a massicci arrivi di rifugiati”, ha dichiarato Grandi.

“Le crisi dei rifugiati richiedono una condivisione globale delle responsabilità, e il patto è una potente espressione di come possiamo lavorare insieme nel frammentato mondo di oggi”.

Se vero che il voto sul Global compact rifugiati dell’Italia è stato favorevole, non si può dire lo stesso della posizione italiana espressa sul Global Compact for migration. L’adozione di quest’ultimo è avvenuta a Marrakech, in Marocco, il 10 e l’11 dicembre dove capi di Stato e di governo si sono riuniti per riaffermare – di fatto per firmare – la Dichiarazione di New York per i rifugiati e i migranti.

L’Italia al Global Compact sull’immigrazione ha scelto di non aderire, e ha ritenuto che il Parlamento italiano fosse una sede più idonea per discutere quell’accordo quadro, che in ogni caso non è vincolante.

Fratelli d’Italia, comunque, ha commentato il voto favorevole dell’Italia sul Global Compact sui rifugiati. Giorgia Meloni, infatti, su Facebook ha scritto: “Apprendo che le Nazioni Unite hanno approvato il Global Compact sui rifugiati, preludio di quello sui migranti. Apprendo anche che il governo italiano ha votato a favore. Scusate, ma chi e dove ha deciso il voto italiano?”.

Il deputato di Leu Erasmo Palazzotto ha invece sostenuto: “Bene il voto favorevole dell’Italia sul Global compact sui rifugiati, approvato con il voto contrario dei campioni del populismo Trump e Orban. Un ulteriore passo in avanti per creare una cornice per la gestione dell’accoglienza dei rifugiati. Ora, dopo l’Onu, il Parlamento italiano approvi le mozioni, tra cui quella di Leu, che chiede al governo di firmare il Global compact for migration”.

“Finalmente il nostro Paese non rimarrà isolato nel rispondere a un fenomeno globale e altri Stati condivideranno con noi la responsabilità di aiutare chi scappa da guerre e persecuzioni. Hanno votato insieme a noi 180 Paesi, più di quanti erano a Marrakech per aderire al Global Compact sulla Migrazione. Un bel segnale, tutti dalla parte giusta”, ha dichiarato il pentastellato Giuseppe Brescia, presidente della commissione Affari Costituzionali di Montecitorio.

Come il Global Compact sui migranti, firmato a Marrakech, il documento approvato dall’Assemblea Generale non è legalmente vincolante. L’accordo sui rifugiati ha attirato minore attenzione di quello sui migranti, con diversi Paesi che hanno deciso di non firmarlo o di attendere, come l’Italia, un voto del Parlamento.

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