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Home » Esteri

Cosa non torna sul caso di Sana Cheema, la giovane ragazza cresciuta in Italia e morta in Pakistan

Immagine di copertina
Sana Cheema (foto Instagram).

È stato scritto che la ragazza, cresciuta in Italia, si sarebbe ribellata alla famiglia e per questo il padre e il fratello l'avrebbero uccisa nella città pakistana di Gujrat, dove era nata. Ma il caso in Pakistan è stato archiviato come "infarto"

Da sabato 21 aprile 2018, su molti quotidiani nazionali, è circolata la notizia della morte di Sana Cheema, una ragazza 25enne nata e cresciuta in Italia che sarebbe stata uccisa in Pakistan perché si era rifiutata di accettare un matrimonio combinato.

S&D

Stando alle prime ricostruzioni, la ragazza si sarebbe ribellata alla famiglia e per questo il padre e il fratello l’avrebbero uccisa.

Il Giornale di Brescia ha scritto che la ragazza si trovava temporaneamente nella città pakistana di Gujrat, dove era nata, per trovare famiglia e parenti. E lì sarebbe stata sgozzata.

Il padre e il fratello della vittima, in un primo momento, erano già stati fermati dalla polizia dopo che la madre di Sana Cheema aveva accusato entrambi di essere gli assassini.

Secondo alcuni quotidiani, la ragazza era intenzionata a sposare un italiano, non accettando il matrimonio combinato che la famiglia le aveva imposto.

Cosa non torna

Ma nella storia di Sana Cheema ci sono ancora molte cose non confermate.

• Non ci sono notizie di una possibile autopsia sul corpo della ragazza per confermare o smentire l’ipotesi di un’aggressione.

Nelle ultime ore sta circolando online un brevissimo video di quello che sembra essere il funerale di Cheema, ma – come riporta il Giornale di Brescia – dal filmato non si riesce a vedere il corpo della ragazza, tantomeno presunte ferite inferte sullo stesso.

• Non ci sono prove che il fratello e il padre della ragazza fossero intenzioni a farla sposare con un cittadino pakistano.

L’ipotesi che sia stata uccisa dai familiari poiché voleva sottrarsi a un matrimonio combinato va indebolendosi. Un amico di famiglia, residente fino a poco tempo fa a Brescia, ha detto che il padre e il fratello, inizialmente fermati per la morte di Sana, sono stati liberati e che il decesso sarebbe dovuto a cause naturali. Dal Pakistan intanto continuano a non arrivare né conferme né smentite.

“Dal Pakistan ci è stato detto che la vicenda è stata chiusa come morte per infarto e che il padre e il fratello di Sana sono tornati a casa”, ha riferito l’amico della ragazza. I familiari della vittima non abitano più in Italia, da alcuni mesi si sono trasferiti in Germania.

L’amico che ha rivelato la novità lascia nello stesso tempo capire di non essere del tutto convinto di quanto trapela: “In Pakistan non c’è giustizia e tutti gli abitanti del villaggio dove vive la famiglia di Sana sono convinti che i familiari siano innocenti”, ha riferito.

• Non ci sono notizie certe sulle relazioni amorose della ragazza.

Secondo alcuni giornali, Cheema voleva opporsi al matrimonio che la famiglia voleva imporle, perché innamorata di un ragazzo italiano. Ma non esistono notizie al riguardo.

Sembra inoltre che Cheema fosse fidanzata con un altro ragazzo italiano di origini pakistane, ma anche in questo caso le notizie sono poco certe. Come spiega in una ricostruzione l’attivista e regista pakistano Wajahat Abbas Kazmi, anche una semplice amicizia tra uomo e donna, in Pakistan, potrebbe apparire come una relazione.

Cosa si sa su Sana Cheema

La ragazza è arrivata in Italia nel 2003 insieme alla famiglia, e da allora ha studiato e vissuto a Brescia, negli ultimi anni nel quartiere di Fiumicello.

Sana e la sua famiglia erano da tempo in contrasto: la giovane era andata anche a vivere da sola e aveva avviato una attività lavorativa autonoma, una scuola guida.

Il Giornale di Brescia ha scritto che dopo aver lavorato in un’autoscuola, “gestiva un’agenzia di pratiche automobilistiche”.

All’inizio del 2018, però, la sede della scuola guida era stata smobilitata in tutta fretta e Sana era partita per il Pakistan. Agli amici aveva detto che sarebbe stata via un paio di mesi.

In un’intervista rilasciata al quotidiano La Repubblica un amico del padre di Cheema ha detto che la ragazza è effettivamente morta, “ma di infarto, e che tutto il resto è una bugia”. “Nessuna autorità, italiana o pakistana, nemmeno i siti di informazione di Gujrat, confermano l’omicidio, tanto meno i due fermi”.

Nel pomeriggio di domenica 22 aprile Repubblica ha scritto di aver sentito un amico di Cheema, che ha detto: “Dal Pakistan ci è stato detto che la vicenda è stata chiusa come morte per infarto, e che il padre e il fratello di Sana sono tornati a casa”.

I dubbi sulla morte di Sana restano: da una parte gli amici italiani che continuano a sostenere la tesi dell’omicidio, dall’altra le voci dei parenti dal Pakistan che invece difendono la famiglia.

Anche il portavoce della comunità pakistana a Brescia, Muhammadiah – secondo quanto riporta il Giornale di Brescia – sostiene: “Temo sia accaduto il peggio”, mentre una amica della ragazza aggiunge: “L’hanno sepolta senza eseguire l’autopsia”.  Ma per le autorità del distretto di Gujrat, in Pakistan, è stato un infarto.

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