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Home » Politica

Perché il Movimento Cinque Stelle potrebbe avere 4 parlamentari in meno di quelli eletti

Immagine di copertina
Di Maio e alcuni dei ministri prescelti dal Movimento 5 Stelle.

Il risultato sopra ogni previsione raggiunto dal movimento in Sicilia potrebbe avere degli effetti collaterali

L’incredibile risultato ottenuto in Sicilia, alle elezioni politiche del 4 marzo, dal Movimento Cinque Stelle, che ha sfiorato il 50 per cento dei voti nell’isola ed è riuscito a vincere in tutti e 28 i collegi uninominali di Camera e Senato, potrebbe essere stato talmente largo da causare addirittura un problema riguardo al numero degli eletti.

S&D

Il Rosatellum, l’attuale legge elettorale, prevede che se se un deputato viene eletto sia in un collegio uninominale che in uno proporzionale, prevale l’uninominale.

Nel Movimento Cinque Stelle siciliano c’erano diverse candidature multiple; molti di questi candidati sono stati eletti sia all’uninominale che al proporzionale, permettendo così al primo dei non eletti nella quota proporzionale di subentrare.

Tra gli eletti sia all’uninominale che al proporzionale, però, ce n’erano alcuni che non avevano un numero sufficiente di sostituti alle loro spalle nella lista proporzionale.

Nello specifico si tratta dei neodeputati D’Uva, Suriano e Marsala e della neosenatrice Catalfo.

Il rischio concreto è che questi quattro posti di parlamentari non vengano assegnati e che il prossimo parlamento abbia quattro membri in meno.

Alcuni media hanno parlato della possibilità di un ripescaggio in altre circoscrizioni, chiarendo però che non sembra un’ipotesi facilmente percorribile, norme alla mano.

Non si tratta della prima volta in cui potrebbe accadere qualcosa di simile. Nel 2001, infatti, quando il sistema elettorale vigente era il Mattarellum, il centrodestra raggiunse un successo superiore al previsto nei collegi uninominali in numerose parti d’Italia, tra cui proprio la Sicilia.

Con quel sistema elettorale vigeva il meccanismo dello scorporo, attraverso il quale i voti uninominali erano “scorporati” dai voti delle liste collegate al proporzionale.

Per aggirare questo meccanismo, sia il centrodestra che il centrosinistra presentarono liste civetta che avrebbero dovuto prendere meno voti possibile.

Tuttavia il meccanismo non funzionò a causa del numero di collegi uninominali vinti dal centrodestra, superiore alle previsioni.

Ben 14 seggi non vennero immediatamente assegnati, e i membri della Camera furono dunque 616 anziché 630. Successivamente, dei 14 parlamentari mancanti ne vennero nominati appena tre.

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