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Come facciamo a fidarci delle rivendicazioni dell’Isis?

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Alcuni esperti di terrorismo spiegano come il sedicente Stato Islamico rivendica gli attentati, smentendo i luoghi comuni più diffusi

“L’Isis rivendica” è una formula rituale che siamo ormai abituati a sentire dopo gli ultimi attacchi terroristici in Europa, e non solo. A partire dal 2015 il sedicente Stato Islamico ha riconosciuto la responsabilità per numerosi attentati in tutto il mondo, inclusi quelli in Francia, Belgio, Germania, Stati Uniti e Regno Unito.

S&D

Ma quanto c’è di vero nelle rivendicazioni lanciate online dall’Isis? Come facciamo a sapere se il gruppo terroristico sta dicendo la verità o si limita ad addossarsi indiscriminatamente la responsabilità di ogni attacco per diffondere il terrore e attirare l’attenzione su di sé?

È vero che l’Isis rivendica la responsabilità di “tutti gli attentati”?

Alcuni esperti di terrorismo hanno sottolineato al quotidiano britannico The Independent che, al contrario di quanto si pensi, non è vero che l’Isis rivendica la responsabilità di tutti i più importanti attacchi terroristici.

Secondo Amarnath Amarasingam, esperto di jihadismo, la credenza secondo la quale il sedicente Stato islamico rivendica qualsiasi cosa è sbagliata, perché “non riesce a comprendere come lavora il gruppo terroristico”.

“Una semplice analisi della passate rivendicazioni per gli attacchi in Occidente mostra che l’Isis è stata sorprendentemente disciplinata nel rivendicare solo gli attentati che il gruppo terroristico ha diretto, consentito e ispirato”, precisa Rukmini Callimachi, corrispondente del New York Times, esperta di Isis e al-Qaeda.

“Una gran parte di attacchi ora sono ispirati da questo gruppo terroristico”, prosegue Callimachi. “Questi sono condotti da attentatori che hanno assorbito l’ideologia online, a differenza di quelli condotti dal personale dell’Isis. Quello che la gente sembra non capire è che un attacco ispirato da loro equivale a un attacco del gruppo terroristico”.

Come fa l’Isis a rivendicare gli attacchi?

L’Isis in genere rivendica la responsabilità in due modi differenti, spiega Monica Duffy Toft, esperta di sicurezza internazionale e direttrice del Center for Strategic Studies alla Tufts Fletcher School del Massachusetts.

Il primo è la sua agenzia di stampa ufficiale, Amaq News Agency, simile a quella usata dalla Corea del Nord. L’agenzia diffonde i report di notizie, sia testo che video, attraverso un’applicazione di messaggistica Android mobile crittografata. Per poterla scaricare devi essere invitato o conoscere qualcuno della rete. Le notizie vengono poi twittate da persone interessate alI’Isis, i suoi sostenitori, gli studiosi o gli analisti.

La seconda modalità è meno comune e si verifica quando il sedicente Stato islamico rilascia una dichiarazione direttamente tramite il suo canale ufficiale, la Nashir Media Foundation. Mentre Amaq pubblica anche dichiarazioni e storie da parte di islamisti e jihadisti diversi dall’Isis, Nashir è considerata la voce diretta della leadership dello Stato islamico.

Quando l’Isis è direttamente responsabile di un attacco pianificato, la rivendicazione tende a menzionare informazioni specifiche sull’attentatore e a essere rilasciata in circa 24ore. Se la richiesta richiede più tempo e non offre alcun dettaglio sull’attaccante, l’attacco non era probabilmente noto in anticipo.

L’affermazione iniziale della rivendicazione in genere segue un formato standard, in cui l’aggressore viene glorificato come “soldato dello Stato islamico” e l’attacco viene condotto “in risposta alle richieste di attaccare i cittadini dei paesi della coalizione”. Queste espressioni sono state usate anche per gli attacchi a San Bernardino in California e Orlando in Florida.

Dopo questa dichiarazione Amaq spesso rilascia video, audio o testo in cui l’attentatore giura fedeltà ad Abu Bakr al-Baghdadi, il cosiddetto Califfo dello stato islamico.

“Dopo, per rispondere a analisti e commentatori che mettono in discussione la veridicità delle notizie di Amaq, il gruppo ha spesso esaltato i terroristi responsabili di questi attacchi in alcune delle sue riviste, come Dabiq e Rumiyah, così come nei video”, spiega l’analista di terrorismo Michael Smith.

Molti di coloro che sono ispirati dall’Isis a eseguire attentati pensano che sia incredibilmente importante fare un giuramento di fedeltà allo Stato islamico prima di morire. Pensano che questo possa avere ripercussioni sulla loro vita nell’aldilà. Per questo motivo, l’Isis chiede ai suoi sostenitori di inviare video, audio e messaggi dei combattenti che giurano la loro fedeltà.

Quanto sono affidabili le rivendicazioni? Perché l’Isis non dovrebbe rivendicare ogni attentato?

“L’uso di strumenti precisi e rigorosamente controllati per le rivendicazioni di responsabilità consente di impedire a gruppi rivali di falsificare le rivendicazioni a nome dell’Isis”, spiega Toft.

Alcune false rivendicazioni potrebbero lasciare il gruppo scoperto di fronte alle accuse di chi smentisce che loro abbiano commesso l’attacco. Se è vero che questo non impedirebbe la diffusione del terrore, comunque minerebbe la fiducia tra i suoi sostenitori.

“Amaq, l’agenzia di stampa del gruppo terroristico, cresce grazie all’affidabilità”, spiega Amarasingam, il quale rivela che alcuni sostenitori dell’Isis gli hanno detto di vedere che i media del gruppo sono “più precisi” rispetto alle notizie dei media occidentali.

In ogni caso, essendo un soggetto che agisce in modo strategico, l’Isis rivendica gli attentati solo quando si può assicurare un vantaggio.

Perché ci sono attacchi che l’Isis non ha rivendicato, anche se le sono stati attribuiti?

Ci sono stati alcuni attacchi, soprattutto in Turchia e in Russia, che secondo gli analisti sono riconducibili alla rete dell’Isis nel paese ma che il gruppo non ha mai rivendicato. Dietro questa scelta ci sono calcoli politici e, talvolta, la volontà di proteggere gli attentatori se questi sono stati catturati vivi.

Secondo le recenti ricerche degli esperti di terrorismo Justin Conrad e Max Abrahms, i leader dell’Isis rifiutano di rivendicare la responsabilità quando un attacco potrebbe danneggiare gli obiettivi del gruppo. Conrad e Abrahms hanno analizzato centinaia di casi e hanno concluso che questo metodo è vero non solo per l’Isis, ma anche per altri gruppi terroristici.

Se questa teoria è corretta, il sedicente Stato islamico ha rivendicato la responsabilità dei recenti attacchi di Manchester e di London Bridge perché i suoi capi hanno calcolato che questo avrebbe avuto come conseguenza un beneficio – come finanziamenti dai suoi simpatizzanti o una reazione precisa da parte del paese colpito.

Una teoria simile spiegherebbe anche perché nessuno, inclusi i talebani, ha mai rivendicato l’attacco a Kabul del 31 maggio, che si ritiene abbia provocato almeno 150 morti e ferito altre 300 persone. Forse l’elevato numero di vittime ha spinto i terroristi a calcolare che sarebbe troppo costoso (in termini strategici) rivendicarne la responsabilità.

L’Isis ha mai fatto false rivendicazioni?

Sì, in passato ci sono state alcune false rivendicazioni. A ottobre 2016 il sedicente Stato islamico ha rivendicato di aver abbattuto un velivolo statunitense in Siria, informazione negata dal comando centrale statunitense Centcom.

Ha anche rivendicato che una sua “unità sotto copertura” ha assassinato un ufficiale statunitense che lavorava nella base aerea di  Incirlik in Turchia, ma il governo statunitense ha smentito la notizia.

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