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Quali stati decideranno le presidenziali americane

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Dall'Ohio alla Florida passando per Pennsylvania e North Carolina, ecco quali stati saranno decisivi per decretare il prossimo presidente degli Stati Uniti

L’8 novembre gli Stati Uniti saranno chiamati al voto per scegliere il loro nuovo presidente tra la democratica Hillary Clinton, il repubblicano Donald Trump e diversi altri candidati, tra cui il libertario Gary Johnson, la verde Jill Stein e l’indipendente Evan McMullin, che possono rivelarsi determinanti per decidere chi siederà alla Casa Bianca.

S&D

Il sistema elettorale statunitense, infatti, prevede che a essere eletto non sia chi prende più voti, ma chi ottiene più grandi elettori, i quali vengono assegnati da ogni stato al candidato che vince in quel territorio e sono variabili di numero in base alla popolazione dello stato in questione. Per vincere, quindi, bisogna ottenere almeno 270 dei 538 grandi elettori in palio.

Per raggiungere questo obiettivo è importante che ciascun candidato, oltre a conservare gli stati tradizionalmente più vicini al proprio partito, riesca a vincere in alcuni stati considerati “in bilico”. Se quindi stati come il Massachusetts, New York e la California sono tradizionalmente democratici e stati come il Texas, il Wyoming e l’Alabama sono tradizionalmente repubblicani, altri stati come Ohio e Florida sono generalmente considerati “in bilico”, dal momento che nessuno dei partiti principali riesce a prevalervi. In questi stati, in numerose occasioni, le elezioni si concludono con una lotta all’ultimo voto tra i principali candidati.

Se Florida e Ohio sono i due stati tradizionalmente più contesi, ci sono anche altri stati, come la North Carolina, l’Iowa o il Colorado che possono sempre trasformarsi, in base ai risultati elettorali, in territori decisivi. Quando un candidato riesce a raggiungere un consenso particolarmente consistente, può riuscire anche a strappare all’avversario stati che non erano considerati in bilico. In questo senso, abbiamo visto come nel 2008 Barack Obama sia riuscito a togliere ai repubblicani l’Indiana, stato in cui i democratici non vincevano dal 1964.

Questo senza menzionare episodi ancora più clamorosi, come quando nel 1984 Ronald Reagan venne eletto per un secondo mandato presidenziale vincendo in 49 stati su 50, perdendo solamente in Minnesota e nel District of Columbia.

Ma andiamo a vedere quali sono gli stati tradizionalmente considerati in bilico e come potrebbero finire in questa tornata elettorale.

OHIO

Con i suoi 11 milioni di abitanti e 18 grandi elettori, l’Ohio è lo stato in bilico per antonomasia, soprattutto se si pensa che vincere in questo stato significa quasi sempre riuscire a vincere le elezioni presidenziali. Questa affermazione vale soprattutto per i repubblicani, che non sono mai riusciti a raggiungere le Casa Bianca senza vincere qui, mentre i democratici nel 1944 e nel 1960 riuscirono a eleggere Roosevelt prima e Kennedy poi senza ottenere la vittoria in questo stato, ma si è trattato di casi rari.

Nelle ultime tornate elettorali il peso politico dell’Ohio e dei suoi grandi elettori si è leggermente ridotto, rendendolo meno determinante per la vittoria rispetto alle scorse tornate elettorali. Non è un caso che secondo i più recenti sondaggi Donald Trump uscirebbe vincitore in questo stato ma Hillary Clinton sarebbe comunque eletta presidente.

FLORIDA

La Florida è considerata uno stato in bilico da meno tempo rispetto all’Ohio. Per decenni è stato infatti un territorio principalmente repubblicano, tanto è vero che tra il 1952 e il 1992 i democratici vi hanno vinto solamente in due occasioni. Tuttavia, dopo che nel 1996 Bill Clinton riuscì a vincervi, quattro anni dopo la Florida diventò nota in tutto il mondo per la vittoria al filo di lana che il repubblicano George W. Bush vi ottenne per appena 537 voti, pari a meno dello 0,01 per cento, determinanti per portare l’ex governatore del Texas alla Casa Bianca.

Attualmente i sondaggi assegnano a Hillary Clinton un lieve vantaggio in questo stato, che potrebbe essere rilevante per portarla alla vittoria.

NORTH CAROLINA

Nonostante tra il 1976 e oggi, in questo stato, i democratici abbiano vinto solo nel 2008, in queste elezioni la North Carolina sembra destinata a essere un campo di battaglia in grado di determinare l’esito delle elezioni. Hillary Clinton è considerata in vantaggio in quasi tutti i sondaggi relativi a questo stato, anche se in caso di avanzata di Donald Trump a livello nazionale, potrebbe passare dalla parte dei repubblicani.

IOWA

Questo stato è noto per essere il primo in cui si vota alle primarie di democratici e repubblicani. Oltre a questo, si tratta di uno stato non particolarmente grande situato nella zona del Midwest, in cui spesso i due principali partiti si sono sfidati all’ultimo voto per riuscire a vincervi.

Nelle ultime quattro tornate elettorali presidenziali, i democratici hanno sempre vinto in Iowa con l’eccezione del 2004. Quest’anno però numerosi sondaggi hanno dato Donald Trump avanti in questo stato, dove nel 2014 la senatrice repubblicana Joni Ernst ha vinto con quasi dieci punti di vantaggio sullo sfidante democratico.

ARIZONA

Seppur in questo stato i democratici abbiano vinto una sola volta tra il 1952 e oggi, numerosi sondaggi hanno riferito che i repubblicani potrebbero perdere la loro tradizionale presa su questo stato. La forte componente ispanica della popolazione, sempre più in crescita con il passare degli anni, potrebbe accordare il proprio consenso a Hillary Clinton, tradizionalmente vicina alle istanze di questa parte di popolazione.

Non è un caso che l’unico democratico a vincervi negli ultimi decenni sia stato proprio Bill Clinton.

NEW HAMPSHIRE

Situato al confine con due feudi democratici come il Massachusetts e il Vermont, questo stato è visto da molti analisti come il sobborgo conservatore della liberale Boston. Si tratta di uno stato molto piccolo che esprime solamente quattro grandi elettori, che tuttavia possono rivelarsi determinanti per eleggere un presidente.

Nel 2000 George W. Bush vi sconfisse per una percentuale ridotta lo sfidante Al Gore, ottenendo i grandi elettori necessari per diventare presidente. Da quel momento hanno sempre vinto i democratici, che anche in quest’occasione risultano favoriti nei sondaggi. Tuttavia, il candidato libertario Gary Johnson, che in questo stato è dato più avanti che nel resto del paese, può rivelarsi determinante nell’alterare le gerarchie tra i due principali partiti.

Nonostante non sia mai andato sopra la Clinton nei sondaggi in questo stato, Trump sa di avere tutte le carte in regola per riuscire a raggiungere la vittoria in questo stato. Il New Hampshire è infatti uno dei pochi territori negli Stati Uniti in cui il magnate di New York ha investito in pubblicità più soldi di Hillary Clinton.

PENNSYLVANIA

L’ultima volta che i repubblicani hanno vinto in questo stato risale al 1988. Tuttavia, in diverse occasioni è stato considerato dagli analisti politici uno stato in bilico, pur vedendo i democratici sempre favoriti.

Anche in questa occasione lo stato rispetta questa sua consueta caratteristica: i democratici sono i favoriti, ma i repubblicani hanno i numeri per riuscire a vincerlo, e per questo sia Clinton che Trump danno a questo territorio grande importanza.

Da un lato i democratici hanno deciso di organizzare a Philadelphia, la più popolosa città di questo stato, la loro convention, dall’altro Donald Trump ha deciso di raccontare in questo stato, nella simbolica cornice di Gettysburg – teatro della battaglia decisiva nella guerra civile americana – cosa vorrebbe fare nei primi cento giorni da presidente qualora venisse eletto.

E se da un lato la città di Philadelphia è a tutti gli effetti un feudo elettorale dei democratici, lo stesso non può dirsi per il resto dello stato, in cui un tempo era molto forte la classe operaia nelle fabbriche della zona, oggi arrabbiata contro le regolamentazioni ambientali promosse anche dai democratici. Un discorso molto simile ha contribuito a trasformare uno stato come la West Virginia da feudo democratico a feudo repubblicano, fatto per cui Clinton, pur avanti nei sondaggi, deve lavorare molto per mantenere il vantaggio in questo stato.

NEVADA

Come molti stati con una popolazione di origine ispanica molto presente (in Nevada pari a circa il 20 per cento), il Nevada ha un passato fortemente repubblicano ma, a partire dagli anni Novanta, si è spostato verso i democratici. Barack Obama è riuscito a vincervi con ampio scarto sia nel 2008 che nel 2012, e oggi i sondaggisti lo considerano uno stato in bilico, pur riconoscendo a Hillary Clinton un lieve vantaggio.

COLORADO

Tra il 1968 e il 2004 in Colorado i democratici erano riusciti a vincere solamente nel 1992. Nonostante questo, Barack Obama era riuscito a vincere sia nel 2008 che nel 2012. Per quanto Hillary Clinton sia considerata in vantaggio in questo stato, il fatto che sia un territorio in cui i democratici vincono da relativamente poco tempo lo rende appetibile a Donald Trump, che punta a strapparlo agli avversari per ottenere i grandi elettori determinanti per vincere.

VIRGINIA

Con la sola eccezione del 1964, la Virginia è stata tra il 1952 e il 2004 un vero e proprio feudo repubblicano. Con Barack Obama, però, le cose in questo stato dal punto di vista della geografia elettorale sono profondamente cambiate: il presidente uscente, infatti, è riuscito a vincere qui sia nel 2008 che nel 2012.

Nonostante il passato fortemente repubblicano lo renda uno stato appetibile per Trump, i sondaggi lo danno a Hillary Clinton con un margine che la rende relativamente tranquilla, complice il fatto che il suo candidato vice, Tim Kaine, viene proprio da questo stato.

Nonostante ciò, qualora Trump dovesse avere un consenso popolare più alto del previsto, questo stato potrebbe essere vinto dai repubblicani.

UTAH

Uno stato storicamente repubblicano in cui i democratici non vincono dal 1964 e in cui Mitt Romney nel 2012 ha superato il 70 per cento dei consensi si è trasformato in maniera improvvisa in uno stato potenzialmente in bilico.

Si tratta dell’unico dei 50 stati a essere conteso non tra due, ma tra ben tre candidati. A minacciare il consenso di Donald Trump qui è l’indipendente Evan McMullin, un ex repubblicano che ha deciso di correre da solo. Dal momento che viene dallo Utah e che, come la maggior parte della popolazione di questo stato, è mormone, McMullin è dato nei sondaggi sopra il 20 per cento in questo stato, in molti casi a solo pochi punti di distacco da Trump, dato comunque in testa.

Questa spaccatura dell’elettorato repubblicano in questo stato rimette clamorosamente in gioco Hillary Clinton, che potrebbe cercare di arrivare qui a un’inattesa vittoria.

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