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Home » Esteri

La rivoluzione dell’ombrello

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Migliaia di studenti sono in rivolta a Hong Kong contro la decisione da parte della Cina di non concedere libere elezioni nel 2017

Ottantamila manifestanti circa sono scesi nelle piazze di Hong Kong per manifestare contro la decisione della Cina di non concedere libere elezioni nel 2017.

S&D

Gli scontri con la polizia durano da diversi giorni e sono continuati fino a oggi. Nella giornata di ieri, domenica 28 agosto, la sede del governo è stata occupata.

 Gli studenti che si sono riversati per le strade di Hong Kong avevamo le mani in alto per mostrare la propria innocenza. Il loro messaggio alla polizia era: “Siamo disarmati, non sparate”. Oggi, a causa dell’inasprirsi degli scontri, si sono dovuti riparare con gli ombrelli: si sono visti manganelli, gas lacrimogeni e spray al peperoncino.

Il bilancio finora è di almeno 40 feriti e le proteste non sembrano placarsi, anche se questo pomeriggio le autorità hanno detto di aver ritirato la polizia antisommossa.

 Hong Kong è una delle città col maggior numero di poliziotti per abitante: si ne contano almeno 30mila, un numero non lontano da quello impiegato a New York, ma per una porzione della popolazione decisamente minore.

Gli abitanti di Hong Kong sono arrabbiati con il governo cinese che non ha accettato la riforma elettorale presentata da Occupy Central, il movimento creato da alcuni giovani attivisti, che avrebbe significato lo svolgimento di elezioni democratiche, per la prima volta, nel 2017. Pechino ha replicato che i movimenti di Hong Kong sono “illegali”.

 Gli studenti hanno già occupato il quartiere finanziario della città. Le grandi banche d’affari hanno invitato gli impiegati a stare a casa e molte scuole sono chiuse.

I manifestanti hanno fatto di tutto per attirare l’attenzione dei media sui fatti di questi giorni. Ma la Cina sta censurando il possibile sui social media e ha già bloccato Instagram. Oggi intanto è stato rilasciato il leader degli studenti Hoshua Wong.

 Hong Kong è stata formalmente una colonia britannica fino al 1997, anno in cui è passata sotto l’amministrazione del governo cinese come regione amministrativa speciale.

L’ultima volta che le autorità hanno fatto uso di gas lacrimogeni è stato nel 2005, in occasione di una manifestazione che si tenne all’esterno di un meeting dell’Organizzazione mondiale del commercio.

 Il ministro degli Esteri Wang Yi ha avvertito gli Stati Uniti e la comunità internazionale di star fuori dalle manifestazioni perchè si tratta di problemi interni alla Cina.

La Cina ha dichiarato che il candidato governatore di Hong Kong alle prossime elezioni dovrà raggiungere il 50 per cento dei consensi di un comitato elettorale nominato dal congresso nazionale del popolo cinese.

 I timori degli attivisti di Hong Kong scaturiscono dalla possibilità che il governo cinese possa sbarazzarsi di candidature particolarmente scomode, limitando fortemente la scelta e quindi, di fatto, imponendo un governatore di proprio pugno.

Pechino aveva promesso che sarebbe stato introdotto il suffragio universale a Hong Kong nel 2017. Dopo mesi di manifestazioni e proteste, un sondaggio dell’Università cinese di Hong Kong ha rilevato che più di 1 abitante su 5 oggi come oggi su 5 la città.

 

 

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