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Rio 2016, la maratoneta indiana che ha corso 42 chilometri senza poter bere

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Jaisha ha criticato i tecnici indiani per non aver fornito acqua e bevande energetiche lungo il percorso di gara. L'atleta è arrivata stremata al traguardo

A due giorni dalla cerimonia di chiusura dei Giochi Olimpici, con i fuochi d’artificio che hanno illuminato Rio de Janeiro e le sue favelas, tra balli e canti che hanno coinvolto i presenti allo stadio Maracanà, non si assopiscono le polemiche e le critiche rivolte all’organizzazione della manifestazione.

S&D

Ad avanzare una critica è stata una maratoneta indiana che ha dichiarato di non aver ricevuto rifornimenti di acqua e bevande energetiche da parte dei funzionari indiani nei punti di ristoro obbligatori lungo il percorso di marcia. 

OP Jeisha, 33 anni, ha affermato di aver rischiato addirittura di morire dopo aver gareggiato nella maratona femminile di 42 chilometri. La maratoneta ha compiuto il percorso in 2 ore 47 minuti e 19 secondi senza bere nemmeno un goccio d’acqua, arrivando così al traguardo stremata. 

Gli addetti del team indiano hanno negato ogni accusa e hanno invece replicato affermando che erano stati proprio Jaisha e il suo allenatore ad aver rifiutato di prendere dell’acqua, o delle bevande che fungessero da integratore. 

La Federazione di atletica indiana (AFI) ha fatto sapere che i funzionari del team indiano non erano stati informati dagli atleti o dai loro allenatori sulla necessità di rifornirli di specifiche bevande. “É una responsabilità degli organizzatori ospitanti fornire acqua e bevande energetiche. Lungo il percorso della maratona ci dovrebbe essere un punto ristoro per gli atleti attrezzato di acqua e bevande energetiche”, ha sottolineato un alto funzionario della federazione di atletica indiana, citato dall’agenzia di stampa Press Trust of India

Jaisha ha così denunciato di aver corso sotto il caldo torrido e di non aver bevuto nessuna bottiglietta d’acqua durante la corsa. Una sola volta, dopo aver percorso otto chilometri, è riuscita a bere un goccio d’acqua da alcune bottiglie fornite alle maratonete dagli organizzatori di Rio. Ma non è stato sufficiente. 

Tutte le delegazioni dei paesi partecipanti alle gare e alle maratone hanno un punto ristoro ogni due chilometri, ma per gli indiani non è stato così. La loro postazione era vuota. 

Dopo aver corso per 42 chilometri, disidrata e assettata, Jaisha è stata ricoverata all’ospedale. “Siamo tenuti a prendere le bevande dai nostri funzionari tecnici, è la regola. Non possiamo prendere acqua dal team di altre squadre. Quando ho sentito la necessità di bere ho cercato la postazione del mio paese sul bordo del percorso, ma non c’era niente e nessuno”, ha ribadito la maratoneta indiana. 

“Ho avuto dei problemi dopo aver terminato la gara. Sono svenuta. Mi è stato somministrato del glucosio per riabilitare il mio fisico. Lì per lì ho pensato di morire”. 

Jaisha non ha ottenuto alcuna risposta da parte dei funzionari quando ha chiesto il motivo per cui l’acqua non era stata messa a disposizione nel punto ristoro. 

“Io non so a chi dare la colpa per questo. Forse non ci si rende conto della gravità di quanto successo, correre una maratona intera di 42 chilometri, senza bere un goccio d’acqua”. Intanto, il ministro dello Sport indiano, Vijay Goel ha annunciato che indagherà sull’accaduto per stabilire se siano state commesse delle negligenze. 

Intanto l’India nell’ultima Olimpiade ha collezionato solo due medaglie, contro le sei che aveva vinto a Londra quattro anni fa.

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