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Home » Politica

Rousseau ha deciso: Salvini è il nuovo leader del Movimento Cinque Stelle

Immagine di copertina
Matteo Salvini

Il commento di Fabio Salamida

Sono stati 52.417 gli iscritti alla precaria “Piattaforma Rousseau” che tra qualche crash del server e una riformulazione della domanda hanno votato sulla richiesta di autorizzazione a procedere del Tribunale dei Ministri di Catania nei confronti del vicepremier e Ministro dell’Interno, Matteo Salvini, per il caso Diciotti.

L’esigua folla digitale ha deciso a maggioranza (59,05 per cento) di salvare il Barabba dei selfie con la Nutella, mettendo così fine a uno dei capisaldi del Movimento 5 Stelle: il giustizialismo senza se e senza ma.

Inutile infatti andare a cercare presunte differenze tra questo e altri casi più o meno recenti: il voto sul “sacro blog” sancisce il primato della politica sulla giustizia, un inedito dalle parti di ciò che resta di quello che fino a ieri si auto- definiva il “partito degli onesti”.

Per i grillini Salvini ha tenuto 177 persone bloccate in mezzo al mare agendo “nell’interesse dello Stato”, un po’ come in quella notte del 27 maggio 2010 in cui l’allora premier, Silvio Berlusconi, telefonò sette volte alla procura di Milano per far rilasciare una presunta nipote di Mubarak, per intenderci.

Tuttavia, la decisione della base grillina non stupisce affatto, sia perché i vertici del partito della Casaleggio Associati avevano palesemente chiesto di salvare il vero capo del Governo dal processo (con tanto di allegato alla giunta per le autorizzazioni a procedere del Senato), sia perché è in corso una massiccia migrazione degli elettori del Movimento 5 Stelle verso il nuovo “uomo forte” del momento.

Un’invasione di voti assai gradita (questa sì…) al ministro in divisa. La creatura di Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio, la grande novità della scena politica italiana, sta letteralmente soccombendo al più antico e identitario partito attualmente in Parlamento e questo dovrebbe far riflettere chi ancora parla di politica “liquida” e di listoni con dentro un po’ di tutto.

Il Movimento 5 Stelle soccombe nella “testa” e soccombe nel “corpo” a quello che ormai sembra essere diventato il suo nuovo leader. Partiamo dalla testa, oggi rappresentata dal suo “capo politico”, Luigi Di Maio.

Il confronto tra lui e l’altro vicepremier è impietoso. Il leghista surclassa il grillino praticamente in tutto e il motivo è molto semplice: Salvini, che non è certo Winston Churchill, ha alle spalle una scuola politica, un percorso di militanza e un’esperienza che Di Maio non ha.

Il giovane capo del Movimento 5 Stelle, passato in pochi anni dalle gradinate dello Stadio San Paolo alla Vicepresidenza del Consiglio con annessa guida di due ministeri chiave, è schiacciato dal carisma dell’alleato e appare sempre più come una marionetta nelle sue mani.

Talvolta sembra addirittura subirne il fascino, quel fascino che inebria chi non sa tenere a bada il potere e incontra qualcuno che è in grado di farlo, pur ricorrendo a qualche trucco. Per portare a casa il salvataggio del collega, il leader pentastellato non ha esitato a spaccare il Movimento, senza badare alle conseguenze.

C’è poi il corpo, un corpo ormai sempre più gracile e fuori controllo. A meno di un anno dal trionfo del 4 marzo, la flessione di consensi del Movimento 5 Stelle appare ormai evidente, come ha dimostrato il recente voto in Abruzzo.

A beneficiare delle difficoltà dei grillini è soprattutto l’alleato di Governo, che attira a sé, riportandoli a casa, molti elettori di destra. Gli ex elettori di sinistra, che avevano votato il Movimento per “dare un segnale”, sono invece in sofferenza e in molti di loro si rifugiano nell’astensione.

Se le due emorragie dovessero continuare, alle prossime europee il sorpasso della Lega potrebbe assumere proporzioni clamorose.

Sono stati 52.417 gli iscritti alla precaria “piattaforma Rouseeau” che hanno votato sulla richiesta di autorizzazione a procedere del Tribunale dei Ministri di Catania nei confronti del vicepremier e Ministro dell’Interno, Matteo Salvini, per il caso Diciotti.

In 30.948 hanno deciso di sostenerlo, salvandolo dal processo e dalle accuse di sequestro di persona e abuso d’ufficio. Molti di loro, insieme a tanti altri che non hanno partecipato al gioco virtuale, presto potrebbero sostenere il loro nuovo leader in una cabina di legno, impugnando una matita.

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