Saro Spadaro: “Nel turismo serve visione, ma anche il coraggio di restare quando tutto crolla”
Da oltre vent’anni protagonista del settore dell’hospitality e del real estate caraibico, l’imprenditore italiano Saro Spadaro ha sviluppato la sua professionalità in uno degli ecosistemi più esigenti e dinamici dell’industria alberghiera internazionale. In questa intervista, racconta cosa significa oggi dirigere una realtà articolata in un contesto globale con visione strategica, capacità di esecuzione e uno stile di leadership centrato sul fattore umano.
Il mio è un percorso costruito sul campo. Dopo la laurea alla Bocconi, ho iniziato la mia esperienza imprenditoriale a Sint Maarten, dove oggi guido The Maho Group. In questi vent’anni l’isola è diventata un ecosistema integrato che combina hospitality, sviluppo immobiliare e servizi. Ho sempre creduto nella necessità di avere una visione ampia, ma anche nella capacità di tradurla in esecuzione quotidiana. È lì che si costruisce il valore.
Partecipo attivamente a ogni fase dei progetti: dall’ideazione iniziale al coordinamento operativo. Non mi limito a dare indicazioni dall’alto. Credo nel controllo strategico, ma anche nella velocità d’azione. Questo approccio ci ha permesso di consolidare un portafoglio di alto valore con resort come il SonestaMaho Beach Resort, l’Ocean Point e progetti immobiliari iconici come AquaMarina, BlueMarine ed Emerald atMaho. L’obiettivo non è mai solo realizzare, ma farlo bene e nel lungo periodo.
È stato uno dei momenti più complessi della mia carriera. Irma è stato un evento estremo, che ha devastato infrastrutture e attività economiche. In quel contesto ho scelto di restare sul campo, assumendomi la responsabilità della risposta. Abbiamo garantito evacuazioni in autonomia, supporto alla popolazione e avviato una ricostruzione a tempi record. In certe situazioni, non puoi aspettare. Devi agire, con lucidità e determinazione.
Non si gestisce: si valorizza. La diversità culturale, linguistica e professionale è una risorsa, non una complessità da “risolvere”. Abbiamo cinque lingue operative e un capitale umano straordinario. Per me l’interazione umana è il cuore di tutto: è ciò che definisce la qualità di un’esperienza, crea fiducia e genera reputazione. Nessun arredo di lusso potrà mai sostituire l’impatto di una relazione autentica.
Un ruolo centrale, ma non autoritario. Credo nella leadership fondata su ascolto, inclusività e rispetto reciproco. Formazione continua e fiducia sono fondamentali. Nessuno ha il monopolio delle buone idee: il mio compito è creare uno spazio in cui le persone possano esprimersi e contribuire.
Per molto tempo ho pensato che non ci fossero le condizioni per fare impresa in Italia. Oggi, invece, vedo spazi interessanti, territori straordinari ancora poco esplorati e opportunità di valorizzazione reale. È un cambio di sguardo che nasce da un’attenta osservazione e dalla volontà di contribuire in modo concreto, portando esperienze maturate in contesti internazionali.
La coerenza. Credo che visione, parole e azioni debbano sempre viaggiare insieme. La mia reputazione si basa su questo. Ma soprattutto, sull’approccio human: l’impresa, per me, è responsabilità e qualità delle relazioni. Guardo sempre avanti, ma lo faccio camminando insieme al mio team.