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Così Gianluca Vialli parlava della sua malattia: “Ho paura di morire, voglio portare all’altare le mie figlie”

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Gianluca Vialli e la malattia, le frasi dell’ex calciatore sul tumore

Gianluca Vialli non ce l’ha fatta: è morto dopo aver combattuto per cinque anni con un tumore al pancreas, una malattia di cui aveva parlato più volte pubblicamente con coraggio e determinazione, ma anche con grande umanità.

S&D

È il 2017 quando all’ex calciatore di Sampdoria e Juventus viene diagnosticato un tumore al pancreas. Dopo otto mesi di chemioterapia e sei settimane di radioterapia, Gianluca Vialli racconta per la prima volta pubblicamente la sua malattia in un’intervista al Corriere della Sera.

“Ne avrei fatto volentieri a meno. Ma non è stato possibile. E allora l’ho considerata semplicemente una fase della mia vita che andava vissuta con coraggio e dalla quale imparare qualcosa” dichiarò l’ex giocatore.

“Sapevo che era duro e difficile doverlo dire agli altri, alla mia famiglia. Non vorresti mai far soffrire le persone che ti vogliono bene: i miei genitori, i miei fratelli e mia sorella, mia moglie Cathryn, le nostre bambine Olivia e Sofia”.

“Ti prende come un senso di vergogna, come se quel che ti è successo fosse colpa tua. Giravo con un maglione sotto la camicia, perché gli altri non si accorgessero di nulla, per essere ancora il Vialli che conoscevano”.

“È passato un anno – raccontava Vialli nel 2018 – e sono tornato ad avere un fisico bestiale. Ma non ho ancora la certezza di come finirà la partita. Spero che la mia storia possa servire a ispirare le persone che si trovano all’incrocio determinante della vita”.

“La vita è fatta per il 10 per cento di quel che ci succede, e per il 90 per cento di come lo affrontiamo. Spero che la mia storia possa aiutare altri ad affrontare nel modo giusto quel che accade”.

Lo stesso anno Gianluca Vialli partecipa al programma Che Tempo che Fa, rivelando ulteriori dettagli sulla sua malattia: “Faccio fatica a dirlo ma l’esperienza del tumore, anche se sembra strano, mi ha aiutato a diventare una persona migliore. Tutti credono che io abbia affrontato la malattia con coraggio, ma la verità è che molto spesso me la sono fatta addosso”.

“Tutto è successo in maniera improvvisa. Ho affrontato questa malattia con lo stesso spirito che avevo da calciatore, questo mi ha aiutato molto” affermò ancora l’ex calciatore.

“Ricevere una notizia del genere aiuta a dare più valore alla famiglia e alle cose, e in un certo senso a prendersi più cura di se stessi. Da subito mi sono posto degli obiettivi a lunga scadenza: non morire prima dei miei genitori e portare le mie figlie all’altare quando si sposeranno”.

“Poi mi sono dato invece degli obiettivi a breve scadenza: l’operazione, la degenza, la chemio, la radio e infine andare di nuovo in vacanza in Sardegna con un fisico da far vedere” dichiarò ancora Gianluca Vialli.

Passano gli anni, ma il tumore non lo lascia in pace. Nel 2021, infatti, l’ex capo delegazione della nazionale italiana rivela: “Sto abbastanza bene. Non ho ancora completato il viaggio e l’ospite indesiderato è sempre con come”.

“A volte è più presente, altre meno – dichiarò Vialli in merito al tumore. Diciamo che adesso sono in manutenzione, si va avanti e spero possiate sopportarmi per molti anni”.

Nuove rivelazioni arrivano nel 2022, pochi mesi dopo la vittoria dell’Europeo insieme al suo amico fraterno Roberto Mancini. In un’intervista a Una semplice domanda, il docu-show di Alessandro Cattelan in onda su Netflix, Vialli rivela: “Io ho paura di morire, eh. Non so quando si spegnerà la luce che cosa ci sarà dall’altra parte. Ma in un certo senso sono anche eccitato dal poterlo scoprire”.

“Mi rendo anche conto che il concetto della morte serve per capire e apprezzare la vita. L’ansia di non poter portare a termine tutte le cose che voglio fare, il fatto di essere super eccitato da tutti i progetti che ho, è una cosa per cui mi sento molto fortunato” aggiunse Gianluca Vialli.

“La malattia non è esclusivamente sofferenza: ci sono momenti bellissimi. La vita – e non l’ho detto io ma lo condivido in pieno – è fatta per il 20 per cento da quello che ti succede ma per l’80 per cento dal modo in cui tu reagisci a quello che accade. E la malattia ti può insegnare molto di come sei fatto, essere anche un’opportunità. Non dico al punto di essere grato nei confronti del tumore”.

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